Solo gli stolti non cambiano idea ma chi persevera la vince...o almeno cosi dicono.
Mi chiamo Kaine.
Lo dico subito: non so se sarò in grado di tenere aggiornato questo diario. La mia vita è decisamente complicata.
Mentre sto seduto qui di guardia, mi tremano le mani. Non riesco a togliermi dalla testa quelle immagini orribili. Mi restano solo poche ore prima che gli altri si sveglino. Forse, se metto tutto per iscritto, riuscirò a lasciarmelo alle spalle.
Sono cresciuto in una casa al limitare del bosco con mia sorella gemella LIlith, una piccola diavoletta che non riusciva a stare mai ferma, e nostra madre Nanahel, un'elfa della notte ripudiata dal suo stesso popolo per essersi innamorata di un umano. La vita scorreva tranquilla mentre nostra madre provvedeva al nostro sostentamento con la caccia e la vendita delle pelli presso il paesino vicino, io e Lilith passavamo le giornate a giocare nel bosco dove mi divertivo a spaventarla ed a ripensarci adesso ero davvero crudele. Non eravamo visti di buon occhio dalla popolazione: la capacità di mia madre nel cacciare era invidiata dagli uomini, lei riusciva a fare in un paio di giorni quello che i migliori cacciatori del paese compivano in una settimana. La sua bellezza invidiata dalle donne che la definivano sposa del demonio aveva portato più volte i ragazzini ad arrivare fino a casa nostra iniziando a lanciare pietre ed apostrofando mia madre “Strega!”, ma lei non dava loro alcun peso. Le serate passavano dinanzi al focolare con nostra madre che ci raccontava le leggende del popolo elfico, ma il suo vero intento era farci apprendere la sua lingua natia come fosse un gioco. A sentire quelle storie, avrei voluto immaginare mio padre come l’eroe tanto osannato in quei racconti, ma il fatto di averci abbandonato faceva nascere in me solo risentimento trasformandolo nel mostro combattuto da quegli eroi, provai alcune volte a domandare a nostra madre chi fosse, ma ogni volta sul suo viso si dipingeva un’espressione strana, quasi di paura e la risposta era sempre la stessa [Amavo vostro padre e per lui rinunciai a tutto… mi accorsi troppo tardi di cosa fosse realmente] nel suo sguardo potevo vedere la sofferenza prodotta da quei ricordi. Con un sorriso amaro ci donava una carezza e, mandandoci a dormire, ci diceva [Voi siete l’unica cosa buona che mi ha lasciato]. Ero solo un ragazzino e non trovavo un senso alle parole di mia madre.
Il tempo scorreva e noi crescevamo, oramai venivo trattato come un uomo anche se in fondo ero un ragazzino e le commissioni da svolgere in paese erano diventate compito mio ma la cosa non mi andava a genio. Lilith invece continuava a giocare tutto il giorno facendosi beffa di me, provocandomi un senso di invidia che mi induceva a farle i dispetti più cattivi che mi passavano per la mente. Durante le mie commissioni potevo avvertire lo sguardo delle persone su di me, udire il loro chiacchiericcio al mio passaggio e non capivo come facesse mia madre a sopportarlo: possibile che l’ignoranza unita all'invidia potesse portare ad un tale odio? Uno dei tanti giorni, giunta l’ora di pranzare, nostra madre mi mandò a cercare Lilith visto che non era ancora tornata, ovviamente obbedì controvoglia e sbattendo la porta di casa urlai [Spero se la siano mangiata i lupi]. Sbuffando e calciando le pietre mi diressi ove era solita giocare, ma la scena a cui assistetti cambiò tutto. La mia sorellina era riversa a terra scossa dalle lacrime, mentre un gruppetto di ragazzini del paese si era chiuso a cerchio intorno a lei urlandole contro [Tua madre è una strega]. Una rabbia, che non avevo mai provato prima, mi pervase e senza pensarci due volte mi gettai su quel gruppetto iniziando a colpire a destra e sinistra sebbene la differenza di età fosse evidente. Senza troppi problemi mi gettarono a terra, ed oltre agli insulti, iniziarono a prenderci a calci. L’unica cosa che riuscì a fare fu mettermi sopra Lilith proteggendola con il mio corpo. Quegli attimi di urla e dolore parvero infiniti, poi di colpo il silenzio e rimasi in quella posizione fin quando la voce di nostra madre non mi risvegliò da quella stasi. Più tardi scoprii che non vedendoci tornare era venuta a cercarci, bacchettando come si deve quei ragazzini che erano scappati con la coda fra le gambe. Da quel giorno il rapporto con Lilith cambiò drasticamente, non litigavamo più e ci aiutavano a vicenda, eravamo diventati inseparabili.
