Battaglia per la bellezza

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imperatoreluca
00giovedì 5 maggio 2005 00:13
da area-online.it

Battaglia per la bellezza

Sembrerebbe che l’Italia sia attraversata da un grande fermento artistico. Da Nord a Sud, grazie soprattutto all’impegno e alla fantasia dei consulenti delle giunte locali uliviste è tutto un pullulare di eventi, mostre, esposizioni pittoriche e scultoree.

A Firenze, dal 30 novembre dello scorso anno, fino al prossimo 3 settembre, presso il polo museale fiorentino viene celebrata l’attualità del David di Michelangelo: l’idea è di Bruno Corà e di Franca Faletti, che hanno invitato un quintetto di spregiudicati artisti contemporanei (Georg Baselitz, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Robert Morris e Thomas Struth) a collocare una loro opera accanto alla tribuna che ospita la statua.

A Napoli, il 26 marzo è stato inaugurato il Palazzo delle Arti, in cui sono ospitate alcune decine di opere di artisti viventi, mentre da poco, il 31 gennaio, si era conclusa la mostra personale di Damien Hirst, tenutasi presso il Museo Archeologico nazionale, grazie all’attivismo inesauribile del guru campano Achille Bonito Oliva.

E questi sono solo alcuni esempi.

Reazioni

Gli artisti contemporanei, osannati dalla critica, strapagati da governatori e sindaci, pompati dai media, non sembrano però ottenere il favore del pubblico. Il “rozzo senso estetico delle masse ignoranti” non riesce ad apprezzare le teste mozzate, i crocifissi scheletrici, gli oggetti d’uso quotidiano trasformati in opere d’arte in virtù della loro inerziale collocazione museale, i disegni ininteliggibili… E così, sempre per rimanere nel solco degli esempi precedenti, il guestbook di Forme per il David finisce per essere subissato dagli insulti (subito bannati) dei fiorentini indignati dallo sconcio spettacolo che minacciano di rivolgersi all’Unesco per “impedire oltraggi del genere al patrimonio dell’umanità”.

A Napoli, invece, la mostra di Hirst, nonostante l’ambaradan pubblicitario, si è rivelata un flop ed il 29 marzo un gruppo di artisti, intellettuali e giovani (di destra) hanno simbolicamente assaltato il monumento dell’Italia capovolta un’assurda e costosissima megastruttura in ferro, reggente un pannello a forma di penisola ma a testa in giù, che campeggia ormai da mesi a Piazza Plebiscito celebrando il trionfo della dittatura culturale di Bassolino e Bonito Oliva e della bruttezza dell’arte contemporanea.

Uscire dal nichilismo estetico

Secondo Ernst Jünger, in un testo, Prognosi, scritto nel 1993 per la Biennale di Venezia, il nostro è un tempo in cui “per quelli che lavorano nel campo della creatività come poeti, scrittori, artisti, musicisti sarebbe meglio dormire”. In effetti il problema, tutt’altro che marginale e di facile soluzione, sta tutto qui.

La morte dell’arte profetizzata da Hegel, che già agli albori del XIX secolo vedeva avanzare la razionalità concettuale in tutta la sua potenza distruttrice della forma e del gusto, si è compiuta. E non da oggi. La destrutturazione della forma, il gusto dell’orrido e dell’aberrante, la provocazione fine a se stessa - e, poiché da tutti praticata, priva di carica trasgressiva e tremendamente conformista - oltre ad essere discutibile sotto il profilo estetico, in quanto può appagare lo snobismo vuoto degli intellettuali e di coloro che li stanno a sentire, ma non la ricerca di armonia e di senso di una persona normale, è anche datata.

