Grande Campagna con Francia: Napoleone a Mosca!

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Xerse
00mercoledì 11 giugno 2003 20:31

A due amici "di penna": Ubik e Xela.

PREMESSA.
Versione di EU2: 1.7.
Tutti i parametri di default attivi.
Spero che questo AAR sia interessante per tutti.
La mappa con la situazione finale è al VI libro.
Buona lettura.
Xerse...[SM=x166640]


LIBRO I. LA FORMAZIONE DELLO STATO UNITARIO FRANCESE. 1419 - 1507


Giovanna d'Arco (Ingres)

La Francia inizia la sua Storia in piena "Guerra dei Cento Anni" (iniziata nel 1337) con 9 province suddivise in tre gruppi e con i seguenti stati vassallati: Provenza, Orleans, Bourbonnais, Auvergne, con i quali è anche alleata. Vanta anche un'alleanza con la Scozia. Assieme a tutti loro è in guerra con: Inghilterra, Bretagna e Borgogna.
Carlo VI ha un esercito di trentasettemila uomini che, unito con quello degli alleati, assomma a ottandaduemila uomini in territorio francese; dove il nemico conta quarantacinquemila vassalli di Enrico V d'Inghilterra e undicimila borgognoni, per un totale di cinquantaseimila uomini. La Bretagna è in mobilitazione.
L'obiettivo di Francia è quello di rompere l'isolamento dei territori mediterranei a sud e della Vandea a ovest.
Nell'estate del 1420, Digione, capitale della Borgogna, è caduta in mani francesi e Anversa (Borgogna) e La Rochelle (Poitou, Inghilterra) sono sotto assedio: l'Inghilterra, per ottenere in realtà una pace immediata con la Scozia, offre le province di Caux e Calais alla Francia. Benchè non si tratti di aree strategiche per la formazione dello Stato unitario, Carlo VI accetta.

Negli anni successivi Francia conclude matrimoni reali scegliendo nazioni limitrofe ma non confinanti con i suoi alleati, di modo che questi ultimi non li abbino ad attaccare. Le nazioni scelte sono Aragona, Lussemburgo, Kleves, Geldre, Scozia, Austria e Lorena.
Entra nella corte del nuovo monarca Carlo VII la mistica Giovanna d'Arco, Il cui carisma provoca la mobilitazione del popolo di Orleans, che con quello di Bourbonnais si assoggetta spontaneamente alla Francia. Carlo VII ha ora una completa continuità territoriale.
Nell'inverno 1434, Borgogna (senza più alleanze) è in guerra con Gelre, Svezia, Norvegia e Frisia. Avendo Casus Belli permanente, Carlo VII consigliato da Giovanna d'Arco, le dichiara guerra seguito dagli alleati Provenza e Scozia. Dopo due anni di conflitto e aver perso di nuovo Digione, Anversa e Arras, Borgogna, stremata, implora la pace offrendo le Fiandre (il cui centro commerciale è il mercato della Gran Bretagna) e l'Artois, Francia accetta.

Vengono attuate riforme fiscali. L'aristocrazia acquista potere per il rifiuto di Carlo VII di istituire un esercito permanente. Nel 1451 la corona eredita le terre degli Angiò, Provenza (il Maine va alla Bretagna con la quale Provenza era in guerra e ne aveva occupato la provincia). L'anno dopo, annessione diplomatica dell'Auvergne (due province).

Nell'estate del 1461 Borgogna (con gli alleati Savoia, Genova, Colonia e Kleves) dichiara guerra a Lorena (alleata di Frisia, Gelre, Boemia e Inghilterra); Scozia coglie l'attimo e dichiara guerra all'Inghilterra, costringendo Francia a scendere in campo: tutta l'Europa nord-occidentale è nella tempesta.
Approfittando dell'impegno inglese a difesa delle province al confine con la Scozia, Carlo VII invade Normandia e Gascogne con i suoi migliori generali d'assedio, mentre le truppe scozzesi entrano nel North-Umberland. Ma le forze inglesi in patria contrattaccano ed entrano in Scozia.
In continente, il 4 aprile 1462, si arrende la guarnigione inglese di Caen (Normandia) e l'anno dopo il nuovo monarca Luigi XI entra nel Poitou, mentre Bordeaux (Gascogne) cede alle forze francesi a marzo.
Poi, approfittando di un calo di forze navali nemiche nella Manica, l'estate dopo, Francia riesce a sbarcare quindicimila uomini nel Kent! Il 30 ottobre 1463 cade Canterbury. Iniziano le trattative di pace, che hanno bisogno di città e territori da mettere sul piatto della bilancia. Immerso nelle brume autunnali delle pianure d'Anglia, a capo di ventinovemila uomini, il duca di Chaumont lascia il Kent e marcia su Londra. Luigi XI chiede la Normandia, Eduardo IV, con la capitale sotto assedio, firma la pace.
Grazie a questo disimpegno il re d'Inghilterra può così concentrarsi sul suo nemico principale e, solo nel marzo 1467 pone fine alla guerra con Scozia, ottenendo da Giacomo III le miniere dello Strathclyde.

Nel 1471 dopo un insulto diplomatico, Luigi XI dichiara guerra alla Bretagna: subito Le Mans, Nantes e Rennes finiscono sotto assedio. Dopo neanche due anni di guerra Francesco II di Bretagna cede a Francia Bretagna e Maine.
Nel 1474 viene celebrato un matrimonio reale con Castiglia.

Ormai la Francia non ha più remore a dichiarare guerra agli Stati con cui è in crisi per un Casus Belli permanente. Nel 1475 aggredisce Borgogna approfittando che è già impeganta in altre tre guerre: con Boemia e Hannover, con Munster e con Bretagna. Digione, sguarnita, è sotto assedio e nell'inverno dell'anno dopo truppe francesi entrano nella Lorena borgognona e in Savoia (alleata di Borgogna). Conquistate, all'inizio del '77 le forze francesi entrano in Piemonte. Così che in estate Borgogna offre 105 ducati e la Lorena per la pace; Luigi XI accetta.

Nel 1481 ancora una dichiarazione di guerra... all'Inghilterra, che conserva piazzeforti in Francia. Da tredici galeoni, dieci galeazze e tre cocche mercantili a vela quadra, dopo aver battuto la flotta del duca di York, trentaduemila soldati e quindicimila cavalli sbarcano nel Kent. Negli stessi giorni, in continente, quindicimila soldati francesi entrano nel Poitou e nella primavera dell'anno dopo anche Gascogne (inglese) è invasa. Intanto Edimburgo patisce l'assedio delle truppe inglesi, mentre sbarchi continui di queste ultime si verificano in Bretagna, ma senza successo. Il 30 agosto 1482 cade Canterbury e il comandante Hardouin con ventiduemila uomini punta su Londra. La campagna militare si fa difficile per i francesi che nel settembre dell'83 vengono sconfitti nel Kent nonostante l'arrivo di truppe fresche dalla sponda di Calais. A fine marzo però, mentre le truppe inglesi liberano Canterbury, anche la guarnigione della Torre di Londra soccombe all'invasore e Riccardo duca di York accetta le richieste del nuovo re Carlo VIII: cede Poitou e i vigneti della Gascogne. L'Inghilterra non ha più possedimenti sul suolo francese.

Intanto, nel 1484, la Borgogna scompare poichè la casa reale austriaca eredita i suoi possedimenti, ma le province nazionali francesi (Borgogna e Franca Contea) passano a Parigi, le altre (Holland e Brabante) ad Austria.
Carlo VIII rivendica ancora l'Armor e Morbihan alla Bretagna, Bearn a Castiglia e Rousillon ad Aragona.

Sette anni dopo la seconda guerra con l'Inghilterra, per alcuni eventi dinastici, la Francia perde la Franca Contea in favore dell'Austria ottenendo però il vassallaggio di Bretagna. Elvezia entra nell'alleanza di Francia e Scozia.
La Francia ora si sente tanto forte da attaccare nazioni ben lontane dai suoi confini e senza un Casus Belli, sfidando così le altre potenze. L'aspetto pratico che distingue la cultura della nazione porta infatti Carlo VIII ad organizzare una spedizione per la conquista del Mecklemburg. Niente giustifica tale aggressione se non il tentativo di arricchirsi con i proventi del mercato di Lubecca. Per buona parte dell'aristocrazia francese è un disonore, ma il re procede e, dopo aver ottenuto il permesso di sbarco delle proprie truppe in Pomerania, nell'aprile dell'89 invade il Meclemburgo con diciottomila uomini. Tempo sei mesi e Lubecca, capitale di un piccolo stato senza alleanze, cade. Le reazioni delle altre potenze sono di condanna. Da Aragona Ferdinando II scrive a Carlo VIII: "Credevamo che Vostra Maestà regnasse da sola sul suo Paese... ci accorgiamo invece che altri governano, e non sono uomini ma mercanti e contadini". La Francia ha la reputazione macchiata, in compenso controlla tutto il commercio dell'Europa nord-occidentale, dai Pirenei all'Oder.

Nel 1493 la Bretagna entra nell'alleanza di Francia, Scozia ed Elvezia e l'anno dopo Carlo VIII dichiara Napoli provincia nazionale, accampando un preteso diritto che risale al XIII secolo oltre che all'eredità degli Angiò. Il Regno di Napoli è però vassallo di Aragona. Calando dalle Alpi, Carlo VIII con ventiseimila uomini, nell'agosto del 96, dai territori della Chiesa, entra nel Regno di Napoli. Negli stessi giorni altri trentaquattromila soldati sbarcano in Puglia.
Un anno dopo, le ultime resistenze al Maschio Angioino hanno termine. Viene intanto eletto re di Francia Luigi XII. Nel 98 si arrende anche la fortezza di Taranto e il nuovo monarca dall'alto del suo ereditato successo militare pone condizioni durissime: la cessione della Puglia, 100 ducati e l'accesso militare. Ferrante II accetta.

