Dream Theater

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AsTiNuS of PaLaNThaS
00venerdì 15 settembre 2006 20:48
Premetto che non l'ho scritto io, ma visto che condivido quanto detto ve lo posto [SM=g27828]

Non penso ci sia bisogno di grosse introduzioni vista la loro popolarità più che discreta, fanno progressive rock/metal, e storicamente hanno avuto il merito di riportare in auge la musica progressiva a livello di mainstream (cosa che non succedeva dai tempi dei Marillion, sempre che di progressive si possa parlare nel loro caso), dando il via ad una nuova ondata di progressive, soprattutto metal, che dura fino ad oggi, nonostante molti dei gruppi più o meno "eredi" dei DT di progressive abbiano poco o nulla, e il cammino dei nostri a livello di creatività e innovazione ha decisamente rallentato nel nuovo millennio, per non dire che si è proprio fermato.

Discografia

1989 - WHEN DREAM AND DAY UNITE
Il disco di debutto c'entra poco e niente con i suoi successori, oltre che per il cantante, che su questo disco non è lo storico Labrie, bensì il misconosciuto Charlie Dominici, proprio per l'indirizzo musicale, che deve ancora molto alle sonorità targate eighties di gruppi come Queensryche, Fates Warning, Psychotic Waltz o Watchtower, magari con delle influenze del prog settantiano più marcate, laddove i gruppi sovraccitati erano più o meno tutti figli degli Iron Maiden.
Il risultato globale è sicuramente pregevole, anche se non è dotato della freschezza che caratterizzerà i DT nella prima metà degli anni '90, un disco sicuramente sottovalutato.

1 - A Fortune In Lies
A tutt'oggi resta forse la migliore opener che i DT abbiano composto, un pezzo veloce, tecnico e pomposo quanto basta per dare una botta di vita iniziale al disco. Ottimo l'assolo.
Voto: 9

2 - Status Seeker
Da molti considerata un filler, questo pezzo di certo non brilla di luce propria, ma è dotata di una melodia catchy che tutto sommato riesce a fare breccia e non lascia l'amaro in bocca.
Voto: 7

3 - The Ytse Jam
Altro classicone della band, questo strumentale.
Il titolo è ricavato rovesciando il vechio nome del gruppo (Majesty), mentre il pezzo si districa tra tecnicismi di varia foggia (tra i quali spicca un breve drum solo) che comunque non intaccano la dinamicità del pezzo che mantiene viva senza fatica l'attenzione dell'ascoltatore.
Voto: 8,5

4 - The Killing Hand
Prima epic composta dalla band, questo pezzo rappresenta un po' l'apice "drammatico" del disco, una perla che spesso e volentieri non viene citata tra i capolavori del gruppo, a torto.
Voto: 9

5 - Light Fuse And Get Away
Pezzo transitorio ma gradevole, ritornello azzeccato ecc ecc.
Voto: 7

6 - Afterlife
L'unico pezzo composto da Dominici pur non passando alla storia per nessun aspetto, ha un bel piglio e traghetta ottimamente l'ascoltatore verso lo scoppiettante finale.
Voto: 7,5

7 - The Ones Who Help To Set The Sun
Un intro tirato per le lunghe precede questo pezzo, che è un po' il tesoro nascosto del disco, non raggiunge le vette di altre composizioni presenti anche su questo stesso disco, ma la considerazione di cui gode -praticamente nulla- non rende certo giustizia a una canzone di ottima fattura.
Voto: 8

8 - Only A Matter Of Time

E a chiudere il disco c'è il pezzo che preferisco tra quelli presenti in questo disco: alternando parti veloci ad altre più calme e facendo a meno della forma canzone che caratterizzava molti degli altri pezzi dell'album, i cinque newyorchesi creano questo pezzo vivace e coinvolgente, conclusione ideale per il loro debutto discografico.
Voto: 9

Voto complessivo: 8,5.

1992 - IMAGES AND WORDS
Labrie strappa il microfono al suo predecessore, e i DT fanno il botto.
Questo disco, oltre a riscuotere un notevole successo di publico e di critica, è un po' la bibbia della musica progressiva di fine millennio, più o meno come un Close To The Edge o un Selling England By The Pound a caso erano stati negli anni '70.
Punto di partenza ideale per cominciare ad ascoltare il gruppo, grazie alla buona accessibilità e alla durata che si aggira intorno all'ora, laddove i suoi sucessori avranno un minutaggio ben più abbondante.