Della mia infanzia non ho molto da aggiungere, delle storie che uso per mascherare il mio passato quella parte è l’unica che non necessita di essere modificata.
La vita continuò tranquilla fino a quel fatidico giorno.
Solo fumo e cenere, nient’altro restava di casa mia quando tornai dalla città in cui mi ero recato per vendere le pelli. Il corpo di mia madre giaceva riverso sulla terra grigia come il cielo che in quel momento annunciava la pioggia. Avvicinandomi attraverso gli alberi scorsi gli autori di quel gesto scellerato che pareva non avessero fatto troppa strada. Li riconobbi come uomini della città, probabilmente venuti a vendicare i loro figli. Cinque di loro erano inchiodati per le mani ai tronchi più larghi, i loro volti deturpati dal terrore ed un uomo si stagliava su di loro intento ad osservare immobile, l’unico che pareva ancora vivo fissava il vuoto incurante della figura di fronte a lui. L’espressione che aveva in volto era straziata come se dinanzi avesse le sue peggiori paure, urlava e scalciava come ad allontanare qualcosa che solo lui vedeva. Sembrava disperato a tal punto da staccarsi le mani pur di sottrarsi da ciò che lo terrorizzava. Possibile che quell'uomo fosse stato in grado di ridurli in quello stato? L’uomo sapeva della mia presenza, voltò il capo nella mia direzione, occhi completamente neri come la notte più oscura e un ghigno che trasmettevano terrore puro, una sorta di aura nera ne circondava la sagoma. Provai ad indietreggiare ma inciampai in una radice finendo a terra ed un mix di emozioni mi pervasero. Sembrava non riuscissi a staccare gli occhi da quell'uomo mentre avanzava verso di me, solo quando mi fu abbastanza vicino vidi la mia sorellina tenergli la mano, negli occhi di lei il vuoto. Giuntomi vicino si piegò sulle ginocchia inchiodando i suoi occhi neri nei miei [Ciao Kaine], quelle parole risvegliarono in me ricordi sopiti. La sagoma di quell'uomo di fianco a mia madre. Lei che urlava scacciandolo e lui che rideva. Lei che ci prendeva in braccio stringendoci a sé… Forse ero troppo piccolo per legarmi a quei ricordi traumatici e li rimossi. Ma ora un susseguirsi di scene mi stavano trasportando in un limbo e non avevo idea se fossero a causa di quel'’uomo o un sistema di autodifesa. Una voce mi fece tornare alla realtà, mia madre cercava di trascinarsi verso di noi senza riuscirci, con le poche energie rimastegli mi urlava di scappare, in quella voce e nei suoi occhi c’era la supplica. Scappare il più lontano possibile fu il mio unico pensiero, mi voltai solo una volta per timore che mi stesse inseguendo, ma non era cosi, nella stessa posizione di prima mi osservava con in viso un’espressione di stupore misto a divertimento. Corsi finché le gambe non cedettero ed i polmoni furono in fiamme, le acque limpide di un fiume che scorreva lì vicino ristorarono le mie fatiche, nel suo riflesso notai qualcosa di strano, alcune ciocche dei miei capelli corvini erano divenute bianche. Nel mentre giunse la pioggia a mascherare le lacrime che solcavano il mio viso, avevo abbandonato mia madre e mia sorella al loro destino.
Niente fu più come prima. Vagai senza una meta precisa, col solo scopo di allontanarmi sempre di più da quell'essere e dalla mia codardia. I villaggi si susseguirono, semplici lavoretti per potermi nutrire, non cercavo alcun legame. Gli anni passarono e la distanza divenne sufficiente, anche se in cuor mio il peccato commesso non sarebbe mai stato perdonato, ma usato come sprono a divenire più forte, per essere in grado di proteggere chi amo.