Ma, il sangue iberico ribolle al di là del Mediterraneo e un mese dopo la resa di Ferrante, Aragona dichiara guerra alla Francia! Il momento è delicatissimo per Luigi XII perchè scendono in campo a fianco di Aragona Spagna e Portogallo. Il Papa ne approfitta e dichiara guerra a Napoli. Nel febbraio del '99 truppe aragonesi entrano in Gascogne, ma vengono respinte grazie ai mercenari assoldati all'ultimo momento; così come fallisce uno sbarco in Puglia, che nelle intenzioni di Ferdinando doveva servire a ricacciare i francesi al di là delle Alpi... Nel maggio del '99 ancora uno scontro nel Rousillon, che neanche favorisce Aragona; poi la richiesta di pace per 15 ducati: la Francia accetta.
A luglio la Chiesa prende possesso del Regno di Napoli (ridotto ad una provincia) che di fatto scompare.

Francia è ormai potenza europea, agli Hohenzollern del Brandeburgo (la futura Prussia) viene concesso un matrimonio di corte. Elvezia è costretta a rientrare nell'alleanza, a cui aderisce anche il Palatinato. Nel 1505 la Bretagna, la cui erede al trono Anna d'Etampes aveva prima sposato Carlo VIII e poi l'attuale re Luigi XII, unisce la sua corona a quella francese. A questo punto lo Stato unitario, benchè incompleto di alcune province nazionali (Franca Contea, Roussillon, Bearn e Napoli) può definirsi compiuto.
Grazie allo sviluppo tecnologico e al grande impulso dato dall'attività dei tre centri commerciali (Ile de France, Fiandre e Mecklemburg) nel 1506 nasce la prima vera fabbrica europea: una raffineria di vino nello Champagne. Due anni dopo, a coronamento dell'amore che Carlo VIII aveva avuto per l'arte italiana, conducendo in Francia pittori, ingegneri, artigiani e giardinieri della penisola, Luigi XII celebra l'apertura di un Accademia a Parigi, che sarà il punto di riferimento culturale per tutti gli artisti e i mecenati del Rinascimento.

















Xerse
00mercoledì 11 giugno 2003 20:39
LIBRO II. LE GUERRE CONTRO L'IMPERO. 1507 - 1604

l'11 marzo 1513, il cardinale Giovanni de' Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, viene eletto Papa con il nome di Leone X. Non è il candidato francese; Luigi XII aveva infatti segnalato il cardinal Petrucci. Ad un mese dall'elezione si scopre una congiura ai danni del nuovo Papa e Petrucci viene messo a morte! Ingiustamente secondo i francesi, giustamente secondo gli spagnoli.
Nel maggio dello stesso anno, nel nome di Luigi XII, rivendicando la città della Sirena, Pierre Terrail signore di Bayard detto il "Cavaliere senza macchia e senza paura", a capo di quarantatremila uomini, entra dalla Puglia nei possedimenti ecclesiastici di Napoli, difesi da ventinovemila papalini.
Nello stesso periodo partono dalla Provenza diciannovemila soldati alla volta delle Alpi per calare da nord. Il Papa è alleato di Siena, che possiede anche Firenze, e che entra formalmente in guerra.
A luglio sia Roma che Napoli sono sotto assedio e il 22 settembre Napoli cade.
Nel dicembre dello stesso anno truppe francesi penetrano nelle mura di Roma; Leone X nella notte fra il 24 e il 25 dicembre lascia palazzo Madama per riparare in Toscana. Il 28 Roma cade. Il nipote del Papa, Lorenzo de' Medici, nominato per l'occasione duca d'Urbino, ha l'incarico di trattare la resa con i francesi: Napoli viene ceduta a Luigi XII. Ma a Bayard viene anche dato l'ordine di saccheggiare le biblioteche e le pinacoteche romane, oltre a vari palazzi, delle opere, degli argenti e degli arazzi contenuti; e quando il duca d'Urbino si oppone fisicamente al passaggio sul ponte Milvio dei carriaggi carichi del bottino, Bayard gli va incontro aprendosi la strada con l'esclamazione di un suo antenato: "Vae victis!" Guai ai vinti.

Nel gennaio del 1515 viene eletto re di Francia Francesco I e il suo primo atto è l'avvio della costruzione di una raffineria a Napoli. Le infrastrutture amministrative consentono ora di eleggere i cosiglieri legali a giudici, in tutto il regno. Nel '18 un'altra raffineria in Provenza. Intanto la Spagna ha assorbito l'Aragona ed è divenuta una potenza di tutto rispetto. Le innovazioni in campo economico continuano e Francesco I incoraggia il libero scambio a danno del mercantilismo statale.

Così che, a pretesa della Franca Contea, nel 1531, i tempi sono maturi per un'aggressione all'Impero. In quegli anni l'Austria di Carlo V ha un'estensione territoriale e una potenza notevoli, sono sue tutte le province boeme e ungheresi e il cuore geografico della nazione è rappresentato dal corso del Danubio, naturalmente i rapporti con Spagna sono ottimi. Vienna è alleata di Modena e Danimarca, Francia di Elvezia e Palatinato.
Nel giugno del 1531 quarantaduemila soldati francesi dalla Borgogna e dal Lyonnais entrano nella Franca Contea, difesa da ventitremila imperiali; e cinquantacinquemila uomini entrano in Alsazia per marciare verso Vienna, anche da sud un contingente di ventiduemila soldati partiti da Napoli si appresta a risalire la penisola per entrare nell'Impero.
Presso Salisburgo si combatte una delle battaglie più atroci della guerra. Bartolomeo Sastrow, un legale inviato in missione dal duca di Pomerania presso Carlo V, si trova ad attraversare i luoghi dove si è svolto il combattimento: "Ovunque il mio occhio si posasse, coglieva i segni della recente battaglia; lance spezzate, moschetti ridotti in pezzi, finimenti strappati ingombravano il suolo. E lungo la strada i soldati morivano per le ferite riportate o invocando un po' di cibo. Tutti i villaggi attorno a Salisburgo erano deserti; la popolazione si era data alla fuga senza lasciarsi nulla alle spalle. Qui il cadavere di un contadino, aggredito da una muta di cani che lottavano, contendendosene le interiora; là un lanzichenecco ancora animato da un palpito di vita, ma con il corpo in putrefazione, le braccia divaricate al massimo, le gambe quanto bastava per potervi inserire una lancia...".
Nel dicembre del '31 Vienna, Strasburgo (Alsazia) e Besancon (Franca Contea) sono sotto assedio. La proposta di pace separata di Danimarca che chiede 51 ducati per la pace viene accolta.
Intanto Lussemburgo, nel territorio del Palatinato, viene messa sotto assedio dagli imperiali. Nell'autunno del '32 cadono Besancon e Strasburgo e nell'inverno le truppe francesi liberano Lussemburgo dall'assedio. Nel marzo viene invaso il Brabante austriaco e Carlo V, con Vienna sotto assedio da oltre un anno, offre a Francesco I, che accetta, la Franca Contea e l'Alsazia.

Nello stesso periodo gli esploratori francesi che hanno già da tempo penetrato gli arcani del Nuovo Mondo, nel '33 terminano la colonizzazione tutta la costa settentrionale del futuro Canada.
Francesco I invoglia ancora il libero scambio e annuncia che i suoi centri commerciali sono stati istruiti per bloccare le mercanzie di una qualsiasi nazione ad un suo ordine. Raffinerie in Borgogna e in Alsazia.

Navarra entra nell'alleanza con Francia, Palatinato ed Elvezia e un anno dopo, nel '46, diventa Vassallo della corona francese.
Nel 1547 sale al trono di Parigi Enrico II che, benchè non sia un grande diplomatico, riesce a stringere un forte legame con il Portogallo le cui capienti caracche percorrono da tempo le rotte dell'oceano mare d'oriente. Nel 1553 il conestabile di re Joao III., don Viboju, ha l'incarico di mettere a disposizione di Enrico II le scoperte geografiche del Portogallo. Alla Francia vengono svelate le rotte dei Caraibi e quelle delle coste africane. Così che nel '56 si apre la prima stazione commerciale francese in Africa, a Mayumba e l'anno dopo la prima colonia vera e propria, a Table (Sud-Africa).
Nel 1558 avviene l'annessione diplomatica di Navarra e nel dicembre dell'anno dopo Carlo IX diventa re di Francia. Nel '62 scoppiano delle rivolte religiose ma, grazie ad una condotta moderatamente cattolica della corona, tutte le sommosse sono sedate in pochi mesi.

Nel 1565 inizia la "Guerra dell'Oro", allorchè la Svizzera, desiderosa di espandersi e facendo affidamento sull'alleato francese, dichiara guerra all'Impero, che è in profonda crisi religiosa. Comanda le forze francesi l'anziano duca Anne di Montmorency, che deriva il suo singolare nome da quello della madrina, Anna di Bretagna.
Uomo di grande gusto e cultura, nel suo castello di Chantilly possiede collezioni d'arte di provenienza italiana ma anche di armi, fra cui il sacro usbergo di Giovanna d'Arco.
Nel settembre i francesi entrano nel Baden austriaco. Pian piano, approfittando dello stato di instabilità dell'Impero, tutti i suoi nemici politici gli dichiarano guerra: la Sassonia, Hannover, la Svezia, Brandeburgo e il Wurttemberg.
Nel febbraio dell'anno dopo Rastatt (Baden) viene conquistata da Montmorency, che a maggio con diciannovemila uomini è alle porte di Vienna.
Dopo oltre due anni di assedio Vienna capitola, l'imperatore fugge a Praga.
Nell'ottobre del '68 l'esercito di Carlo IX entra nello Steiermark, ma negli stessi giorni le truppe austriache travolgono le retroguardie francesi e riprendono il Baden. Nel settembre del 69 cade la città imperiale di Graz e un mese dopo Montmorency, nominato Pari di Francia, tratta con l'imperatore Massimiliano II la resa dell'Austria, ottiene ciò che il suo re gli aveva chiesto: le miniere d'oro dello Steiermark!