1 - Pull Me Under
Il pezzo forse più celebre dei nostri, è anche il più metallico di questo album.
Una solida forma canzone, unita ad un ritornello che ha fatto scuola sono gli ingredienti per una hit inaspettata.
Non un capolavoro, ma il pezzo ideale per attirare l'attenzione dell'ascoltatore.
Voto: 8


2 - Another Day
Altro pezzo piuttosto celebre, questa ballad ha i suoi punti forti nei due assoli di chitarra e sax, nonchè nella prestazione vocale di Labrie, a dir poco clamorosa.
Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un singolo, con tutte le carte in regola per far innamorare più di un ascoltatore.
Voto: 9

3 - Take The Time
Questo pezzo può tranquillamente essere considerato il manifesto del nuovo movimento progressive, nel quale ogni componente della band si esprime al massimo delle potenzialità tecniche, senza rinunciare alla melodia accattivante, da sempre prerogativa dei DT.
Uno dei grandi classici di sempre della band.
Voto: 9,5

4 - Surrounded
Seguendo la formula di cui parlavo prima i nostri ci regalano quest'altra perla.
Stavolta la frizzantezza di TTT lascia il posto ad un'atmosfera più pacata, resa magica dall'inimitabile maestria del tastierista Kevin Moore, e concentrata nei soli 5 minuti di questo pezzo (contro gli 8 abbondanti del precedente).
Uno dei primi pezzi da far sentire a quelli che "i DT sono tutta tecnica e niente cuore".
Voto: 9

5 - Metropolis Pt. 1: The Miracle and The Sleeper
IL classico dei DT, il pezzo che per sempre verrà associato ai cinque ragazzi del New Jersey.
Fondata su un concept che in seguito verrà privato di larga parte del suo fascino in Scenes From A Memory, questa canzone rappresenta anche il primo esemplare di tutta una serie di pezzi dei nostri caratterizzati da una lunga parte strumentale nel mezzo della traccia, che separa le parti cantante, quasi a simboleggiare una canzone nella canzone.
Un classico testo theateriano che sai cosa ti vuole dire, ma non sai cosa cazzo significhi, e un finale di un'intensità forse impareggiabile fanno il resto e confezionano questo enorme capolavoro.
Voto: 10

6 - Under A Glass Moon
Questo pezzo si trova nella scomoda posizione di transito tra i due mastodonti dell'album, e rischia di passare in secondo piano.
UAGM invece è l'ennesima prova della brillantezza dei cinque, una canzone dinamica che permette a Petrucci di mettere in mostra le sue doti solistiche senza che la scorrevolezza del pezzo ne risenta.
Un pezzo che molti gruppi si sognano di comporre.
Voto: 9

7 - Wait For Sleep
Questa breve introduzione alla successiva Learning To Live, se fosse stata composta da uno stronzo a caso sarebbe stata probabilmente davvero solo una introduzione.
Il genio di Kevin Moore ci consegna invece questa perla intrisa di una magia caratteristica del teatro del sogno, che si incastona perfettamente nel contesto del disco impreziosendolo ulteriormente.
Da lacrime.
Voto: 9,5

8 - Learning To Live
Con i suoi 11 minuti abbondanti LTL è il pezzo più lungo del disco, una vera e propria cavalcata attraverso pensieri ed emozioni di una persona sieropositiva (questo il tema del testo, uno dei più belli che mi sia capitato di leggere in tutta la mia vita).
Tra il reprise di WFS, un break di chitarra acustica e il ritornello finale da cantare a squarciagola, i DT superano loro stessi con questa indescrivibile cascata di emozioni.
Il miglior pezzo di sempre della band? Ora come ora vi direi di si.
Voto: 10

