Mesi sono trascorsi dalla rinascita, settimane dal patto con Oatlgar e con il resto della ciurma e, dopo i vari preparativi del caso, la combriccola si è messa finalmente a veleggiare in lungo ed in larfo per i mari di Aengard.
Una notte come molte altre, il vento di scirocco sospinge il brigantino gonfiandone le vele, permettendo così alla ciurma, dormiente negli alloggi del castello di prora, di essere guidata attraverso lo stretto di Alesund dal capitano la quale, sola al timone, mantiene la rotta a vista, orientandosi con le stelle, come d'abitudine per lei.
Il fatto di sapere pilotare il legno senza difficoltà di sorta e pertanto la sicurezza di non potere commettere errori naturalmente, nella giovane mezz'elfa dal carattere senza dubbio sopra alle righe, si traduce in un veleggiare da alticcia, la mancina poggiata ad un pomolo della ruota del timone, la destra a reggere una bottiglia quasi vuota di rum, la terza, a giudicare dagli altri "cadaveri" presenti lì vicino.
La bastarda, forse ispirata dal tempo, forse semplicemente sovreccitata dall'alcool in circolo, inizia a canticchiare allegramente, alzando di quando in quando il braccio col quale regge l'adorata bevanda
[Sono passati tre anni esatti dal giorno
In cui in capitano pirata mi disse:
“Ehi, ragazzo, unisciti alla nostra ciurma!
L’avventura e la gloria ti aspettano!”
Presi le sue parole come oro colato,
Salpai verso mete sconosciute
Con una bottiglia di rum in mano,
Sognavo ricchezza e terre lontane...]
con tanto di falsetto nel parlato del "capitano", quando qualcosa urta la nave, o forse solamente lei, sempre che qualcosa effettivamente, abbia colpito qualcos'altro, giacchè, come detto precedentemente, la nostra buona lupa di mare è alquanto alticcia, e la bottiglia va a cascare nel momento in cui lei lascia la presa così da poter reggere la ruota del timone con entrambe le mani, onde evitare sbandamenti del legno o peggio.
[Ci mancava solamente di incagliarci, corpo di mille tuoni! Come diamine ho fatto, poi? Sono nel bel mezzo del mare!]
irritata, decisamente, guardandosi attorno, come una furia, cercando la sua amata bottiglia, scorgendola qualche passo alla propria destra, riversa al suolo ma integra, cosa che la porta ad inveire nuovamente
[Per mille pesci cani, pure così lontana doveva finire quella stronz..]
lasciando cadere la frase giacchè, da oltre il proprio fianco destro, ad altezza del torace, una mano femminile le porge la bottiglia e, la mezza, staccando la mancina dal pomolo che va reggendo, l'afferra senza pensarci troppo sopra, sollevandola appena in alto e ringraziando il gentile salvatore della situazione
[Ohè, camerata, grazie, hai salvato da morte certa una povera assetata!]
portandosi la bottiglia alle labbra e, dopo avere alzato il mento per favorire la discesa del caldo alcolico lungo il gargarozzo ed averne tratti un paio di lunghi sorsi, si ferma così, aprendo gli occhi e, spostando inizialmente solamente le iridi, quindi tutta la testa verso destra, borbotta un
[Mh chh..?]
togliendo la bottiglia di torno e domandando, ora più chiaramente
[Ma che..? Chi..?]
volatandosi, nuovamente, verso il timone, udendo una risatina, scorgendo così, di fronte a se, poggiata alla ruota del timone ma dall'altro lato, se stessa, identica, stessi lineamenti, stesso ghigno sardonico stampato sul volto dalla carnagione pallida, stessi capelli corvini.