Per la Spagna è troppo, cominciano i preparativi per una vera e propria invasione del territorio francese, i migliori condottieri vengono mobilitati dalla casa reale per preparare i piani dell'attacco: nell'agosto del 1571 è tutto pronto, centoquarantottomila uomini si apprestano a superare i confini settentrionali. Non potendo schierare una forza difensiva pari a quella spagnola, Carlo IX attiva una massiccia campagna di fortificazione nelle province meridionali, mentre un fiume d'oro investie la corona di Spagna per esortarla a desistere dall'aggressione. Elisabetta d'Asburgo (figlia di Massimiliano II) che avrebbe dovuto sposare Carlo IX, data la profonda crisi fra Impero e Francia, è costretta a rinunciare e si ritira nel monastero di S.Chiara a Vienna. Carlo IX sposa invece Taddea d'Austria figlia naturale di Carlo V. Questa mossa sancirà quasi un legame coniugale fra Francia e Spagna la cui aristocrazia ha ora più difficoltà a convincere Filippo II (fratellastro di Taddea) ad invadere il suolo francese.

Nel 1574 sale al trono di Francia Enrico III.
Intanto la colonizzazzione in America prosegue a pieno regime, oltre ai possedimenti canadesi, più a sud fanno capo alla città di Bas-St.Laurent un nucleo di dieci fra colonie e stazioni commerciali limitrofe.

Nel 1579 scoppia la "Guerra del Tirolo", così chiamata per l'aspirazione a conquistare questa provincia da parte di Enrico III. Egli, approfittando dell'intemperanza di Ludwig VI del Palatinato che mira al Baden austriaco, lo spinge all'azione, per poi scendere in campo a fianco dell'alleato.
Le truppe franco-palatine entrano nel Baden in primavera, mentre l'Impero è già impegnato in una dura guerra con Polonia e Venezia. Cracovia e Lublino sono in fiamme, ma i soldati della Serenissima hanno conquistato il Tirolo e combattono a difesa di Innsbruck.
Immediatamente gli imperiali attaccano lo Steiermark francese, all'inizio senza successo. A dicembre Enrico di Navarra, a capo dell'Armée d'Autriche muove da Graz e circonda Vienna.
Nella primavera dell'anno dopo la Francia perde e riconquista lo Steiermark e in estate la capitale dell'Impero è assediata da quarantaseimila soldati e trentuno bombarde. Rodolfo II d'Austria, per affrontare meglio i francesi, è costretto a trattare la resa con i veneziani, a cui cede il Tirolo.
Ma nel settembre dell'80 Vienna si arrende, e le forze di Enrico di Navarra puntano su Salisburgo a marce forzate, per battere il grosso dell'esercito nemico. Stremati dalla fatica del percorso e dall'assedio di Vienna, gli uomini dell'Armée d'Autriche vengono sconfitti alle porte di Salisburgo da soli diciassettemila lanzichenecchi.
Solo l'anno dopo, tenendo sempre in pugno la capitale, Enrico di Navarra attaccherà Salisburgo con il fior fiore dell'armata che ad agosto conquisterà la città.
E' la pace: alla Francia vanno Salisburgo e 150 scudi. Il Palatinato non otterrà il Baden.

Contemporaneamente alla "Guerra del Tirolo", a causa della "Guerra delle Fiandre" che impegna la Spagna contro l'Olanda, l'esercito di Madrid abbandona gli accampamenti ai piedi dei Pirenei.
Nella lontana Africa nera, nel frattempo, grazie ai missionari portoghesi, un'intera nazione indigena, il Benin, si converte alla religione cattolica.
Questo avvenimento si rivelerà di fondamentale importanza per la storia economica della Francia. Nel 1583 avviene anche che un nobile della corte di Enrico III sposi una figlia del re Ehengbuda, con il rito cattolico. Grazie alla possibilità di approdo concessa alla marina francese dalle tribù del Benin, nell'85, ottomila uomini sbarcano in Douala, al confine meridionale del regno africano, consentendo la fondazione di una stazione commerciale.
Nell'agosto del 1589 sale al trono Enrico IV e le capacità diplomatiche del nuovo re portano subito i loro frutti. Lo stesso anno il Benin stipula un trattato di alleanza con Francia; in Europa, il Palatinato e l'Elvezia, dopo aver avuto pesanti minacce dall'Impero, accettano il vassallaggio della corona francese.

Nel 1600 Enrico IV consente la nomina dei sindaci a governatori provinciali, ciò per aumentare l'efficienza del regno e per ridurre l'inflazione che è del ventidue percento
Il 5 novembre del 1602, frammentatasi la stirpe della casa regnante palatina in tre rami ostili fra loro (gli Zweibrucken-Neuburg, gli Zweibrucken e gli Zweibrucken-Binkerfeld) nel pericolo imminente di una guerra civile e di un'invasione austriaca, il "Pfalzgraf" Federico IV, coniugato con una nobildonna di casa Borbone accetta l'annessione alla Francia. Il patto prevede la totale libertà di religione per il popolo palatino e per la ex casa reale, grande sostenitrice dell'Unione Evangelica. Passano alla Francia il Lussemburgo, il Pfalz e il Mainz.
Due anni dopo, con modalità del tutto differenti, basate soprattutto sulla copiosa elargizione pecuniaria, la Francia si annette "diplomaticamente" le due province svizzere, alle quali viene assicurata formalmente la più totale libertà.




Xerse
00mercoledì 11 giugno 2003 20:45
LIBRO III. I SUCCESSI DIPLOMATICI ED ECONOMICI. L'ANNESSIONE DELL'ITALIA. 1604 - 1707


Luigi XIII

Nel 1607 Enrico IV aderisce alla Lega cattolica, migliorando tutte le relazioni con i Paesi fedeli alla religione di Roma.
Un anno dopo viene avviata la costruzione di un'altra industria, una raffineria in Guyenne e tre anni dopo di un'armeria in Lorena. Grazie ad una massiccia campagna di nomine di governatori, l'inflazione si riduce al 5,2% nel 1609 e allo 0,7% nel 1611.
Nel 1610 è intanto divenuto re Luigi XIII, a soli dieci anni, per l'assassinio del padre Enrico IV. La reggenza è affidata alla madre Maria de'Medici.

Risolta la situazione economica, migliorata quella di politica internazionale, la preoccupazione più grande per Maria de'Medici è l'isolamento di Salisburgo e delle miniere d'oro dello Steiermark a pochi giorni di marcia dell'esercito imperiale. La conquista del Tirolo, che dopo alterne vicende era passato al Wurttemberg, diventa ora di importanza vitale. Una sua annessione, oltre a congiungere le due ex province austriache alla svizzera francese e quindi al territorio nazionale, consentirebbe alla Francia una base strategica per le future offensive diplomatiche verso la Baviera cattolica (resasi indipendente dall'Austria) ed eventalmente per offensive militari contro Mantova spagnola e contro l'Impero.
Un'alleanza con il Wurttemberg si prenta, d'altronde, subito problematica, data la diversa religione di Stato. il Wurttemberg è infatti protestante e di cultura germanica, e in più è alleato con due nazioni anch'esse protestanti: Pomerania e Curlandia.
La situazione deve essere risolta al più presto, prima che l'Impero si svegli. Alcuni accenni alla mobilitazione dell'esercito austriaco rompono gli indugi: il 3 dicembre 1611 le forze francesi entrano nel Wurttemberg, un Paese praticamente indifeso ma ben attrezzato per resistere agli assedi. Dopo oltre un anno di attesa dei rinforzi dal Baltico Innsbruck si arrende... seguita da Stoccarda nel gennaio 1613. Maria de'Medici ottiene così un vassallaggio rancoroso ma, soprattutto, il Tirolo.
Neanche un anno dopo la Baviera conquista e si annette ciò che resta del Wurttemberg, la Francia non muove un solo soldato in suo soccorso. Il sacro patto del Vassallaggio si è estinto con il Medioevo: la reputazione francese risulta solo leggermente incrinata.

In Inghilterra, nel frattempo, la crisi fra corona e parlamento porta quasi ad una guerra civile e il tentativo, fallito, di Giacomo I di unificare i due regni di Inghilterra e Scozia, produce nuove ribellioni e disordini: nel 1618 gli insorti di tre colonie inglesi del Nord-America: Saguenay, Manicouagan e Anticosti chiedono la protezione francese, passando di fatto da sudditi di Giacomo I a sudditi di Luigi XIII. Spinto anche da questi avvenimenti il re francese, ottenuta l'autonomia dalla reggenza materna, procede con altre riforme commerciali, puntando sempre più sul libero scambio e attuando un centro di lavorazione tessuti nell'Artois (1630).