Voto complessivo: 10

1994 - AWAKE
Awake rappresenta per i DT il disco della maturità definitiva, e presenta diversi passi avanti rispetto al suo predecessore, sotto più di un punto di vista.
E' un disco sicuramente molto ambizioso con i suoi 75 minuti di durata, ed è innegabile il ruolo assolutamente centrale svolto nella band da Moore in questa occasione: per la prima ed unica volta nella storia del gruppo il leader musicale non è Petrucci ma il tastierista, che alla fine delle registrazioni del disco lascerà la band.
Inevitabile un carattere più intimista e "oscuro" se vogliamo, che pervade tutto, o quasi, il platter, senza peraltro appiattirlo in alcun modo, anzi, mi sembra lecito dire che Awake sia il disco più eterogeneo finora registrato da Petrucci&Co.
Un disco più complicato del precedente, più metallico e incazzato, in effetti è un po' più tutto.
Personalmente non me la sento di scegliere vincitori e vinti nel confronto Images And Words Vs. Awake (a livello di preferenza personale), ma la maggiore grandeur di quest'ultimo penso sia innegabile.

1 - 6:00
Opener bella frizzante, introdotta da un breve solo di Portnoy, e che ci catapulta subito all'interno del disco con una melodia trascinante e un azzeccata parte solistica alla tastiera.
Voto: 9

2 - Caught In A Web
Col secondo pezzo il gruppo preme sull'acceleratore; CIAW è una canzone molto aggressiva e ricca di groove e molto facilmente rientrerà tra i pezzi che vi colpiranno di più ai primi ascolti.
Adoro il testo.
Voto: 9

3 - Innocence Faded

Unico pezzo un po' fuori dal mood dell'album, questa IF rappresenta l'unico episodio di canzone solare all'interno dell'album, insieme a Scarred e The Silent Man è anche l'unico pezzo più "petrucciano".
Forse meriterebbe meno in sede di voto ma premio la "costanza": non mi è mai venuta a noia, e pur non rappresentando nulla di memorabile è un pezzo sempre gradito e al quale mi sono affezionato.
Voto: 9

4 - A Mind Beside Itself I: Erotomania
Se nei primi tre episodi del disco ci siamo trovati di fronte canzoni basate sulla classica struttura strofa-bridge-ritornello (pur con tutte le aggiunte del caso), la strumentale Erotomania rappresenta invece un magistrale esempio di composizione fuori da ogni schema. Si intrecciano assoli, anticipazioni di pezzi successivi nella scaletta, riff, controtempi, frizzi, lazzi, cazzi e mazzi.
Un vero piacere per le orecchie nonchè una prova di forza della band a livello compositivo ed esecutivo.
Voto: 9

5 - A Mind Beside Itself II: Voices
Ottimo pezzo che però non rientra tra i favoriti del sottoscritto.
Giocata sull'impatto di improvvisi crescendo, un ottimo assolo e un testo indubbiamente affascinante, si districa ben per i circa 9 minuti di durata, perdendo forse qualcosa in dinamicità.
Ma stiamo comunque parlando di un altro livello.
Voto: 8

6 - A Mind Beside Itself III: The Silent Man
Ballata di chitarra acustica gradevole ma niente di eccezionale, il testo criptico non le da quella marcia in più e dunque resta "nel limbo", e che limbo...
Voto: 8

7 - The Mirror
Aperta da un riff decisamente granitico, questo pezzo ben esprime. musicalmente più che con il testo, l'amarezza dei giorni da alcolista del batterista Mike Portnoy.
Nella seconda parte le chitarrone lasciano il posto all'incanto di Moore che ci anticipa quello che sarà poi il tema di Space Dye Vest.
Voto: 8,5

8 - Lie
Ripartendo da dove The Mirror finiva, questa Lie, pezzo aggressivo e decisamente "yeah" è penalizzata da una collocazione in scaletta quantomeno discutibile, che spezza un po' il filo conduttore intrapreso dal pezzo precedente e che durerà poi sino alla conclusione del disco.
Non che in se per se sia questo capolavoro immane, ma a volte può sembrare decisamente fuori posto.
Voto: 8

9 - Lifting Shadows Off A Dream
John Myung, il bassista della band, a livello di testi rappresenta una vera e propria garanzia, e il punto forte di questa ballad che arriva in punta di piedi, ti colpisce, e sempre silenziosamente si fa da parte, sono proprio le liriche.
Una canzone che si apprezza veramente molto in la con gli ascolti.
Voto: 9,5