I vari Hirst, Morris, Cattelan non fanno che riprodurre, con la stanchezza espressiva che è propria degli epigoni, ciò che agli albori del Novecento, allora sì con autentica esplosività rivoluzionaria, le avanguardie europee proponevano. Ma poteva mai sospettare Marcel Duchamp - che per primo espose ruote di biciclette, scolabottiglie e orinatoi per denunciare il fatto che il solo essere collocate in gallerie o musei poteva rendere opere modeste dei presunti capolavori d’arte - che queste sue geniali ed estemporanee trovate sarebbero un giorno divenute un paradigma, un canone, pedissequamente ripetuto all’infinito?

Se Munch, Majakovskij e compagni davano forma ad una civiltà europea malata, senza più certezze spirituali, ma ancora in cerca di una verità quantomeno ideale, i loro epigoni di inizio XXI secolo sguazzano semplicemente nel nulla, avallati dalla debolezza di un pensiero che sostiene che per essere democratici e liberali non bisogna cercare valori forti, che è giusto tollerare amabilmente qualunque opinione, ma che abbandona in questo modo ogni individuo alla sua solitudine, ben rappresentata dall’incapacità dell’arte contemporanea di mettere in contatto reale l’autore e il fruitore di opere che, quando non sono banalmente concettuali, sono totalmente solipsistiche.

Che fare?

La battaglia per l’arte e per la bellezza, oltre ad essere culturalmente importante, è anche una battaglia eminentemente politica. Una comunità, infatti, si fonda spiritualmente e possiede una propria autocoscienza solo se esiste un quadro di valori politici, etici, religiosi ed estetici in cui coloro che ne fanno parte si riconoscono. I quattro elementi che compongono questo quadro sono indissolubilmente legati tra di loro. L’Italia prima di essere una Nazione era un’immagine letteraria: a fondarla, prima delle guerre di liberazione, sono state la lingua dei suoi letterati, le poesie romantiche, le rappresentazioni pittoriche della patria.

Superare l’arte morta del nichilismo diventa oggi più che mai strategico, se si vuole ricostruire un tessuto spirituale e identitario per l’Italia e per l’Europa, se si vuole ridare un orizzonte di senso ai nostri giovani.

Secondo Jünger - citato il 22 gennaio scorso da Ludovico Tadei sul Domenicale, un settimanale che da tempo sta affrontando queste tematiche - “bisogna tornare agli dèi. Ciò vuol dire che l’arte deve essere teologica, avere qualcosa, una relazione con la divinità, diversamente non c’è nulla”. Insomma l’Arte ritornerà ad essere tale quando saprà associare nuovamente alla forma armoniosa un contenuto “alto” e intelligibile su vari livelli, dal più sofisticato al più elementare - come sempre è avvenuto nell’arte tradizionale.

Ma prima dell’artista, si sa, c’è il mecenate. Se immagini senza forma, cadaveri e insetti schifosi riempiono i nostri musei, ciò avviene perché c’è chi li paga, chi li valorizza, non in virtù dell’ispirazione libera degli autori.

è ora che la destra elabori una propria strategia d’intervento culturale. Ciò è indispensabile per due ragioni: sia se essa vuole realmente incidere nel tessuto sociale e culturale della nostra nazione, senza limitarsi alla mera gestione amministrativa del potere, sia se si intende finalmente contrastare alla sinistra un’egemonia culturale che, quantunque non risulti sempre determinante elettoralmente, rende tuttavia difficile governare.

Pertanto, laddove il centrodestra governa gli enti locali o, attraverso i ministeri, le istituzioni culturali, sarebbe opportuno organizzare delle équipe di veri professionisti della cultura che elaborino progetti metapolitici di lungo periodo, pilotando attraverso premi, mostre tematiche, concorsi, la produzione artistica e la rinascita estetica.

dominus9
00giovedì 5 maggio 2005 00:57
[SM=x751611] [SM=x751611] Giusto! Questi sono i veri problemi che il centrodestra deve affrontare!!
Sgarbi presidente della repubblica!!!:Sm27: mad3 sm7
imperatoreluca
00giovedì 5 maggio 2005 15:48
Re:

Scritto da: dominus9 05/05/2005 0.57
[SM=x751611] [SM=x751611] Giusto! Questi sono i veri problemi che il centrodestra deve affrontare!!
Sgarbi presidente della repubblica!!!:Sm27: mad3 sm7



forse non sei in grado di rispondere nel merito all'articolo lo capisco

dominus9
00giovedì 5 maggio 2005 19:31
Re: Re:

Scritto da: imperatoreluca 05/05/2005 15.48


forse non sei in grado di rispondere nel merito all'articolo lo capisco




Ma ti pare questo un problema politico??????
Soga
00giovedì 5 maggio 2005 19:55
E' più un problema culturale, ma assai grave lo stesso.

Io non sopporto l'arte moderna. Ammiro quelli che la capiscono, perché a me fa veramente ribrezzo. Se è vero che l'arte di ogni periodo storico è lo specchio dell'uomo in quel periodo, allora è proprio vero che il nostro mondo moderno è una merda!
imperatoreluca
00giovedì 5 maggio 2005 21:46
Re:

Scritto da: Soga 05/05/2005 19.55
E' più un problema culturale, ma assai grave lo stesso.

Io non sopporto l'arte moderna. Ammiro quelli che la capiscono, perché a me fa veramente ribrezzo. Se è vero che l'arte di ogni periodo storico è lo specchio dell'uomo in quel periodo, allora è proprio vero che il nostro mondo moderno è una merda!



ma infatti soga il problema è culturale ma ha radici politiche

Soga
00giovedì 5 maggio 2005 22:47
Certo ma le radici politiche di questo sono da ricercare negli ultimi 100-200 anni, è un periodo molto lungo che ha portato al cambiamento di tutta una mentalità, una cultura...
dominus9
00giovedì 5 maggio 2005 23:14
A me, devo dire, l'arte moderna (anche se contemporanea sarebbe più esatto) piace, è lo specchio dell'uomo, è vero, ma non in negativo. Tutti i tipi d'arte (poesia, letteratura ecc.) contemporanee sono molto ermetiche e molto interpretabili, questo lo prendo come un' evoluzione, non come cazzate, come vengono bollate dai più. Insomma comparare l'arte contemporanea con un quadro rinascimentale è come comparare Dante a Joyce, sono due cose diverse, non comparabili. Ognuno ha la sua epoca, è naturale, non possiamo comunque rimanere legati a modelli troppo antichi. Imperatore ma che sei conservatore anche nell'arte??
In ogni caso non credo che questo sia un problema politico e credo che questa discussione debba stare nell'area murales.
imperatoreluca
00giovedì 5 maggio 2005 23:31
Re:

Scritto da: dominus9 05/05/2005 23.14
A me, devo dire, l'arte moderna (anche se contemporanea sarebbe più esatto) piace, è lo specchio dell'uomo, è vero, ma non in negativo. Tutti i tipi d'arte (poesia, letteratura ecc.) contemporanee sono molto ermetiche e molto interpretabili, questo lo prendo come un' evoluzione, non come cazzate, come vengono bollate dai più. Insomma comparare l'arte contemporanea con un quadro rinascimentale è come comparare Dante a Joyce, sono due cose diverse, non comparabili. Ognuno ha la sua epoca, è naturale, non possiamo comunque rimanere legati a modelli troppo antichi. Imperatore ma che sei conservatore anche nell'arte??
In ogni caso non credo che questo sia un problema politico e credo che questa discussione debba stare nell'area murales.



non si tratta d'essere conservatori, si tratta di ricercare la bellezza e di ridare all'arte quel ruolo di guida e di modello per il resto della popolo, cmq il problema è politico e nell'articolo si fanno chiari riferimenti alle amministrazioni che hanno prodotto scempi artistici sperperando il denaro dei contribuenti

dominus9
00giovedì 5 maggio 2005 23:32
Re: Re:

Scritto da: imperatoreluca 05/05/2005 23.31


non si tratta d'essere conservatori, si tratta di ricercare la bellezza e di ridare all'arte quel ruolo di guida e di modello per il resto della popolo, cmq il problema è politico e nell'articolo si fanno chiari riferimenti alle amministrazioni che hanno prodotto scempi artistici sperperando il denaro dei contribuenti




Ma saranno scempi per te! Scusa ma i gusti sono personali no???
imperatoreluca
00giovedì 5 maggio 2005 23:34
Re: Re: Re:

Scritto da: dominus9 05/05/2005 23.32


Ma saranno scempi per te! Scusa ma i gusti sono personali no???



non solo per me, guarda il caso di Firenze riportato nell'articolo

dominus9
00giovedì 5 maggio 2005 23:49
Re: Re: Re: Re:

Scritto da: imperatoreluca 05/05/2005 23.34


non solo per me, guarda il caso di Firenze riportato nell'articolo




Appunto qual'è il problema??
imperatoreluca
00giovedì 5 maggio 2005 23:51
Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: dominus9 05/05/2005 23.49


Appunto qual'è il problema??



il problema è che questa "arte" non piace

dominus9
00giovedì 5 maggio 2005 23:54
Re: Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: imperatoreluca 05/05/2005 23.51


il problema è che questa "arte" non piace




Tutte le arti all'inizio non piacevano, è storia, ma se non si promuovano allora meglio rimanere ai graffiti dell'età della pietra!
imperatoreluca
00venerdì 6 maggio 2005 00:08
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: dominus9 05/05/2005 23.54


Tutte le arti all'inizio non piacevano, è storia, ma se non si promuovano allora meglio rimanere ai graffiti dell'età della pietra!



a ma pare che il Rinascimento e il Neoclassicismo per dirne due si siano sviluppati senza tumulti popolari anzi avendo il pieno consenso delle masse



dominus9
00venerdì 6 maggio 2005 00:52
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: imperatoreluca 06/05/2005 0.08


a ma pare che il Rinascimento e il Neoclassicismo per dirne due si siano sviluppati senza tumulti popolari anzi avendo il pieno consenso delle masse






Dipende, non da subito, i tradizionalisti ci sono sempre stati. Poi non parliamo dell'arte dell'ottocento, di come furono avversati gli impressionisti prima e gli espressionisti poi, il povero Van Gogh morto povero in canna ecc
imperatoreluca
00venerdì 6 maggio 2005 11:11
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: dominus9 06/05/2005 0.52


Dipende, non da subito, i tradizionalisti ci sono sempre stati. Poi non parliamo dell'arte dell'ottocento, di come furono avversati gli impressionisti prima e gli espressionisti poi, il povero Van Gogh morto povero in canna ecc



appunto lui morì povero, questi si fanno i miliardi

"Paunovic"
00venerdì 6 maggio 2005 12:29
Non è propriamente il mio campo, ma da quel che ne so è difficile che un determinato "tipo" di arte sia apprezzato dai contemporanei, a meno che non resti in voga per un lungo tempo.
Soga
00venerdì 6 maggio 2005 20:37
Premetto che sono totalmente ignorante in fatto di arte... Tuttavia, voglio azzardarmi a fare un paragone.

Questo, lo conoscerete tutti, e l'Arco di Settimio Severo, a Roma:



L'arco di Settimio Severo è il monumento meglio conservato del Foro Romano. Venne eretto dal Senato di Roma nel 203 d.C. per celebrare il trionfo dell'imperatore Settimio Severo (i primi dieci anni del suo impero). I rilievi sull'arco mostrano le vittoriose battaglie vinte dall'imperatore contro i Parti. Settimio Severo fu un valoroso imperatore d'origine africana di umile estrazione, da semplice soldato riuscì a costruire una carriera tale da portarlo al massimo potere imperiale. La scritta centrale dedica l'arco a Settimio Severo ed ai suoi figli Caracalla e Geta. Dopo la morte di Settimio Severo, i suoi figli divennero co-imperatori e come spesso accade nella storia di Roma uno dei due fratelli uccise l'altro. Il figlio maggiore Caracalla fece assassinare il fratello Geto e fece rimuovere il suo nome anche dall'arco di Trionfo secondo il principio della "damnatio memoriae". Per quanto imponente, l'Arco di Settimio Severo mostra tramite i suoi rilievi evidenti segni di decadenza dell'impero romano e delle sue arti.