In quegli stessi anni torna sulla scena internazionale Richelieu che, nel '29, ottiene il vassallaggio di Savoia, intimorita dalla minaccia spagnola. Dopo il quale comincia a studiare il modo per ottenere gli stessi risultati con Venezia.
Il cardinale e il re "Cristianissimo" capiscono che il punto debole dello Stato veneziano (divenuto l'ombra della potenza coloniale che era stato nel Medioevo) è il distacco fra la casta dominante, che gode moralmente e materialmente di ogni privilegio, e le classi che sopportano l'onere corrispondente senza godere di alcuna possibilità di partecipare alla vita politica dello Stato. I più importanti mercanti veneziani cominciano così ad essere avvicinati da uomini dell'ambasciata francese. Alcuni di loro ricevono importanti nomine nell'amministrazione francese e un titolo nobiliare, ad altri viene data l'aspettativa di grandi incarichi a Venezia nell'eventualità che il Senato voti per il vassallaggio.
La minaccia di evadere l'erario della Repubblica da parte di alcuni mercanti e la dichiarazione di Luigi XIII di un blocco imminente delle merci e dei mercanti veneti nei tre grandi centri commerciali dell'Europa continentale, costringono il Senato e il vecchio Doge Niccolò Contarini, il 3 febbraio 1630, ad accettare il vassallaggio. In cambio la Francia assicura l'autonomia religiosa del Doge nei confronti del Papa.

Ma il genio politico di Richelieu è ancora promettente, proprio ciò che non è il piccolo Carlo Emanuele II duca di Savoia: seienne nel 1640 e inevitabilmente sotto tutela della madre, Cristina di Francia. Il passaggio a Luigi XIII della corona di Torino, messo Tommaso di Carignano nelle condizioni di non nuocere, è cosa facile. Oltre alla Savoia propriamente detta passa alla Francia anche il Piemonte.
Benchè, il colpo più prestigioso della politica estera di Richelieu stia per realizzarsi di lì a poco. Nell'estate del 1641, con uomini fidati nell'esercito, nel Senato e perfino nel Maggior Consiglio, il 14 agosto l'ambasciatore francese a Venezia riceve il segnale convenuto. Un centinaio di moschettieri arrestano all'alba i componenti del Consiglio dei Dieci e "consentono al Doge di ripararsi in un luogo sicuro dai torbidi della piazza". Il colpo di mano riesce, Venezia termina di esistere come Stato autonomo.
Le armi di Luigi XIII si arricchiscono del Leone di S.Marco, le sue casse dei proventi di sette nuove province: Veneto (con il centro commerciale più importante del Mediterraneo), Dalmazia, Corfù, Morea (Peloponneso), Creta, Cipro e Ionia (Eubea). Uno dei complici della macchinazione è il governatore di Cipro, al quale il re di Francia un anno dopo è costretto, sotto la minaccia di una rivolta dell'isola, a donare una raffineria.
Qualche mese prima, nelle Fiandre, veniva avviata la costruzione di un altro centro per la lavorazione dei tessuti.

Morto nel 1643 Luigi XIII sale al trono Luigi XIV, re a cinque anni. Le redini dello Stato sono nella mani della madre Anna d'Austria e del cardinale Mazzarino e vi rimarranno fino alla morte di quest'ultimo, che avverrà nel 1661.
Genova e Siena, a un anno dall'ascesa al trono di Luigi XIV, stringono un patto di alleanza con Francia. Entrambe temono la coalizione di Spagna, Inghilterra (rimasta cattolica), Portogallo e Stato Pontificio.

Nel '47 il parlamento francese si solleva (La Fronda) e viene sciolto da Anna e Mazzarino che si alleano con l'aristocrazia, rifiutando però di cedere al principe di Condè la reggenza.
Lo stesso anno... il primo insediamento in Asia: una stazione commerciale nel Pondicherry (India, spezie). L'anno dopo si apre un'Accademia a Venezia, ai Frari.

Nonostante le precauzioni di Anna e Mazzarino, accade che gli equilibri internazionali entrino in crisi. A causa di una ribellione nel piccolo ducato di Castro (che il Papa aveva occupato nel '41) un drappello senese entra nei territori pontifici a dare manforte ai ribelli. Le truppe di Papa Urbano VIII fanno una strage senza rispettare la vita di alcuni prigionieri, fra cui c'è uno Strozzi, appartenente ad una delle famiglie più importanti della Repubblica. Il Senato di Siena dichiara così guerra allo Stato Pontificio, nonostante il parere nettamente contrario dell'ambasciatore francese (5 aprile 1648).
Genova segue Siena e dichiara guerra al Papa, Urbano VIII chiede aiuto alla Spagna, che interviene dichiarando guerra a Siena, Genova e Francia, trascinando nel conflitto anche il Portogallo e l'Inghilterra... Anna d'Austria e Mazzarino si impegnano a rimanere sulla difensiva e attendere gli eventi. Che si verificano puntualmente.
Mentre l'esercito senese combatte alle porte di Roma, dopo attacchi limitati nel sud della Francia e uno sbarco di quattromila inglesi nel Mecklemburg che fallisce, nel settembre del '48 la Spagna attacca massicciamente nel Bearn con trentamila fanti, cinquemila cavalieri e ducentosessantacinque cannoni! Nel tentativo di assediare la fortezza di Pau. Dopo furiosi combattimenti che si protraggono fino a ottobre, l'invasore viene respinto.
Lo Stato Pontificio, con la mediazione dello stesso Mazzarino, chiede alla Francia 75 ducati per la pace, la madre di Luigi XIV accetta.
Sugli altri fronti, dopo alterne vicende, la guerra finisce nel febbraio 1650 con il pagamento di 40 ducati da parte del Papa a Siena.
L'Impero ne approfitta per annettersi Baviera.

Dal punto di vista commerciale la Francia spinge ancora alla colonizzazione, oltre a concedere una raffineria al governatore di Creta. In India occidentale viene costruito il primo grande porto d'Asia, a Nouvelle Champagne (Kerala). Nel 1660 Colbert avvia innovazioni in campo esclusivamente economico, facendo costruire fabbriche in Picardia e Guascogna.
Morto Mazzarino, Luigi XIV, nel 1661, dopo aver minato la resistenza di Genova e Siena, corrompendo le alte cariche dello Stato, minacciando una sanguinosa invasione, facendo assassinare i comandanti di guarnigione più valorosi e promettendo grossi guadagni a mercanti, banchieri e ufficiali, con poche centinaia di uomini riesce a penetrare i luoghi del potere a Siena nell'aprile e a Genova in novembre.
Nonostante circoscritti ma eroici tentativi di rivolta della nobiltà, i possedimenti delle due Repubbliche passano alla corona francese. Da Siena Francia riceve, oltre la capitale, l'Emilia, Firenze e le Marche; da Genova, oltre alla Liguria (con il suo centro commerciale), la Lombardia, Romagna, Corsica e le due province del Mar Nero: Kaffa e Kerch.

In Italia solo lo Stato Pontificio è autonomo: Sicilia, Sardegna e Mantova (allagata nei possedimenti francesi) sono spagnole. Il resto è di Luigi XIV. Inoltre, per una grave crisi interna dell'Impero Ottomano, Smyrna, Antalya e Taurus si consegnano spontaneamente al Regno di Francia. Negli stessi anni, dal 1663 al 1669, grazie alle entrate sempre più copiose, vengono realizzati i centri di fabbricazione che Luigi aveva promesso agli italiani prima dell'annessione: un centro di lavorazione dei tessuti a Siena, raffinerie in Toscana, in Emilia e a Kaffa e una carpenteria a Kerch. Viene anche avviata la costruzione di una carpenteria in Meclemburgo.
Negli anni seguenti i successi diplomatici si succedono a quelli economici: nel '75 una raffineria in Ionia, un anno dopo un matrimonio reale con Inghilterra e uno con Polonia, e un centro di lavorazione in Lombardia. Nel 1678 alcuni coloni francesi scoprono l'oro nello Yukon (Alaska) e nel 1680 si verifica il successo diplomatico economicamente più vantaggioso della Storia di Francia: l'annessione diplomatica del Benin. Sedici province! Che comprendono il centro commerciale più importante d'Africa (a Lagos), due province produttrici d'oro, una di porcellane e quattro d'avorio. La reputazione internazionale della Francia è macchiata.

La situazione coloniale francese, nel giugno del 1680, vede lo stendardo con i gigli su 47 province in America del Nord, 29 in Africa e 3 in Asia.
Nei centri commerciali Colbert opera con cinque mercanti in Ile de France (529 ducati di giro d'affari e 91 alla Francia), idem nelle Fiandre (405, 81) riferimento per molte province nord-americane; e Meclemburgo (442, 62). Detiene il monopolio a Venezia (982, 219) il più grande e ricco mercato d'Europa, il cui bacino commerciale va dalla Tripolitania al Wurzburg e dal Baden a Sochi (Mar Nero); e a Genova (415, 126). Francia ha già tre mercanti a Lagos (Ivoria, 400, 88) e nei centri commerciali stranieri mantiene cinque mercanti in Andalusia (837, 197), due a Tago (359, 38), due ad Alessandria (595, 39) e due a Isfahan (385, 52). Il Moltiplicatore di Livello Commerciale è dello 0,87 (avendo livello 9 su 10).

Rispetto a quarant'anni prima la Francia e un po' meno aristocratica, il potere è meno accentrato, lo Stato mantiene una visione tradizionalistica, il libero scambio è al massimo del suo sviluppo.
Ancora in economia: nel 1682 Colbert apre un centro commerciale nello Yukon e nel maggio dell'anno dopo gli introiti mensili sono così distribuiti: Tasse 174,5; Merci 122,9; Commercio 100,3; Oro 26,1 per un totale di 424 ducati incassati circa; la manutenzione militare ne assorbe 38,2; l'inflazione è dello 0,8%.
Nella primavera dell'84 il centro di Lagos si è sviluppato in modo considerevole rispetto al momento dell'annessione del Benin. Il salto di livello commerciale ha provocato un aumento del giro d'affari da 400 ducati a 867 di quattro anni dopo. Avendone la Francia conquistato il monopolio, ne ricava 377 ducati all'anno.
Nel 1685 alcuni esploratori scoprono l'oro nella Guyana (America del Sud) e nell'89 è stipulato un patto di alleanza con Ucraina.