10 - Scarred
Paradossalmente proprio nel disco in cui viene privato del suo scettro, JP ci regala il pezzo più riuscito per quanto concerne le parti di chitarra.
E' evidente il marchio di fabbrica dell'allora lungocrinito axeman (ah, i bei tempi...) su questo pezzo che rappresenta uno dei picchi più alti mai raggiunti dalla band statunitense durante la sua ormai pluridecennale carriera.
Un lento crescendo che tocca il suo punto massimo durante l'assolo di chitarra, per un altro pezzo che difficilmente si rivelerà in tutta la maestosità ad un ascolto affrettato.
Voto. 10

11 - Space Dye Vest
SDV rappresenta senza dubbio l'epitaffio apposto da KM all'album, nonchè alla sua esperienza con i Theater.
Questa struggente ballata pianistica, è infatti farina del sacco del tastieraiolo, che grazie ad un atmosfera a dir poco magica, e ad un testo da lacrimuccia confeziona un capolavoro che non mancherà di far innamorare chiunque la ascolti, che si tratti di un fan o di un semplice curioso.
Voto: 9,5

Voto complessivo: 10

1997 - FALLING INTO INFINITY
I DT sono ormai un gruppo affermato e dopo l'ep A Change Of Seasons (di cui riferirò più tardi), sono sulla cresta dell'onda.
FII fu un disco sicuramente coraggioso, che smorzava le sonorità metalliche accentuatesi in Awake, virando su un sound più rock, con molti richiami ai mostri sacri degli anni '70, i grandi idoli dei membri del gruppo.
A sostituire Moore c'è Derek Sherinian, un personaggio sicuramente istrionico, meno emozionale del suo predecessore ma anche più avvezzo alla sperimentazione: un sostituto che non continua assolutamente sulla strada di KM ma che svolge un lavoro encomiabile sotto tutti i punti di vista.
L'album fu prontamente bollato come commerciale, i DT si erano svenduti, volevano fare il grande salto nel mainstream ecc ecc: stronzate.
Il disco è diverso e segue differenti linee guida ma la qualità è di livello assoluto, e oggi a distanza di quasi 10 anni pare che qualcuno stia cominciando a rendersi conto di che cazzo di capolavoro è FII.

1 - New Millennium
Una opener non esplosiva come in passato, bensì un pezzo solare e ritmato, biglietto di presentazione ideale per Sherinian.
Ottima la prestazione di Labrie per un pezzo non facile da apprezzare da chi è abituato ai DT più metallici.
Voto: 8,5

2 - You Not Me
Vera pietra dello scandalo, questa You Not Me aveva fatto strillare diversa gente per il fatto che è stata composta da Desmond Child, mente dietro ai successi dei più disparati idoli dei teenagers figli di MTV (non so quali di preciso ma gente del tipo Backstreet Boys, per intenderci).
A livello compositivo non è niente di che, ma il lifting applicatogli dalla band lo rende un pezzo curato, dall'orecchiabilità garantita.
Ancora sugli scudi il nuovo tastierista.
Voto: 7

3 - Peruvian Skies
Prosegue la saga delle grandi ballad dei DT con questa Peruvian Skies che dopo due strofe con ritornello molto pacate e un assolo di Petrucci da pelle d'oca si conclude con un passaggio più distorto e incazzato. Capolavoro.
Voto: 9,5

4 - Hollow Years
Questo pezzo fu scelto come singolo all'epoca (fu anche girato un video che ebbe un discreto successo in heavy rotation), trattasi di un lentaccione strappalacrime caratterizzato da un ottimo lavoro con un effetto acustico, e un testo semplice ed emozionale.
Dite quel cazzo che vi pare ma di gruppi che cagano pezzi del genere pur scrivendo una canzonetta io ne conosco pochi.
Voto: 9

5 - Burning My Soul
Altro pezzo solitamente additato come banale, commerciale ecc ecc.
Di sicuro non è un capolavoro, ma è orecchiabile e la parte solistica di Sherinian è semplicemente da urlo.
Voto: 7

6 - Hell's Kitchen
Introduzione strumentale al pezzo successivo, questa Hell's Kitchen è 100% made in Petrucci che sciorina un paio di assoli lenti da brividi.
La strumentale meno tecnica ma più toccante dei DT.
Voto: 9