Osserva la bottiglia, quindi se stessa, quindi la bottiglia e, dopo un sospiro, scaglia la rimanente bevanda fuori bordo, esclamando
[Oh, perfetto, anche le allucinazioni, non pensavo di avere bevuto a tal punto, Khorr boia!]
portando gli occhi al cielo e facendo cenno con la mancina alla se stessa oltre alla ruota di andarsene, senza alcun risultato, in quanto, quella, si limita ad aggirare l'ostacolo, posizionandosi accanto a Kora, portando ambedue le mani deietro alla schiena, tenendosi la mancina nella destra, diritta di postura e ghignante
[Dunque, dunque, dunque, dove andiamo di bello, cara Kora?]
domanda palesemente ironica l'altra Kora, fissandola.
[Ohè, dannata, che ci fai sulla mia nave?]
domanda Kora, allargando le braccia, come a cercare di spingerla via o di ottenere un poco di distanza tra di loro.
[Non fare così, non sei affatto gentile verso te stessa, mia dolce, piccola mezzo sangue.]
risponde candidamente l'altra Kora, allungando una mano, andando a sfiorare quella della mezz'elfa.
[Me stessa? Cosa vuoi da me, maledetta? Ti faccio dare un giro di chiglia se non te ne vai, quanto è vero che mi chiamo Kora Delaney!]
sbotta rabbiosamente la fu elementale.
[Perchè mai dovresti causarti sofferenza da sola, piccola mia? E non chiamarti Kora, non lo sei e non lo sei mai stata, o, forse, dovrei dire che lo sei diventata a causa mia?]
domanda di nuovo la copia, portandosi la mano destra allo sterno, poco sopra al petto, assumendo un'espressione sorpresa, per poi fare sbucare la punta della lingua dall'angolo destro della bocca, una lingua nera, più lunga del normale, molto più lunga, giacchè arriva a metà guancia.
[C..c...co..cosa cribbio sei tu, per mille abissali?]
urla la mezza, facendo un passo indietro, spalancando gli occhi alla vista della lingua, sbattendo un paio di volte le palpebre, come per cercare di scacciare quella visione ed, effettivamente, quella scompare.
[Non hai memorie di una te stessa diversa, piccola mia? Un'elfa della notte, capelli blu, figlia di Dorchuam..]
le sussurra suadente all'orecchio sinistro la copia di se stessa, le guance dilaniate, oltre alle quali Kora può notare i denti, appuntiti e grandi come mignoli umani, cosa che la spinge a scartare di lato, cercando di posizionarsi nuovamente di fronte a quell'apparizione.
[Tu non sei me, chi o cosa sei, maledetta? Ti incenerisco!]
urla, tremante dalla rabbia e dalla paura la bastarda, portando innanzi a se entrambe le mani, con espressione feroce, pronta a richiamare la magia.
[Calma, calma, non c'è bisogno di scaldarti ed appiccare un incendio a bordo, non trovi?]
domanda la se stessa, avanzando verso Kora, tendendole la mancina verso il volto, come a volerla accarezzare, fermandosi a circa due passi da lei, quindi sfiorandole la guancia destra e continuando
[Morwell, quella sgualdrina, ti punì per la tua ribellione, piccola elfa, io ti salvai semplicemente dall'annientamento, facendoti rinascere a nuova vita, se così vogliamo dire.]
ridacchiando e facendo guizzare la lingua verso il volto della fu elfa, continuando ad accarezzarne la guancia.
[Morwell..? Tu..?]
domanda scompostamente Kora, quindi scrollando la testa e domandandogli, secca
[Chi sei tu?]
fissandolo, mentre porta la mano destra al coltellaccio tenuto al fianco opposto.
[Sono colui che, facendo parte di te, ti ha permesso di non venire cancellata dagli annali e, pertanto, di restare in vita, tutto perchè ti amo, figliola.]
risponde la copia, sorridendole amabilmente, come un padre farebbe con la figlioletta.
[Stai cercando di gabbarmi, vero?]
domanda retorica Kora, scostando la mano della copia col proprio avambraccio, fissandolo freddamente.