La situazione internazionale vede l'alleanza ormai consolidata di Spagna, Inghilterra, Portogallo e Stato Pontificio; l'alleanza di Austria (28 province), Russia, Colonia e Moldavia; e quella di Polonia e Svezia. La prima delle tre coalizioni è quasi sempre in pace, le ultime due si attaccano reciprocamente.
Il 6 aprile del 1707 avviene l'annessione diplomatica francese dell'Ucraina, di religione ortodossa (tre province: Crimea, Krementjug e Donetsk). I possedimenti francesi si insinuano, così, pericolosamente fra le province di Russia ad est e quelle a occidente di Moldavia e Polonia, che nel frattempo è entrata nell'alleanza con Austria.

All'inizio del '700 il territorio francese è suddiviso geograficamente in cinque entità (oltre alle colonie). Il territorio tradizionalmente francese fusosi con l'Italia, i territori del Mediterraneo orientale (Turchia meridionale ed ex colonie veneziane) i territori del Mar Nero (ex colonie genovesi e Ucraina), il Meclemburgo e la coppia di province Dalmazia e Bosnia (quest'ultima annessa diplomaticamente nel 1701). Tutta la storia futura del Regno di Francia sarà caratterizzata dal tentativo di unificare questi cinque tronconi in un unico grande corpo nazionale.


Xerse
00mercoledì 11 giugno 2003 20:48
LIBRO IV. L'ESPANSIONE NEI BALCANI E IN POLONIA. 1708 - 1740

Signore di questo immenso impero economico e territoriale è Luigi XIV, carico di gloria e riconoscimenti.
Gianlorenzo Bernini, quando scolpisce il suo ritratto, pone come base un globo azzurro con i gigli e la scritta "Picciol cosa" a significare che la terra è troppo piccola per contenere tutta la gloria del Re.

Per conservare questo primato personale e universale, Luigi di Borbone si rende conto che una pace troppo lunga metterebbe in serio pericolo l'ordine interno, oltre ad esporre all'alleanza Austro-russo-polacca le province orientali conquistate con tanto genio diplomatico.
L'occasione gli viene fornita nel 1708 quando la Polonia dichiara guerra alla Curlandia e l'Austria, la Russia e Colonia la seguono. Dall'altro lato solo la Svezia si muove a difendere lo Stato baltico. E' la "Guerra di Curlandia".
L'obiettivo francese è la conquista della Craina e della Croazia austriache, ciò per annullare l'isolamento di Dalmazia e Bosnia. Ma la Francia muove guerra anche per impedire che Austria, Russia o Polonia conquistino il centro commerciale di Riga.
Nell'agosto del 1708, reparti francesi formati principalmente da mercenari attaccano le province austriache di Vienna, Baden, Croazia e, da Morea: Hellas (che Austria aveva conquistato alla fine del 1600 dall'Impero Ottomano). I mercenari sono stati assoldati all'ultimo momento per non insospettire i vertici dell'esercito austriaco in marcia verso la Curlandia.
La Francia è senza Casus Belli, ma i rapporti con la coalizione anglo-iberica sono abbastanza buoni. Il livello della tecnologia terrestre è di gran lunga superiore a quello di Austria e dei suoi alleati (34 di Francia, 24 di Austria e Colonia, 17 di Russia, 14 di Polonia).
Allo scoppio delle ostilità in Austria, i tedeschi di Colonia entrano nel Palatinato e ingaggiano furiosi combattimenti con le truppe francesi presso Heidelberg ottenendo anche diversi successi.
A metà gennaio 1709, assommano a cinquantamila soldati e sessanta cannoni le truppe comandate da Claude Louis Hector duca di Villars che sono alle porte di Vienna. La capitale resisterà fino al 3 febbraio. Zagabria è circondata nel frattempo da ventimila uomini e si combatte anche presso Atene e Rastatt (Baden).
Presa la capitale, Villars punta con quasi tutti gli uomini verso la Craina, la cui città principale, Laibach, viene occupata a maggio dopo uno scontro durissimo con ventiduemila austriaci.
Sulle sponde del Mediterraneo, intanto, guida il contingente francese penetrato in Hellas dal Peloponneso, James FitzJames duca di Berwick. Un elegante signore, sempre in parrucca anche a quelle latitudini, che Luigi XIV ha nominato comandante dell'esercito francese. Il nome inglese deriva dal fatto che il duca è figlio naturale del re d'Inghilterra Giacomo II (morto nel 1701); colui che tanto abilmente era riuscito a conservare l'Inghilterra alla Fede di Roma. In realtà l'incarico, benchè meritato, è una mossa diplomatica di Luigi per assicurarsi la benevolenza inglese; sempre utile, specie dopo l'episodio dell'Alabama, una ricca provincia britanniaca passata ai Borbone dopo una rivolta.
Il 5 luglio Berwick accompagnato da una colonna di soldati svedesi, che assieme alle truppe francesi hanno partecipato all'assedio, entra trionfalmente ad Atene.
A ottobre la Francia riprende finalmente possesso del territorio palatino e Laibach e Zagabria vengono conquistate. Tutte le forze francesi nei balcani puntano quindi su Trieste, che viene occupata il 9 gennaio 1710.
L'Imperatore Giuseppe, rifugiatosi a Praga, è costretto a firmare un trattato di pace durissimo per l'Austria: la cessione alla Francia delle province di Craina, Croazia, Hellas e Istria.
L'unico sbocco al mare dell'Impero è ora il porto di Ragusa. Dopo questa sconfitta la città di Vienna conserverà solo sulla carta il titolo di "Kaiserstadt", la vera capitale diventerà Praga, più riparata e pi adatta ad accogliere la corte imperiale.
A dicembre la Polonia accetta il pagamento di 43 ducati dalla Curlandia per la pace. La reputazione internazionale della Francia è piuttosto negativa. Per risollevarla, almeno nei Balcani, nel 1712 viene avviata la costruzione di una fabbrica di tessuti in Croazia.

Nel 1715 sale al trono di Francia l'ennesimo re bambino, Luigi XV, di cinque anni. La reggenza è affidata al duca d'Orleans, uomo assolutamente incapace. Il primo atto importante della reggenza è la creazione della Compagnia del Mississippi, da cui il duca ritiene di ricavare lauti guadagni: la rapida costruzione d una fabbrica in Turchia sembra confermare le aspettative.
Qualche anno dopo, in assenza di legislazione, la Compagnia inizia ad emettere banconote in cambio di oro e nel 1719 il duca decide di nazionalizzarla. Ma le banconote prodotte sono in una quantità del tutto sproporzionata al Tesoro francese. L'inflazione aumenta, lo Stato entra in crisi e in pochi mesi è bancarotta!
Scoppiano intensissime ribellioni ovunque, l'instabilità politica della Francia è a un passo dalla rivoluzione, si riaccendono i nazionalismi in Italia, in Bretagna, in Francia meridionale, in Africa. I migliori generali sono impegnati a sedare le rivolte e rompere gli assedi. Tutti gli sforzi sono concentrati per aumentare la stabilità. Solo nell'aprile del 1724, a cinque anni dalla bancarotta, la situazione sembra riequilibrata.
La corona riesce fra mille difficoltà a non perdere neanche una provincia, anzi per dei disordini nell'Impero, il Kosovo passa alla Francia. Il porto austriaco di Ragusa è così isolato.

Nonostante sia propizio il momento per una nuova guerra con l'Austria, che combatte due guerre (una con la Prussia e una con la Svezia) Luigi XV, nel 1725, dichiara guerra all''Impero Ottomano.
La guerra è breve: finisce nel giugno del 1726, con la sconfitta dell'imperatore Ahmed III e la cessione a Luigi di Macedonia e Tracia. I territori francesi dei Balcani sono ora uniti a quelli greci e turchi.

La situazione dei mercati nel gennaio 1728 è la seguente: 5 mercanti in Ile de France (374 ducati di giro d'affari, 91 alla Francia), 5 nelle Fiandre (145, 35), entrambi i centri hanno perso quasi tutte le merci extraeuropee a favore dei nuovi mercati francesi in America e Africa; 5 mercanti in Liguria (348, 85), monopolio in Veneto (1082, 371), 3 mercanti in Meclemburgo (302, 44), monopolio in Ivoria (974, 525), monopolio in Yukon (679, 666); nei centri commerciali non francesi: 5 mercanti in Andalusia (1200, 294), 2 in Tago (435, 42), 2 in Alessandria (326, 31) e 2 a Isfahan (435, 42). MLC a 0,98, livello commerciale massimo.
Le entrate mensili a giugno sono così suddivise: Tasse 212,8, Merci 178, Commercio 184,3 e Oro 32,1; totale 607 ducati circa. Manutenzione militare 36,3. Inflazione allo 0,8%.

Il 6 ottobre 1730, a Graz, nello Steiermark francese, il console imperiale ottiene il permesso dal governatore di far rappresentare il Dramma per Musica "La Forza dell'amicizia ovvero Pilade e Oreste", in onore dell'amicizia di Luigi XV e dell'imperatore Carlo VI.
Alla fine dell'opera, al momento della Licenza, il coro intona le lodi della casa d'Asburgo e della casa dei Borbone: scendono dall'alto gli stemmi reali, quello con la doppia aquila a destra e quello gigliato a sinistra. Ma, nell'istante in cui finisce la musica, lo stemma dei Borbone piomba sul palcoscenico alzando una nuvola di polvere. L'altro rimane sospeso in alto. Alcuni nobili austriaci all'urlo di "Viva Cesare!", saltano sulla scena e distruggono a calci lo stemma francese di cartapesta. Il governatore, allibito dà l'"All'armi!" Tutti snudano i ferri, i dragoni della scorta irrompono dall'esterno in platea, alcuni a cavallo. Il governatore tenta la fuga, ma nella calca di nobiluomini in armi e dame impazzite, torna indietro e si barrica nel suo palchetto; viene raggiunto da alcuni austriaci da un altro palco e ucciso. Graz è in rivolta!
I soldati francesi accorrono da tutto lo Steriermark; e dal Veneto parte una colonna di cavalleria.
Nei giorni successivi, repressi i torbidi, vengono arrestati i presunti responsabili dell'insulto alla corona francese e giustiziati. Parigi ha ora un Casus Belli contro Vienna.