7 - Lines In The Sand
Grossa spina nel fianco di coloro che sostenevano la commercializzazione del gruppo, questo pezzo che supera i 12 minuti è probabilmente quanto di più progressive, nel senso stretto del termine, la band abbia fatto in 15 anni di attività.
Estasiante l'assolo di Petrucci che va ad incrociarsi con la celebre linea vocale "In the stream of conciousness there is a river crying, live becomes much easier once we admit we're dying", e ancora una volta clamoroso e fondamentale il contributo di Sherinian.
Voto: 10

8 - Take Away My Pain
Pezzo che se non erro fu dedicato da JP a suo padre, questa Take Away My Pain è una canzone luminosa e sorridente, la scelta ideale per riprendersi dal vortice musicale di Lines In The Sand.
Voto: 8

9 - Just Let Me Breathe

L'antitesi ti Take The Time (controllate i testi per chiarimenti) è un pezzo veloce e pieno di assoli impazziti di Petrucci e Sherinian, adrenalinico al punto giusto.
Prepara ottimamente al commovente duo che va a chiudere il disco.
Voto: 8

10 - Anna Lee
Di nuovo Sherinian ci delizia con questo pezzo pianistico ornato da un testo da lacrime, per una canzone che non fa assolutamente rimpiangere le vecchie Wait For Sleep e Space Dye Vest.
Voto: 9,5

11 - Trial Of Tears
Suite da 13 minuti, divisa in tre movimenti, questa Trial Of Tears segna un po' la fine di un'epoca.
Successivamente i DT non raggiungeranno più questi livelli (con una sola eccezione, a mio parere) e con la fine di questo pezzo nella band muore qualcosa.
Per consolarci però ci lasciano un pezzo clamoroso, refrain che strega, testo di Myung e Deep In Heaven, la parte solistica che rimane a tutt'oggi la migliore mai interpretata dai nostri secondo me, con due assoli di JP e DS che mettono il sigillo su un disco in cui hanno fatto la parte del leone.
Voto: 10

Voto complessivo: 9,5

1999 - METROPOLIS PT.2: SCENES FROM A MEMORY
Questo disco "riaccese" la passione dei fan nei confronti dei DT, questo è fuori di dubbio. Trattasi infatti di un concept album, la cui storia riprende il testo di Metropolis pt.1 e lo espande con un intrico di visioni notturne, corna e delitti passionali, una boiata di proporzioni epiche.
Musicalmente questo è il disco più ruffiano dei DT progettato per essere piacione e riconquistarsi il favore dei milioni di mentecatti che non apprezzarono FII.
Ecco dunque servito un disco melodico, pieno di ballad melense con testi del cazzo, assoli di tutti gli strumenti e chi più ne ha più ne metta.
Schifo non fa ma per le sue prerogative, per il modo ridicolo in cui è stato ed è tuttora acclamato e per la banalità globale frutto di una voglia di osare pari a 0, secondo me è il peggiore dei DT.
Da notare che Sherinian, dopo aver composto larga parte dei pezzi per tastiera fu cortesemente messo alla porta e sostituito da Jordan Rudess, vero funambolo dei tasti d'avorio, nonchè compositore arido come pochi.

1 - Scene One: Regression
Un'intro acustico carino, ma musicalmente ininfluente.
Voto: 6

2 - Scene Two: Overture 1928
Strumentale in cui riecheggiano le atmosfere della prima Metropolis, in buona sostanza fa da introduzione al pezzo successivo dal quale è stato separato in tracklist per motivi a me ignoti visto che formano praticamente un'unica canzone.
Voto: 7

3 - Strange Deja-Vu
Pezzo molto amato dai fan, nonostante sia un'appendice decisamente prolissa di Overture e il testo palesi la stupida banalità del concept in tutta la sua rifulgente artificiosità.
Le melodie sono ok, ma stop.
Voto: 6,5

4 - Scene Three: Through My Words
Altro intermezzo, stavolta pianistico. Carina la melodia e apprezzabile il testo, ma in così poco tempo è difficile che ne esca un capolavoro, coughwaitforsleepcough.
Voto: 6,5