In questo mio pellegrinare giunsi in un paesino come tanti, ma dal nome pittoresco: "Conca del Tuono". Lì, vi conobbi le persone che diedero nuovamente un senso alla mia vita e ove, finalmente, iniziati a sentirmi a casa. Tanis fu la prima persona che conobbi, nonché quella a cui mi legai come un fratello. Non so perché sentii tale legame, forse per un senso di colpa o semplicemente per colmare quel vuoto che mi attanagliava e mi attanaglia tutt'ora. Poi vi fu Pseyma, una nobile alla mano che mi diede un lavoro e un posto dove stare. Con lei i battibecchi erano all'ordine del giorno ma, poco alla volta, imparai a conoscere il suo lato migliore. Hersatz…cosa dire di lui? Un giovane pieno di vita che preferiva passare il tempo a bighellonare. Di certo era uno sprone per chi, come me, vive troppo seriamente la sua esistenza. Artemisia o come la chiamiamo noi "Aria", beh... lei è quella che più di tutti ha stravolto la mia vita. Il nostro rapporto nacque per gioco ma poi si è evoluto. Varie furono le persone che si susseguirono in quel periodo e non di tutte ne ho ricordo ma comunque il mio viaggio non finì lì.
Qualche tempo dopo ci trasferimmo al Nord, terra con un passo orgoglioso ma al contempo travagliato che in quel periodo si stava riprendendo. Lord Theknus prometteva un sistema di meritocrazia per chiunque si fosse adoperato per quella terra. In questa nuova casa, decidemmo di creare qualcosa di nostro, qualcosa che potesse aiutare chiunque volesse imparare. Ed è per questo che nacque il Magisterium. Iniziai come allievo, in quanto ben poco era quello che potevo trasmettere ma molto fu quello che appresi. La promessa che mi feci fu mantenuta: mi impegnai con tutto me stesso per rendere la nostra nuova casa un posto più sicuro per chi mi stava vicino e ciò fu notato. Lord Theknus, vedendo il mio impegno e la mia perseveranza, mi mise alla prova: vari furono gli incarichi assegnatomi e, alla fine, mi fu assegnata la carica di Nobile. Ma non tutto ciò che luccica è oro. Mi ritrovai invischiato in un colpo di stato perpetrato dai fedeli di Khorr. Lord Theknus fu arrestato ma poco dopo riuscì a fuggire. Io venni accusato di abbandono della carica di governatore di Balsjord, carica che mai mi fu assegnata dal Lord. Evitai la prigione con la promessa di non tentare di rivendicare quel ruolo. Lord Valdemar, nemico politico di Lord Theknus, nonché governatore di Ultima, fu accusato a sua volta e condannato al rogo. All'esecuzione, che mai avvenne, fu salvato da colei che fu Regina del Brehorn. Non fui presente quella sera ma con chiunque parlassi dei presenti, mi narrarono di draghi e fiamme danzanti. Fui convocato al cospetto della nuova reggente, Lady Rhea. Lì, venni a conoscenza dell'inganno a cui Theknus mi aveva indotto. La mia buona fede nei confronti dei nobili crollò come un castello di carta, rinuncia alla carica seduta stante prima ancora che mi fosse tolta, d'altronde ero solo un mezzo per uno scopo.
A Narvick, il nome della città portuale in cui giunsi nell'Aengard, vi stetti solo un paio di giorni all'epoca e nulla mi portò a restarvici ma il futuro riserva sempre qualche sorpresa. Il Magisterium mi condusse nuovamente in quel luogo. L'apertura di una nuova sede e l'inizio di una nuova avventura mi arrisero nuovamente. Tutto sembrava essere perfetto: una nuova casa, nuovi studenti e nuovi insegnanti tra cui il neo-nominatore Re del Thalas Iago. Almeno così era all'apparenza. I cambiamenti furono tanti e molti risvegliarono il malessere che nascondevo in me. La donna, a cui aprì il mio cuore, com'era apparsa sparì. Nessuno sapeva dove fosse andata e nemmeno io fui in grado di trovarla. Attesi, mentre poco alla volta il mio cuore tornava a chiudersi. Pseyma, sul punto di sposarsi con Tanis, fuggì. Ma non fu proprio quello il problema reale: mio fratello, Tanis, non fu più lo stesso e da allora la cosa si rifletté anche su di me. Forse la mia persona gli ricordava quel capitolo che lui voleva assolutamente chiudere o, semplicemente, ero io a non trovare le parole che tanto lui avrebbe voluto sentire. Non so dire se fu una scelta o una conseguenza. Ma tant'è che mi rinchiusi nello studio: erbe, animali, lingue. Tutto ciò che mi potesse tenere la mente occupata. Per forza di cose divenni l'alchimista dell'accademia: che vi fossi stato nominato per le mie competenze non fu la prima cosa che mi venne in mente. Necessità. In quanto nessun altro poteva ricoprire tale ruolo. Ecco quello che mi ripetevo. Iniziai a sentirmi inadatto, incapace ed impotente rispetto alla promessa che mi ero fatto: non sapevo maneggiare un'arma, né plasmare l'Ars presente in me e la diplomazia beh...so bene com'è finita al Nord. Dovevo trovare qualcosa che mi aiutasse o qualcuno che mi insegnasse al di fuori del Magisterium. Sarei partito con un peso nel cuore ma tornato con il potere necessario per mantenere la parola data. Questa volta non ci sarebbero stati regnanti o cuori infranti a distogliermi dalla mia strada.