Inizia la preparazione della cosiddetta "Guerra dei nidi", così chiamata per il nome dato genericamente dai polacchi alle loro città: "Gniadzo" (nido). Il piano è di Luigi XV, che all'epoca ha vent'anni. E' coadiuvato dal generale Adrien-Maurice duca di Noailles (cinquantadue anni, figlio del generale Anne-Jules, repressore degli ugonotti) e dal generale Charles-Louis-Auguste Fouquet conte di Belle-Isle (quarantasei anni, capo della fazione antiasburgica della nobiltà francese).
L'obiettivo è molto ambizioso: unire i territori a nord del Mar Nero con il resto dei possedimenti in Europa orientale.
Fatta salva la Moldavia, che avrebbe dovuto essere completamente annessa, il piano prevede l'annessione di tre province austriache: Pest, Maros, Ruthenia, e di tre province polacche: Ukraina, Podolia e Galizien. Queste sei province sono in realtà in fila, e fanno da ponte fra il Krementjug a est e la Croazia e la Craina a ovest.
Quattro le direttrici d'attacco previste: contro Vienna; contro Varsavia dal Meclemburgo passando attraverso la Prussia; contro le tre province austriache da Ovest (da Croazia e Craina) e contro le tre province polacche da Sud-Est (Krementjug).

Intanto Ragusa, isolata e unico porto austriaco, ribellatasi, rientra sotto il controllo turco. L'Impero non ha più sbocchi al mare.
Nel febbraio 1732 la Prussia concede alla Francia accesso militare ai suoi territori, così come l'Olanda a giugno. Quest'ultimo accordo è stato necessario per prevenire guai al Meclemburgo dato che Hannover, confinante, è entrato nell'alleanza Austro-polacca, e ve n'è uscita la Russia, alleatasi con Baviera e Moldavia.

Il 12 febbraio 1733, l'ambasciatore austriaco a Parigi riceve la visita del conte di Belle-Isle e di altri nobili. Questi, appena entrati, lasciano cadere sul pavimento uno stemma con l'aquila a due teste e lo sfondano con gli stivali. Belle-Isle, dopo un inchino e una levata di cappello, consegna all'ambasciatore la dichiarazione di guerra.
Immediatamente si attivano le quattro direttrici dell'offensiva.
A marzo, dense colonne di fumo si alzano già da Vienna, Pest e Kiev (Ukraina). Negli stessi giorni il Meclemburgo viene attaccato da sessantatremila uomini di Hannover e i difensori, assoldando tutti i mercenari possibili, non arrivano che a ventottomila. Da Parigi parte un contingente di ventitremila soldati. Alla fine, l'attacco a Lubecca è respinto e Hannover si accontenta di 50 ducati per la pace.
Furiosi attacchi austriaci presso Vienna vengono ugualmente respinti. A maggio cade Pest, l'armata francese passa il Danubio ed entra nel Maros.
Luigi XV, ventitreenne, giunge in estate tanto vicino al teatro di guerra da poter distinguere con il cannocchiale le volute di fumo nella Valle del Danubio e le guglie della cattedrale di Vienna.
Ad agosto, finalmente, il contingente partito da Lubecca riesce a raggiungere Varsavia: è composto da trentaduemila uomini e quaranta cannoni ed è comandato dal conte di Belle-Isle. Un tentativo di sbarco di truppe polacche nel Meclemburgo fallisce grazie alla vigile sorveglianza delle navi francesi nel Sund. A ottobre cade Kiev. L'Olanda entra sorprendentemente in guerra a fianco della Francia.
Il 2 febbraio 1734, vinta il giorno prima, dopo quasi un anno di lotte, ogni resistenza della capitale austriaca, il duca di Noailles entra in S.Stefano con alcuni ufficiali. L'imponenza e la cupezza dell'interno lo inquietano, nella semi-oscurità si accorge di un movimento verso l'altare, si avvicina... è neve. Neve che scende lievemente dall'alto.
Dopo una sosta di qualche giorno il duca riparte prendendo il comando della direttrice che da Ovest punta verso i Carpazi, alimentandola con i suoi trentaquattromila uomini e centoventidue cannoni.
Ad aprile Belle-Isle entra a Varsavia, dopodichè riparte anch'egli, per prendere il comando delle forze del Krementjug. Da Varsavia, con ventisettemila uomini e cinquantadue cannoni si mette in marcia verso Lwow (Galizien).
I comandi austriaco e polacco sono annichiliti dall'avanzata e dalle manovre francesi. Il nuovo re di Polonia, Augusto III, sposta la capitale a Cracovia, città nella quale si rifugia; mentre a Varsavia fa il suo ingresso Stanislao Leszczynski, suocero di Luigi XV che viene acclamato "Re di Polonia".
A maggio le truppe di Luigi entrano a Czerowitz, Karlsburg e Ungval. A settembre cade Lwow. La Francia ha conquistato le sei province di cui il piano prevede l'annessione: Noailles spedisce un emissario a Cracovia per proporre le condizioni della resa ad Augusto. Il re di Polonia non riceve francesi...
L'armata del duca, ingrossatasi con l'unione delle varie direttrici, conta ora sessantatremila uomini e trecentoventicinque cannoni. A fine settembre punta su Cracovia. L'assedio dura due mesi, re Augusto riesce ancora a fuggire, fiducioso in un aiuto austriaco, che però non arriva.
Noailles punta a nord, su Lublino, mentre a sud un'altra parte dell'esercito francese entra nell'Odenburg austriaco, a sud-est di Vienna. Lublino viene presa a gennaio e Guns (Odenburg) nel febbraio del '35.
La marcia in Polonia continua "nido per nido" mentre i vertici francesi iniziano a riconoscere di aver sottovalutato la capacità di resistenza del popolo polacco. Il duca, nonostante l'inverno e i fiumi ghiacciati, si dirige ancora più a nord, verso Vilnius, che quando viene avvistata è un grumo scuro su di una distesa bianca, sotto una distesa bianca: cadrà il 10 febbraio.
Augusto, sempre braccato, non cede alle offerte di pace. Noailles punta allora a sud, ma la deviazione ha il sapore di una ritirata, lungo il corso del Dniepr, verso Brest-Litovsk, con quarantamila uomini e trecentosei cannoni. A costo di ingentissime perdite, prende la città il 7 aprile 1735.
Luigi XV deve ormai da mesi far fronte a rivolte interne sempre più frequenti, che scoppiano in Italia, in Croazia, in Dalmazia, in Bretagna, in Africa e nelle province appena occupate. Teme di non poter più recuperare la situazione e in primavera manda una staffetta con l'ordine: "Duca, accettate immediatamente la più onorevole offerta di pace del Re di Polonia. Sappiamo che è un sacrificio per Voi, ma è in gioco la sopravvivenza dello Stato. Questa pace vi renderà più onore di tutte le vittorie in battaglia e di tutte le conquiste...".
Ma il duca, rifornito continuamente di truppe fresche e carriaggi dalle province balcaniche e dai territori del Mar Nero, sta intanto puntando a est per passare il Dniepr a luglio ed entrare a Chernigov. La staffetta lo raggiunge sul corso d'acqua, Noailles legge le prime righe e si fa strappare dal vento il dispaccio: l'avanzata, che ormai è diventata un inseguimento al re di Polonia, non conosce soste!
L'esercito ripercorre il grande fiume sull'altra sponda marciando verso nord e ad agosto entra nel Mozyr e occupa Mogilev; ancora a sud-est e Noailles in autunno, avanzando con i cannoni e i cavalli nel fango, entra a Belgorod dove, finalmente, viene raggiunto e catturato Augusto III di Polonia, intento a riparare in Russia.
La pace separata viene subito firmata: la Polonia cede le province di Galizien, Podolia e Ukraina. In cambio Augusto III potrà riprendere il trono di Polonia e Stanislao Leszczynski, stabilendosi a Kiev, diventerà il vicerè della "Polonia francese" formata dalle tre province cedute ai Borbone.

Ma per la Francia la guerra non è finita, Luigi XIV sprona ora il duca: bisogna ancora piegare la Cesarea Maestà. Nell'aprile del '36, comandate dal neonominato Maresciallo Noailles, le forze gigliate tornano verso ovest e raggiungono la provincia austriaca di Magyar, a ottobre cade la città capoluogo, Eger, e a novembre, ancora a ovest, Presburg. Solo dopo la presa di Krems (Ostmarch), Carlo VI cede alla richiesta francese e acconsente, il 21 dicembre 1736, alla cessione delle province di Pest, Maros e Ruthenia. L'Impero è spaccato in due, con Serbia, Banat e Transilvania separate dal resto della nazione.
A Notre Dame viene intonato il Tedeum di Charpantier: Le province francesi a nord del Mar Nero sono finalmente congiunte al corpo nazionale.






