Questa è una splendida canzone di pace scritta da un noto paroliere israeliano, Yankale (Yaakov) Rotblit sulla musica composta da Yair Rosenblum (si veda sotto). Composta nel 1969, interpretata originariamente da Miri Aloni e divenuta in breve tempo il vero e proprio inno dei Pacifisti israeliani (*), ha purtroppo avuto la sorte di passare alla storia per un motivo che la pace israelo-palestinese, faticosamente quasi raggiunta nel 1995 con gli accordi di Oslo firmati dal primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, da Yassir Arafat e dall'allora presidente americano Bill Clinton, ha praticamente seppellito per almeno un decennio.
E' la sera del 4 novembre 1995. Sulla Piazza dei Re di Israele di Tel Aviv si sta tenendo una grande manifestazione pacifista.
Sono da poco passate le nove. Il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin ha appena lasciato la Tribuna della manifestazione, il più grande raduno pacifista dai tempi della guerra del Libano (1982) e si accinge a salire sulla sua auto posteggiata nel sottopassaggio che collega la piazza dei Re d'Israele al Municipio di Tel Aviv. Il sottopassaggio è pieno di gente. Come sempre, il primo ministro è circondato dalle guardie del corpo. "Rabin scendeva verso la macchina - racconta Noam Kedem, una persona che si trovava sulla scena dell'attentato - all'improvviso ho sentito quattro, cinque colpi di pistola e l'ho visto accasciarsi". Alcuni uomini della scorta, uno dei quali viene ferito, rispondono al fuoco. Altri afferrano Rabin da terra e lo spingono dentro la macchina che parte a razzo verso l'Ospedale Ichilov. L'attentatore viene subito sopraffatto. Ma ormai era troppo tardi. Ad ucciderlo è stato non un attentatore arabo, ma un giovane studente in Legge, Yigal Amir, 23 anni, di Ertsilya, un grosso centro industrale a pochi chilometri da Tel Aviv, il quale dichiara di aver agito da solo: "Me lo ha ordinato Dio e non ho rimpianti", confessa alla polizia. L'attentato, tuttavia, viene rivendicato dall'"Organizzazione ebraica Vendetta", una delle tante sigle fiorite nel campo dell'estremismo nazionalista e radicale che ha tentato di contrastare il processo di pace con l'odio, la paura e il fanatismo.
Amir, l'assassino, era attivo nel movimento dei coloni, "Zo Artseynu" (Questa è la nostra terra) che da mesi con il sostegno del partito conservatore, Likud, conduce una campagna violenta ed esasperata contro il governo. Il giovane killer, faccia bruna, spigolosa, occhi febbrili, era già stato arrestato due volte, sempre per lo stesso motivo: se ne andava in giro dicendo che avrebbe ucciso Rabin.
Per pochi attimi un silenzio spesso, profondo, sgomento scende sulla piazza dei Re d'Israele. Chi fugge in preda al panico, chi comincia a gridare, chi si mette a piangere non nascondendo un sentimento di vergogna per quel che è accaduto. Un israeliano, un ebreo, un uomo della stessa razza e religione, e non un arabo, un "nemico", aveva osato fare qualcosa di impensabile, uccidere Rabin.
L'assassino non poteva scegliere un luogo più denso di significati per compiere il suo delitto. Quella piazza è il teatro storico del pacifismo, lo specchio della democrazia israeliana. Lì la sera prima a decine di migliaia erano accorsi di nuovo per sentire le parole di Rabin e Peres, ma soprattutto per interrompere il ciclo martellante delle manifestazioni organizzate dalla destra contro gli accordi di Oslo, contro l'autonomia alla Cisgiordania, contro i negoziati passati, presenti e futuri. Quelle manifestazioni rancorose, demagogiche, offensive, in cui Rabin era stato raffigurato con una divisa da SS, insulto che più grave non gli si poteva rivolgere.
"Pace", "Shalom" aveva gridato l'ex sindaco di Tel Aviv, Shlomo Lahat, organizzatore dell'incontro, prima di dare la parola a Shimon Peres. "Pace", aveva ripetuto il ministro degli Esteri concludendo il suo discorso.
E' stato in quel momento che Rabin si è avvicinato alla tribuna per prendere la parola. "Ra-bin, Ra-bin, Ra-bin", scandiva la folla. Le ultime parole del premier sono state due precisi messaggi politici. Il primo è stato rivolto a quella parte della comunità ebraica americana che durante l'ultimo suo viaggio negli Stati Uniti lo aveva fatto soffrire, accusandolo di mettere in pericolo il destino d'Israele. Il secondo messaggio è stato agli scettici che negli ultimi giorni hanno messo in dubbio i propositi di Rabin e Peres di raggiungere un accordo anche con Damasco.
Poco prima di scendere dalla tribuna dove aveva parlato, Rabin viene invitato a cantare, assieme a tutti quanti, una canzone molto famosa. Si tratta di 'Shir Lashalom', ovvero 'Canzone per la pace', il cui testo è stato scritto da un noto paroliere israeliano, Yankale Rotblit. A Rabin, che non ne conosce le parole, viene messo in mano un foglio contenente il testo e che gli permetta di cantarla. Finito di cantare la canzone, insieme a tutta la folla, Rabin si infila il foglio nella tasca interna della giacca.
È lo stesso foglio che gli viene ritrovato addosso, forato dal proiettile che lo ha ucciso e bagnato del suo sangue.
Dalla seguente pagina (che è quella da cui ho ripreso il testo e la traduzione inglese) ho ripreso una foto in cui Shimon Peres, sul palco della manifestazione, tiene in mano, sorridente, il foglio con il testo della canzone. Al centro vi sono Yitzhak Rabin, seminascosto dal microfono, che canta assieme a Miri Aloni, l'originaria interprete della canzone. Sul palco c'è anche l'allora sindaco di Tel Aviv, Shlomo Lahat, co-organizzatore della manifestazione. Tutti quanti stanno evidentemente ancora cantando la canzone; pochi minuti dopo, Yitzhak Rabin verrà ucciso.
http://www.prato.linux.it/~lmasetti/canzonicontrolaguerra/canzone.php?lang=it&id=2771