Scoppia a ridere, l'altra Kora, una risata che la porta a mutare, più e più volte, di aspetto, tratti animali si intrecciano a tratti umani, nanici, elfici, continuamente, fino a tornare, nuovamente, all'aspetto di Kora, rispondendogli con molta semplicità
[Ovviamente sì, ci stavi per caso credendo? Mettiti comoda, o anche no, ti racconto la tua nascita, amore mio. Quando tu tradisti la fiducia della mammina Morwell, quella ti punì, non hai notato che gli animali non ti sopportano? Bene, la cosa iniziò molto, molto tempo prima.]
facendo un cenno alla mezz'elfa di sedersi, attendendo che Kora si metta comoda per sedersi, a propria volta a sulla balaustra, continuando il racconto [Devi sapere che qualche evento e probabilmente qualche certezza della tua vita sono balle. Beh, a pensarci bene credo che praticamente tutto lo sia stato.] sghignazzando
[Andiamo per gradi, mia dolce, dolce figliola. Innanzitutto i tuoi genitori non erano i tuoi genitori. Quei due patetici elfi, suvvia, dare alla luce una creatura quale sei tu, quando mai sarebbe potuto accadere! Io feci certe cosucce..]
mimando il gesto di montarsi un qualcuno composto, al momento, d'aria
[Con una donna elfica, una miserabile che mi fu offerta in sacrificio da alcuni vermi di umani per ottenere non so cosa da me, davvero, perchè un'elfa, poi? Come se fosse un feticismo di noi demoni l'abusarne, d'accordo, io lo feci, ma fu una cosa successa così, nel momento, capiscimi.]
infilandosi l'indice destro nello stesso orecchio, per poi osservarselo e sfregare le punte di indice e pollice, con fare annoiato
[Fatto sta che morirono tutti, a parte la donna, naturalmente, che divertimento ci sarebbe stato, altrimenti? Non temere, la uccisi subito dopo che ti diede alla luce, o per meglio dire, la divorasti tu stessa, ma per colpa mia, quindi ritieniti pure innocente.]
ironizzando la faccenda
[E qua viene il bello, ti domanderai tu, e come finii tra gli elfi? Bella domanda, ma d'altro canto è sempre stata opera mia, no, lo so che stai per ringraziarmi, ma non serve. Dicevo, ti avevo fatto scambiare nella culla da un patetico elfo che possedetti, una bazzeccola da fare, capirai bene, fatto sta che il mio sangue dentro di te ha svolto un eccellente lavoro nel renderti un'elfa per tutti questi anni, non trovi? Quegli stupidi pensavano davvero che la loro piccola, innocente figlioletta fosse un'elfa ed, invece, stavano crescendo la figlia di Fossegrøm, un gran bel pezzo di demone, e non lo dico senza una certa modestia, ovviamente.]
scruta Kora con espressione interrogativa ma, notando che l'altra è come inebetita, continua il racconto
[Passiamo ora a qualche decina di anni dopo, ovvero qualche tempo fa, quando tu moristi cercando di fermare un incantesimo, so bene che non te ne ricordi, ma non ha importanza, quella volta fu una sorpresa anche per me constatare quanto idiota fosse mia figlia! Beh, ma poco conta, tanto Morwell ti diede una seconda possibilità, probabilmente, nella sua ottusità, sperando di purificarti dalla mia genia rendendoti una sua figlia. Illusa, stolta e anche infame, per fortuna che tu, piccola, cara figlioletta adorata, te ne sei avveduta bene dal restare una sua pedina al pari degli altri stupidi elementali che ancora ascoltano quella miserabile. Il problema è che, sentendosi tradita, aveva cercato di annientarti e, con te, anche la mia contaminazione, sia mai che si facesse i fatti propri, dico io. Quando lei scaricò su di te un poco di energia, patetica di una Dea, avrei saputo fare di meglio io andando di corpo, tu eri, come dire, fottuta. Per fortuna il mio sangue non è debole come suppongo lei immaginasse o sperasse e, quindi, eccoti ancora qua, fresca come una rosa, seppure senza l'aspetto farlocco da elfa che avevi prima, tutto sommato Morwell è stata abbastanza forte da cancellare dalla tua memoria diverse cose, tra le quali l'aspetto della bambina sottratta ai tuoi "genitori elfici" ancora in fasce. Spero tu non ci sia rimasta male nello scoprire che ti ho usata per giocare con Aengard perchè, in tale caso, non me ne potrebbe fregare di meno, ovviamente, cara la mia ibrida, la soddisfazione di avere gabbato quei porci dalle orecchie a punta e quella piccola, adorabile stronza di una Dea è troppo grande per farmi pentire di quello che ho fatto. Non lo farei in ogni caso, per inciso.]