Xerse
00mercoledì 11 giugno 2003 20:53
LIBRO V. L'INDIA E L'ESTREMO ORIENTE. 1740 - 1789

Nel gennaio del 1741 la Francia, assieme ad altre nazioni, non accetta la "Prammatica Sanzione" secondo la quale anche una donna, in questo caso Maria Teresa d'Austria, può salire al trono dell'Impero. Le relazioni francesi con Prussia migliorano clamorosamente e si attiva un Casus Belli con l'Austria.
Il 7 settembre 1742 con la dichiarazione di guerra di Francia e Olanda a Austria, Polonia e Hannover, scoppia la "Guerra di Successione Austriaca". Al termine della quale, poco più di un anno dopo, la Francia acquisisce il Baden e il Wurzburg. Luigi XV ha ormai reputazione molto negativa.

Fra il 1744 e il 1752, Parigi, raggiunge il livello massimo di infrastrutture e costruisce raffinerie a Napoli e nel Baden, oltre ad un'armeria a Kharkov (Donetsk). In estremo oriente, intanto, gli esploartori e i coloni fondano i primi insediamenti francesi: a Sarawak, Manado, Buru (primo porto e futura base strategica).

Il 18 novembre 1753, la Baviera, riscattatasi anni prima dal dominio austriaco, entra nell'alleanza franco-olandese. Ma è l'India misteriosa ad attrarre ora la nostra attenzione.

All'inizio della seconda metà del XVIII secolo l'India è composta politicamente da una parte occidentale che è il Gujarat, abbastanza ricca, la cui capitale Rajkot, è anche un centro commerciale con un giro d'affari di oltre 550 ducati. Il Gujarat ha però poche province ed è in guerra con l'Afghanistan. Una parte centro-settentrionale, di una decina di province, denominata Delhi, la più grande entità politica della regione, alleata dell'Hyderbad, più a meridione, che è il cuore geografico dell'India. Vi è poi una parte più a sud, il Vijayangar, dove l'India si restringe ancora, le cui province sono bagnate dall'oceano sia ad Est che ad Ovest, e la cui politica è vicina all'Impero Ottomano. Quindi l'apice del triangolo rovesciato, occupato dall'Olanda, e le tre colonie francesi di Kerala (costa occidentale), Pondicherry (costa orientale) e Palakimedi, più a nord, sulla costa orientale, fra il Vijayangar a sud-ovest e il regno del Bengala a nord-est.
Quest'ultimo, con otto province conosciute, estese piantagioni di the, porcellane, spezie e un centro commerciale da circa 500 ducati di giro d'affari è probabilmente lo Stato più ricco della regione indiana. Lo governa il nababbo Mir Muhammad Ja'Far, modesto principe musulmano, sia per qualità amministrative, sia per qualità militari. E' alleato del vicino Arakan, dell'Afghanistan e del Brunei, che confina con la colonia francese del Sarawak.

Dal Palakimedi, in cui sorge una piccola città coloniale di circa settecento anime, Nouvelle Ile de France, gli osservatori europei vedono nel Bengala una fra le prede più ricche del mondo. Uno dei primi visitatori inglesi lo descrive come "una terra magnifica, la cui ricchezza ed abbondanza non potrebbero essere eliminate da guerre, pestilenze e dominazioni". Molto tempo prima, il viaggiatore marocchino Ibn Battuta descrive il Bengala cone "un paese di vaste dimensioni, nel quale il riso è estremamente abbondante. Anzi, non ho visto nessuna regione della terra dove vi siano provviste in così grande quantità". Nel 1757, l'inglese Robert Clive parla del centro tessile di Dacca come "grande, popoloso e ricco quanto la città di Londra".

Il Casus Belli per Francia scatta il 24 novembre del 1753 quando in una missione di padri gesuiti francesi nella città bengalese di Sambalpur, avviene una strage; l'unico sopravvissuto riconosce nei militari sunniti del nababbo gli autori della carneficina.
Trascorrono sei anni di preparativi, nei quali la provincia del Palakimedi viene riempita di soldati come un uovo. Oltre il numero di settantaduemila è però materialmente impossibile accamparli e rifornirli.
Nel 1759, dopo la stagione delle piogge, la Francia presenta la dichiarazione di guerra al Bengala. Comanda la campagna il generale Charles-Joseph Patissier marchese di Bussy-Castelnau, quarantuno anni, in India dalla più tenera età.
Due le colonne dell'avanzata, la prima che procede lungo la costa orientale diretta al centro commerciale di Calcutta, obiettivo minimo della guerra; la seconda che procede verso l'interno per conquistare la capitale: Patna. Entrambe le direttrici contano su circa trentaseimila uomini e cinquantacinque cannoni.
La risposta del Bengala è subito incredibile e violentissima. Il terreno poi, specie per la colonna che avanza sulla costa, è estremamente logorante dato che si tratta principalmente di acquitrinii e foreste; tutta la provincia di Calcutta, a est della città, è nell'immenso bacino del delta del fiume Gange: un ostacolo formidabile per qualsiasi esercito.
Il marchese Bussy tira le cuoia nei primi giorni della campagna, in battaglia: le forze della colonna di Patna arrivano alla capitale ridotte a ventunomila uomini e trentasette cannoni, se si considera che fra queste truppe c'è anche un'aliquota di rinforzi, ci si rende conto della gravità delle perdite. Il 3 gennaio 1760 i francesi assaltano la capitale, che viene conquistata al costo di duemila uomini. Le forze rimaste puntano su Calcutta.
Il 20 gennaio vi arrivano intanto le forze della colonna costiera: bengalesi, paludi e malaria hanno ridotto gli effettivi a seimila uomini e trentacinque cannoni! Solo a marzo, mercè l'arrivo dei rinforzi, comincia l'assedio vero e proprio, con diciassettemila uomini e settantuno cannoni; ma diversi attacchi francesi falliscono.
Intanto, varie province del Bengala si ribellano al nababbo, ostacolando ancora di più il flusso di rinforzi dal Palakimedi e dal Pondicherry.
A complicare le cose l'Astrakhan scende in guerra a fianco del Bengala: confinante con i territori francesi del Mar Nero, entra con quarantottomila uomini nel Kerch, batte le truppe al confine e assedia la fortezza. Anche la colonia francese del Sarawak viene attaccata dal Brunei.
Il 28 dicembre, rifornita via mare la forza assediante, al terzo attacco, cade Calcutta. Il nuovo nababbo Mir Qasim Alì rifiuta qualsiasi proposta di pace. Diciottomila soldati francesi con cinquantotto cannoni puntano a ovest, sulla città di Howrah.
Nell'aprile del '61 i francesi riescono finalmente a liberare Kerch dall'assedio dell'esercito d'Astrakhan, che si accontenta di 75 ducati per la pace.
Nel Bengala la situazione è difficilissima, le truppe che assediano Howrah possono essere rifornite solo via mare attraverso il porto di Calcutta, che accoglie e fa giungere tanti uomini quanti ne falcidiano i bengalesi e la fame sotto le mura della città. Per cui la campagna è drammaticamente in fase di stallo.
Il 3 giugno 1762 il nababbo, la cui stessa vita è oramai in pericolo per le continue rivolte delle tribù indù a nord del corso del Gange, offre la provincia di Calcutta e 50 ducati per la pace. La Francia accetta. Mai vittoria fu meno meritata.

A ottobre il centro di Calcutta (Gange) ha già un volume d'affari di 791 ducati. Nel marzo del 1763 prosegue l'espansione coloniale francese in estremo oriente: si apre una stazione commerciale a Timor (Spezie) e due anni dopo viene fondata una colonia a Ceram (Spezie). Nell'agosto del 1768, grazie al salto di livello commerciale fornito dalle conoscenze e tecnologie francesi, il centro del Gange vede enormemente allargato il suo territorio d'influenza arrivando ad un giro d'affari di 1491 ducati e un'area di 56 province. E' il mercato più ricco del mondo; segue Andalusia con 1147 ducati (Spagna), Veneto (1013, Francia) e Ivoria (985, Francia).
Lo stesso anno i coloni francesi raggiungono Taiwan (Porcellane) e vi aprono una stazione commerciale.

In Europa nel '69 si avvia la costruzione di un'armeria a Berna e l'anno dopo, sfruttando il timore di una nuova aggressione dell'Impero, Luigi XV "per assicurare al popolo bavarese una pace lunga e completa" si fa consegnare la corona del piccolo stato (due province) dal duca Massimiliano III Giuseppe di Wittelsbach. La reputaziona internazionale della Francia è molto negativa.

La situazione economica all'aprile 1770 vede 49 province conquistate in America del Nord, 3 in America del Sud, 33 colonie in Africa, 9 in Asia.
Nei cot francesi: 5 mercanti in Ile de France (389, 93), 5 in Fiandre (152, 36), 3 in Meclemburgo (357, 51), 5 in Liguria (365, 87), 5 in Veneto (1016, 244), 5 in Ivoria (992, 238), monopolio in Yukon (514, 493), monopolio in Gange (1518, 583).
Nei cot non francesi: 5 mercanti in Andalusia (1152, 276), 2 a Tago (500, 48), 2 ad Alessandria (333, 32), 2 ad Isfahan (800, 76). MLC a 0,97.
In politica interna c'è sempre maggiore equilibrio fra plutocrazia e aristocrazia.
Introiti mensili: Tasse 242,15, Merci 211,8, Commercio 188,5, Oro 33,3. Totale 676 ducati circa. Manutenzione militare: 45,4. Inflazione allo 0,3%.
Nel maggio del '74 viene costruita una raffineria in Borgogna.