Qualcuno vi ha mai detto:” Il destino trova sempre un modo per prendersi beffe di noi”?
Beh, quando sentii tali parole per la prima volta scoppiai a ridere. Ora che mi ritrovo al nord, ove il mio declino ha avuto inizio, sento il destino ridere di me. Cercavo sapere, insegnamenti, qualsiasi cosa a cui aggrapparmi per non sentirmi più inutile, impotente. Quel che trovai fu una nave, un governatore e una scelta che avrebbe cambiato per sempre la mia vita. Se abbia preso la mia decisione a cuor leggero non saprei dirlo. Ero troppo confuso in quel momento. Ora potrei affermare di aver fatto la scelta migliore della mia vita. Domani potrei pentirmene amaramente.
Terrore, curiosità, impotenza, non saprei dire quale fu la prima cosa che provai trovandomi al cospetto di Dakvros. Potrei dire con certezza come mi sentii quando ci concesse una minuscola parte del suo potere: invincibile, inarrestabile. Ed era solo l’inizio. Ah…giusto, chi è Dakvros? Semplicemente un demone maggiore portatore di caos con il quale, io e altri, abbiamo stipulato un patto. Seminare il caos in cambio del potere. Nulla di cui preoccuparsi insomma.
I tasselli sembrava stessero trovando il loro posto nel grande disegno che è la mia vita. Ma riecco il destino ridere nuovamente di me.
Tra le tante città che compongono l'Aengard mi ritrovai in missione a Narvick. Quel che sembrava la scelta migliore della mia vita si tramutò in una tortura. Non parlo di scuoiamento, estirpazione delle unghie, ecc. ma di quelle che stritolano fino a mettere in dubbio ogni singola scelta fatta. L’amore.
Si, c’ero cascato un’altra volta. Per un periodo che non saprei definire dimenticai quel che era la mia missione ma, poco alla volta, iniziai a risentire quel bisogno, quel desiderio che il patto con Dakvros aveva svegliato in me. Capii di essere l’artefice di quelle catene dalla quale volevo liberarmi. Catene che mi tenevano ancorato agli affetti, alle amicizie, ai traguardi ma soprattutto alla debolezza che con questi vincoli attanaglia il mio cuore. Sarei rimasto debole o avrei trovato la forza per estirparmi il cuore dal petto con le mie stesse mani?
- Una concisa ma chiara presentazione del genitore demone che possa donare un'idea della genesi; le ragioni che hanno spinto il demone a concepire.
Il genitore demone ha un solo fine, l’accrescimento del suo potere.
Nessuno è mai stato in grado di vivere abbastanza a lungo per tramandare il suo nome, nessuno ha mai avuto la fortuna di esser considerato suo pari poiché chiunque si fosse avvicinato a tale vetta, minacciando la sua supremazia, veniva eliminato. Belial, potrebbe esser spinto ad agire dalla superbia, venendo ricollocato a quel peccato capitale in quanto si è sempre elevato sopra chiunque, simili o meno. Esso si nutre di energia negativa emessa dalle creature senzienti, per questo tenta in ogni modo di far scaturire il più possibile i sentimenti che la provocano, che sono poi i sentimenti negativi per eccellenza tipici degli esseri umani, come la paura, l'odio e così via. Per farlo, utilizza metodi sottili e subdoli come la manipolazione, ad esempio: si diletta a corrompere la mente dei regnanti al fine di far intraprendere guerre e dissidi. Il suo più grande potere consiste nel leggere la mente, le emozioni delle sue vittime e di manipolare la realtà soggettiva nella sua totalità. Agisce sulle percezioni degli esseri viventi: crea immagini, suoni, odori, gusti e sensazioni tattili facendole apparire in qualunque forma desiderata, materiale e non, individuale e collettiva. Usa la procreazione per espandere la sua area di influenza e portare maggiore caos.