5 - Fatal Tragedy
Altro pezzo osannato dalle masse, altra canzone giusto discreta. Strofe non particolarmente attraenti, ritornello piacione, assolo frullato che piace molto all'inizio ma scoccia in fretta, testo ridicolo.
C'è da dire che ha comunque un certo tiro rispetto ad altri pezzi dell'album e per questo emerge un minimo.
Voto: 7

6 - Scene Four: Beyond This Life
And here comes the brick, il mattone. 12 minuti di ritornelli del cazzo, testi patetici e autoindulgenza strumentale, il bello è che non ve ne accorgete.
Voto: 5,5

7 - Scene Five: Through Her Eyes
Cascate di miele per questo lentaccione pianistico, amato in particolare dal pubblico femminile.
Pur non competendo con i vecchi pezzi di questo tipo possiede una bella melodia e un testo accettabile, promossa.
Voto: 7

8 - Scene Six: Home
Escludendo il riff iniziale scippato ai Tool, si può fare lo stesso discorso che è stato fatto con Beyond This Life, anche se è un po' meglio.
Prende sei perchè sennò i bimbi mi fucilano.
Voto: 6

9 - Scene Seven: The Dance Of Eternity
Strumentale ipertecnica (ma proprio iper) appioppata completamente a caso in mezzo alla tracklist, molti la accusano di essere un freddo sfoggio di tecnica, io rispondo che è un freddo sfoggio di tecnica, ma dura il giusto e diverte, al contrario delle due mattonate di cui vi parlavo prima che vanno avanti per cinque minuti di troppo e hanno la pretesa di essere emozionali quando sono soltanto patetiche.
Voto: 7

10 - One Last Time
Pezzo corto che fa da ponte tra la settima e l'ottava scena, bella melodia bel testo, finale da brividi: il primo pezzo di un certo livello del disco.
Voto: 8

11 - Scene Eight: The Spirit Carries On
Il pregio principale di questo pezzo, oltre all'ottimo assolo di chitarra, è che, se mai andrete ad un concerto dei DT, quando faranno questo pezzo (perchè lo faranno) sarete circondati da migliaia di ebeti che lo considerano una specie di non plus ultra del gruppo e che canteranno a squarciagola il suo ritornello insensato, sono bei momenti, ve lo assicuro.
Per il resto è l'ennesimo lentaccione di discreta fattura che appesta l'album, apprezzabile.
Voto: 7

12 - Scene Nine: Finally Free
Alla fine esce il pezzo migliore del disco che riprendendo un po' One Last Time, e avvalendosi di un chorus degno di nota chiude in maniera dignitosa il disco.
Voto: 8

Voto complessivo: 7

2002 - SIX DEGREES OF INNER TURBULENCE
A quasi tre anni di distanza da SFAM uscì SDOIT, doppio album decisamente ambizioso, che forse puntava anche a riscattare il precedente e facilotto lavoro della band, che qualche rimorso ce lo avrà avuto.
Sul primo disco sono presenti 5 pezzi dalla durata media piuttosto elevata che presentano i vari aspetti dei DT, quello prettamente metal, quello più progressivo ecc ecc, il tutto confezionato con una ballad strappalacrime in chiusura.
Il secondo disco ha il difetto di allungare, secondo me eccessivamente, la durata complessiva dell'album, e la lunga suite da oltre quaranta minuti, divisa in 8 movimenti, presenta diversi punti fiacchi.
Luci e ombre dunque ma si tratta di un disco degno di rispetto e ammirazione, nonostante sia sostanzialmente un passo più lungo della gamba.

1 - The Glass Prison
Mastodontica opener da quasi un quarto d'ora, questa TGP, come annunciato, presenta il lato più metallico del gruppo Newyorkese, con ritmi incalzanti e riff aggressivi.
Ormai è un classico ed è uno dei pezzi più amati dai fans.
Voto: 8,5

2 - Blind Faith
A fare da contraltare a TGP c'è questo pezzo decisamente più calmo e progressive, con un Rudess una volta tanto sugli scudi.
Continua il tema spirituale/religioso che caratterizzava anche The Glass Prison.
Voto: 8

3 - Misunderstood
Ecco invece un'altro lato del sound theateriano: atmosferica e psichedelica, questa Misunderstood esplode nel ritornello e fa delle tastiere il suo forte.
Purtroppo viene di rado riprodotta in sede live.
Voto: 8,5