Questo, invece, è l'Arco de la Défense, a Parigi:



La costruzione dell'edificio ha richiesto 4 anni. Un perfetto cubo di 108 metri di larghezza, 110 metri di altezza e 112 metri di profondità. La Grande Arche de La Défense, 300.000 tonnellate, posa su 12 piloni. Il suo tetto pesa 30.000 tonnellate e copre una superficie più grande di un ettaro. La sua cavità interna potrebbe contenere in larghezza gli Champ-Elysée, ed in altezza la chiesa di Notre-Dame de Paris. La facciata esterna de La Grand Arche è stata costruita con il più nobile dei materiali, il marmo di Carrara. La superficie è di straordinaria purezza, coperta con 2 ettari di lastre di marmo e 2.5 ettari di vetro. L'Arco contiene 95.000 metri quadrati di spazio per uffici. Ogni giorno 4000 persone si recano al lavoro nei 35 piani de La Grand Arche.
Il progetto cominciò a prendere forma nel 1983. Come risultato di una competizione internazionale di architettura, la Francia scelse il progetto proposto dall'architetto danese Johan Otto Von Spreckelen. Tra i 420 progetti presentati da ogni parte del mondo, la Francia decise di costruire un gigantesco cubo cavo. Il presidente François Mitterand trovò che la proposta era "notevole per la sua purezza, per la forza con la quale creava un nuovo punto di riferimento sull' Asse Storico di Parigi, e perché era aperto". Johan Otto Von Spreckelen unì le sue forze con Paul Andreu, l'architetto dell'aeroporto di Parigi. La Grand Arche fu inaugurato nel 1989, durante il summit del Gruppo dei 7, per commemorare il bicentenario della rivoluzione Francese e della dichiarazione dei Diritti dell'Uomo.


Ora, forse è perché per natura tendo a guardare il passato con luce migliore rispetto al presente, o forse è a causa della mia ignoranza in fatto d'arte, ma L'Arco de La Defense a me sembra un immonda cagata. Ripeto, se l'arte è lo specchio del mondo, viviamo in un mondo ben schifoso.
dominus9
00venerdì 6 maggio 2005 23:37
A me, invece, l'arc de la defense piace, come la maggior parte delle opere di architettura moderna, in ogni caso le opere quali quest'arco, le centre pompidou e la piramide du luvre sono ammirate da tutto il mondo.
Quoto totalmente Paunovic.
GORDIO~
00sabato 7 maggio 2005 00:12
Beh l'arko alla Defense è molto diverso dagli arki antiki, gia quando lo vedi dall'arco di trionfo ti si staglia sta cosa moderna difronte (relativamente), però la pendenza della strada fà uno strano effetto non del tutto malefiko... e c'è da considerare ke la defense è una zona moderna di Parigi... con palazzi di vetro (di inotte illuminatissimi)... insomma un contrasto ke all'inizio sconvolge (soprattutto se si visita prima la zona centrale) ma dopo diventa piacevole.:Sm7:
Granduca di Milano
00sabato 7 maggio 2005 09:37
L'arte e la cultura sono un fatto personale e non di massa, infatti vale il detto " Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace ".
Per quanto riguarda le iniziative per avvicinare più persone ad ogni forma di arte sono d'accordo che bisogna darsi da fare molto di più, anche perchè è la maggiore ricchezza dello stato italiano, e ci sarebbe anche un notevole ritorno economico con il turismo.

PADANIA INDIPENDENTE:Sm1:
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