Genitore Demone sul piano della discrepanza e sull'Aengard
- Una descrizione di cosa è (per il candidato) un Mutaforma e quali dovrebbero essere i tratti distintivi del suo comportarsi.
Inutile dilungarsi sul ripetere a menadito il manuale, quel che un mutaforma è in grado di fare credo sia chiaro da una prima lettura ma le potenzialità che tale razza ha nello sviluppo del personaggio vanno ben oltre e non parlo solo a livello pratico (introdursi in una corte, prendere il posto di un regnate e così via) ma anche psicologico.
Secondo me il mutaforma è la perfetta rappresentazione del tutto e del nulla, può essere tutti e tutto ciò che vuole (entro i limiti imposti XD) e di conseguenza nessuno di specifico, la versatilità allo stato puro. Un essere all'apparenza normale ma che nasconde nei propri geni l’essenza stessa di ciò che a favor di popolo viene reputato malvagio, qualunque sia il suo vero allineamento. Un’eredità che lui non ha scelto ma di cui si dovrà far carico nel momento del risveglio, attimo in cui l’idea stessa di sé stesso verrà stravolta. Non potrà cancellare ciò che è il suo passato né scambiarlo col suo presente ed al contempo non avrà certezze circa il futuro. Una lunga lotta con il suo io, una costante scoperta di ciò che è e di ciò che può essere.
- Motivo per cui si ritiene il pg proposto adatto a far parte della razza Mutaforma.
Questa è la domanda che più di tutte mi ha creato problemi. Di fatto, ogni personaggio può essere adatto alla razza visto le mille sfaccettature che la contraddistinguono dalle altre presenti. Fra tutte le razze presenti in land, questa è l’unica che potrebbe permettere al mio pg non solo di restare sé stesso ma anche di aggiungere quel qualcosa in più. L’idea stessa di metterlo dinnanzi ad una realtà differente da quella vissuta fin ora è un ulteriore sprono per approfondire l’introspezione di sé stesso. L’infinito potenziale di tale razza va a braccetto con la mentalità di Kaine, il constante studio che porta alle mutazioni e quindi a un aumento esponenziale delle sue capacità lo renderebbe già di per sé euforico e tra virgolette dipendente (passami il termine).
- Prospettive di sviluppi di gioco in seguito ad un eventuale cambio razza, cosa cambierebbe del suo stato attuale e cosa comporterà per la psiche del Personaggio.
Gli sviluppi di gioco possono essere molteplici, il tutto dettato dagli eventi che ne conseguirebbero il risveglio, fare pronostici non sarebbe corretto. Se tale risveglio avvenisse prima dell’incontro con un mutaforma o almeno non vi fosse nessuno di loro a dar risposta alle sue mille domande, probabilmente, visto l’attuale appartenenza alla Setta di Drakvos sarebbe indotto a credere si tratti di un dono/maledizione da parte di Drakvos stesso. Nel caso in cui, invece, un mutaforma dovesse entrare nella sua vita, vivrebbe un periodo di crisi esistenziale, scoprire di non essere ciò che ha sempre pensato di essere credo sia uno bello shock per tutti. Passato questo periodo iniziale, una volta cominciato ad accettare il proprio io e se non si sarà dato per pazzo, cercherà come sua indole di capire tramite studi ed altro cos'è lui effettivamente. Cercherà la vicinanza di un pari razza, più che altro per aver risposte alle sue domande, capire come affrontare la realtà che si para davanti a lui in quanto il mondo per come lo vedeva verrà stravolto e Kaine, per indole, necessita di avere il controllo su tutto, necessita di conoscere tutto. Infine, le possibilità che tale razza porteranno al conseguimento degli scopi della gilda sono infinite poiché come portatore di caos sarebbe perfetto avendo la possibilità di essere chiunque/qualunque cosa voglia, tenendo sempre presente i limiti imposti.
Marchio
Qui devo richiedere il tuo intervento. So che da manuale il marchio è mobile in una determinata area. La mia idea sarebbe di averlo fisso sul collo (zona laterale arretrata) ma che in determinate circostanze sanguini leggermente. Modello Berserk XD