scoppiando a ridere nuovamente, scostandosi dalla mezz'elfa di un paio di passi, osservandola a propria volta con un ghigno sardonico stampato sul volto.
Kora si fa pensierosa, quindi le domanda
[E ora come funzionerebbe? Insomma, tu sei me, giusto? Quindi ora mi uccideresti e prenderesti il mio posto? O dovremmo vivere a turno, tipo un giorno a testa, all'esteno mentre l'altra resta in cabina?]
pensierosa, stringendosi nelle spalle e portandosi la mano destra al mento, massaggiandoselo.
[Naturalmente ora prenderò il tuo posto e ti butto a mare, come altro dovrebbe funzionare?]
portandosi la mano destra a grattarsi la nuca, per poi dirle
[Io sono parte di te, dannata stupida, possiamo dire che sei la mia figlioletta, in un certo senso, per quanto l'idea mi faccia schifo, ma partendo dal presupposto che il tuo corpo mi serve e fino ad ora non mi sei dispiaciuta per come ti sei comportata, ti terrò con me ancora per un pò, nel mentre ti consumerò dall'interno, fino a prendere il controllo ed annichilire la tua volontà.]
spiega senza troppi giri di parole l'altra Kora, o per meglio dire, il demone che è in lei.
Dopo avere ascoltato tutta la prospettiva che le viene posta di fronte dal demone, la mezza si stringe nelle spalle, rispondendogli
[Sta bene, penso di non avere molte altre scelte, no? Tanto più che a quanto pare sei stata tu a salvarmi il culo una volta.]
aggiungendo dopo qualche attimo
[Sappi che non ho intenzione di mangiare interiora umane per allietarti, è vero che a voialtri piacciono? Lo avevo letto in un libro qualche tempo fa.]
ora la curiosità ha superato la paura o la sorpresa iniziale. Tipico.
Alza gli occhi al cielo, la se stessa demoniaca, ribattendo
[Sono un sacco di baggianate, io preferisco la carne alle interiora, che schifo, suvvia, perchè dovrei mangiare dove passa ciò che mangi e che usi per espellerlo?]
quindi le si avvicina, seria se non per il solito ghigno appena percepibile che caratterizza la bastarda e, dopo averle alzato il mento con l'indice della mano destra, la bacia sulle labbra.
Una sensazione di spostamento, come quando, nei sogni, si percepisce di sprofondare o di cadere, e Kora si ritrova ad indietreggiare, barcollante e coi sensi che si ribellano, non permettendole di percepire alcunchè attorno a lei per qualche attimo, prima che, lentamente, riesce a riacquisire il controllo sul corpo ed infine, dopo essersi rimessa in piedi e diritta, corre oltre il parapetto, vomitando in mare, lasciandosi quindi scivolare a terra.
Un formicolio alla mano destra, insistente e sempre più intenso, la porta ad osservarsi tale parte notando come, al chiaro della luna, questo stia assumendo la forma di una zampa bestiale, pelosa ed artigliata e, pochi istanti dopo, la fu elfa collassa, perdendo i sensi, cullata da una risata che le risuona nella mente, una risata distante alla quale segue, come un lontano eco, una voce nella sua testa
[Io sono te e tu sei mia, non pensare di scappare, non v'è luogo dove potresti nasconderti da me, lasciati dominare...]
Per rendere la storia di più facile lettura:
Kora
Il sangue del demone che compone la metà di Kora e che assume il ruolo del padre stesso dell'ibrida, per quanto sia solamente un riflesso del demone.