4 - The Great Debate
A riassumere le caratteristiche dei pezzi precedenti ci pensa il pezzo più lungo del disco, che tratta il problema del terrorismo dopo il 9/11.
Pare che ci sia anche qui un plagio ai Tool, ma il pezzo risulta comunque estremamente solido e rientra tra i migliori pezzi dei DT "moderni", senza dubbio.
Voto: 9

5 - Disappear
Lentone pianistico che fa un po' il verso a Space Dye Vest, ma che risulta comunque gradevole e sollazzante, con un testo di Labrie come al solito patetico (in senso buono) e sentito.
Voto: 7,5

6 - Six Degrees Of Inner Turbulence Part I: Overture
Il pezzo più inutile di sempre dei DT, un'introduzione strumentale di oltre sei minuti che anticipa i temi di gran parte delle canzoni successive, uno scempio.
Voto: 4,5

7 - Six Degrees Of Inner Turbulence Part II: About to Crash
Pezzo solare e melodico, nel quale Rudess continua a fare quello che sa fare meglio e cioè i numeri col piano, la vera opener del secondo disco è anche uno dei pochi pezzi promossi a pieni voti.
Voto: 8

8 - Six Degrees Of Inner Turbulence Part III: War Inside My HeadPezzo breve ma aggressivo che con il successivo forma una coppia che vorrebbe rinverdire i fasti del tandem The Mirror/Lie, in realtà la breve durata e il ritornello banale le impediscono di mordere.
Voto: 6

9 - Six Degrees Of Inner Turbulence Part IV: The Test That Stuped Them All
Decisamente superiore alla sua collega, TTTSTA ha dalla sua dei divertenti stacchetti cantati da non so chi e una convincente prova vocale di Labrie, oltre al buon ritmo impresso al tutto dalla granitica sezione ritmica del gruppo.
Voto: 7

10 - Six Degrees Of Inner Turbulence Part V - Solitary Shell
Altro classico della band, questa Solitary Shell associa belle melodie a un bel testo, bella dal vivo, bella in studio, non je se po' di un cazzo, detto in francese.
Il miglior pezzo del secondo disco.
Voto: 8,5

11 - Six Degrees Of Inner Turbulence Part VI: Goodnight Kiss
Altro lentaccione piuttosto oscuro, non ha una grande atmosfera e globalmente è un po' fiacca ma viene salvata dall'ottimo assolo di chitarra.
Voto: 6

12 - Six Degrees Of Inner Turbulence Part VII: About To Crash (Reprise)
L'originale ovviamente non si batte, e se già quello non era proprio un capolavoro questo reprise di cui non si sentiva onestamente il bisogno si assesta su un livello di aurea mediocritas.
Voto: 6,5

13 - Six Degrees Of Inner Turbulence Part VIII: Losing Time/Grand FinaleIl gran finale? La degna conclusione? No, un pezzo melodrammatico e piuttosto banale, che interrompe la tradizione di grandi pezzi conclusivi che i DT avevano portato avanti da sempre.
Riassume un po' le pecche di questo disco che proprio sul più bello si ammoscia.
Voto: 5

Voto complessivo: 7,5
-Larethian-
00sabato 16 settembre 2006 14:26
e io dovrei leggerlo?? ahah rotfl
AsTiNuS of PaLaNThaS
00lunedì 18 settembre 2006 17:44
Re:

Scritto da: -Larethian- 16/09/2006 14.26
e io dovrei leggerlo?? ahah rotfl


ma vaffanculo....
-Larethian-
00lunedì 18 settembre 2006 19:18
Re: Re:

Scritto da: AsTiNuS of PaLaNThaS 18/09/2006 17.44

ma vaffanculo....



mi fai un riassuntino.. mi è parso che si sia messo a commentare canzone per canzone.. un pò troppo cazzo
AsTiNuS of PaLaNThaS
00lunedì 18 settembre 2006 20:37
Re: Re: Re:

Scritto da: -Larethian- 18/09/2006 19.18


mi fai un riassuntino.. mi è parso che si sia messo a commentare canzone per canzone.. un pò troppo cazzo


il senso era esattamente quello [SM=x644757]
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