Sale al trono di Francia il ventenne Luigi XVI, il cui governo si dimostra subito di modesta levatura politica. Il re nel giugno del 75 non riesce a rinnovare l'alleanza con l'Olanda e quindi accetta di far entrare la Francia nella coalizione formata da Polonia, Svezia, Hannover e Ucraina. E' amante della pace, specie con l'Austria, di cui ha sposato la figlia dell'imperatrice, Maria Antonietta. Investe nelle colonie dell'Oceano Indiano: Bourbon e Mauritius e dell'estremo oriente: Taiwan, Ceram, Timor, Tindore, Buru in cui e già presente una città coloniale. Ma nell'82 in ognuna di queste colonie sorgerà una città.
Nel settembre dell'81, soffrendo di una reputazione molto negativa, la Francia nella persona di un re diplomatico maldestro propone al re polacco Stanislao II, il vassallaggio; il rifiuto è tale da peggiorare sensibilmente le relazioni fra le due corone. Nonostante ciò nel maggio dell'82 la Francia conserva solo la Polonia come alleato, e nell'86 firma l'accordo di Eden che prvede vantaggi commerciali e miglioramenti delle relazioni con l'Inghilterra.

Ma in questi anni, a causa della condotta incerta del re specie nei confronti della borghesia, si verificano sempre più spesso disordini, fomentati a volte da frange della nobiltà. Per lenire il male viene dato ordine di costruire una fabbrica in una delle ultime province acquisite (che è anche una delle più inquiete), l'Ansbach. E la notizia, a fine 1788, della scoperta dell'oro in Siberia (Enkan) non impedisce alla Francia di avvicinarsi a passi spediti ad uno dei momenti più bui della sua storia...

Xerse
00mercoledì 11 giugno 2003 20:58
LIBRO VI. LA RIVOLUZIONE E NAPOLEONE. 1789 - 1820


Napoleone

Nel maggio del 1789, su richiesta della nobiltà e soprattutto della borghesia, il re convoca gli Stati Generali, cioè l'assemblea dei rappresentanti di tutte le forze politiche di Francia. Tale assemblea si trasforma però spontaneamente in Assemblea Costituente, decisa a rinnovare radicalmente il sistema monarchico feudale che l'ha inavvedutamente convocata. Dall'Assemblea la spinta rivoluzionaria passa al paese, si hanno così accanto alla rivoluzione borghese, una rivoluzione popolare e una rivoluzione contadina. A luglio il regno precipita nel caos. L'aristocrazia perde prestigio, il potere d'accentramento e il controllo sociale buona parte del loro valore; diminuisce anche la qualità e la quantità delle forze armate dato che disertano trentamila uomini. Nell'agosto dell'89, l'Assemblea abolisce tutti i privilegi di natura feudale e promulga la "Dichiarazione dei diritti dell'uomo". A ottobre turbe del popolo parigino si riversano a Versailles e costringono la corte e la stessa Assemblea a riparare a Parigi. La monarchia, tuttavia, si salva grazie alla volontà dell'alta borghesia, i cui deputati, timorosi della carica eversiva popolare, nel settembre 1791, fanno giungere in porto una costituzione basata sul sistema censitario (cioè sul patrimonio e sui tributi pagati in proporzione) e sulla monarchia costituzionale. Il primo ottobre 1791 viene sciolta l'Assemblea costituente e viene eletta l'Assemblea legislativa, prevista dalla nuova costituzione.
Da parte di forze estremiste viene, nella primavera del '92, tentata una manovra diplomatica affinchè l'Austria o la Prussia dichiarino guerra alla Francia; allo scopo di rovesciare completamente la corona. Ma la Francia risulta ancora troppo potente e la manovra fallisce. Luigi XVI, benchè monarca solo sulla carta, ha salvato la testa!
La situazione non è però ancora stabilizzata del tutto, si susseguono rivolte contadine, anche intense e molto gravi, come quella del novembre 1793, quando sessantaquattromila rivoltosi con trentasei cannoni prendono d'assalto la fortezza di Zurigo...

Intanto il grande vantaggio in tecnologia militare che vantava la Francia sul resto del mondo è molto diminuito. La Prussia, in quegli anni è più potente dell'Austria, estendendosi dall'Anhalt alla Curlandia. Quest'ultima provincia le era stata concessa al termine di una guerra scoppiata nel giugno 1719, quando la Svezia (alleata della Curlandia) aveva dichiarato guerra alla Danimarca, alleata della Prussia.
Nel 1794, Federico Guglielmo II, sottovalutando il vigore politico della Francia postrivoluzionaria, decide di accampare ufficialmente dei diritti sull'Ansbach (provincia annessa alla Francia con la scomparsa della Baviera) facendo risalire le sue ragioni al XIV secolo, quando il possedimento del "Margraviato di Ansbach" apparteneva agli Hohenzollern. A novembre, una ribellione antifrancese a Norimberga organizzata dai prussiani, fallisce. Ci sono le motivazioni per un Casus Belli di Parigi contro Berlino. A Napoleon, giovane comandante di un reparto nella Savoia, viene dato l'ordine di partire con i suoi uomini verso nord, per il Wurzburg francese.

L'obiettivo massimo raggiungibile dalla Francia contro Prussia, alleata di Danimarca, è quello di annettersi le due province che separano il Meclemburgo dal corpo nazionale, oltre alla Curlandia; e cioè le due province più ad ovest del territorio prussiano e quella più ad est. Le truppe di Federico Guglielmo hanno un'ottima preparazione e tecnologia terrestre (54) e anche la Danimarca è all'altezza (52), tanto che, nel timore di una reazione dell'esercito danese contro Lubecca, il governo francese ne dispone il consolidamento delle fortificazioni. La Francia (T.T. 60, il massimo) può inoltre contare sull'appoggio polacco, debole (T.T. 24) ma pur sempre utile a stornare l'attenzione di qualche unità prussiana.
Il piano prevede cinque armate. La prima, comandata da Napoleone e Murat con quarantamila uomini (di cui la metà a cavallo) con il compito di dare la caccia al grosso dell'esercito prussiano, in partenza dal Wurzburg. La seconda, comandata dal Sergente Pierre Lefebvre con quarantaduemila uomini e centodieci cannoni a cui è affidata la conquista delle città di Dessau, Magdeburgo e Berlino, in partenza dal Mainz. La terza, comandata da Louis Suchet, con venticinquemila uomini, di rinforzo. La quarta guidata da Jean Lannes, futuro Maresciallo, con trentaquattromila uomini e cento cannoni da Lwow (Galizien), con il compito di risalire tutta la Polonia e attaccare Riga, in Curlandia. La quinta armata, del generale Jean Moreau con diciassettemila uomini e quaranta cannoni, in difensiva nel Meclemburgo, ma pronta ad intervenire.

Il 12 settembre 1798 Francia e Polonia dichiarano guerra a Prussia, il cui monarca è Federico Guglielmo III, e Danimarca.
Le armate sono in marcia e il 24 ottobre Lefebvre è alle porte di Dessau. Più all'interno, Napoleone e Murat sconfiggono l'esercito prussiano nel Sachen e nel Magdeburg, mentre a dicembre Lannes batte i prussiani in Curlandia e mette Riga sotto assedio. L'11 dicembre cade Dessau, Lefebvre si mette in marcia per Magdeburgo.
Intanto Napoleone viene proclamato dal re arciduca di Corsica e comandante di tutti gli eserciti reali.
Nel gennaio del '99 cade Riga e l'esercito polacco con venticinquemila uomini dilaga in Wielkopolska. Il 25 marzo, la Danimarca, dopo aver attaccato senza successo alcune colonie francesi in America del Nord e in India, si accontenta di 25 ducati per la pace. Cinque giorni dopo cade Magdeburgo. Il momento è decisivo: da questa città Lefebvre con ventisettemila uomini e centotre cannoni, da Poznan, Suchet con ventunomila uomini, e dal Meclemburgo, Moreau, con tredicimila uomini e quaranta cannoni convergono tutti su Berlino.
Ad oriente, ad aprile, Lannes prende Memel. Napoleone continua a braccare le poche unità dell'esercito prussiane ancora efficienti, poi, anche lui, inizia la marcia verso Berlino. Il cui assedio inizia a maggio, alla fine del quale mese (Napoleone è ancora lontano) la capitale della Prussia è circondata da sessantamila uomini e centoquarantatre cannoni. Il 18 giugno 1799 Berlino capitola! Ma la Prussia non tratta!
Napoleone prende il comando anche delle truppe di Moreau e, saputo che Federico Guglielmo ha intenzione di imbarcarsi per la Danimarca, dirige verso il porto di Stralsund (Vorpommern).
A giugno Lannes conquista Konigsberg e ad agosto Napoleone entra a Stralsund: ma il re ha ora la sua roccaforte a Stettino.
A ottobre Napoleone assedia Stettino, con quarantaseimila uomini e centoquarantuno cannoni; prima che la città cada però, Federico Guglielmo III dispone di accettare le condizioni francesi. La Prussia cede alla Francia Anhalt, Magdeburg e Curlandia. Il Meclemburgo francese rompe il suo secolare isolamento.

Napoleone è ormai padrone dei destini d'Europa. Almeno di quella orientale. Il 3 giugno 1804, alleata ancora della sola Polonia, Francia, senza Casus Belli, dichiara guerra alla Russia di Alessandro I. Il ruolo di diffusore dei principi rivoluzionari porta l'arciduca di Corsica nella terra probabilmente più lontana a tali principi.
Due le forze d'invasione. Una da ovest, Curlandia, comandata da Napoleone in persona, con centodiecimila uomini e trecentoventuno cannoni, diretta a Novgorod. Una seconda da sud, Kharkov, comandata da Lefebvre, con settantaquattromila uomini e centoventi cannoni, diretta, attraverso la Polonia, a Mosca. Un'altra forza in Francia con trentottomila uomini e sessanta cannoni pronta ad imbarcarsi su venticinque navi nel Caux e sbarcare dove richiesto da Napoleone (sulle coste del Mar Baltico o del Mar Nero).
L'obiettivo prioritario della guerra è naturalmente il centro commerciale di Novgorod, poi, o la provincia di Pskov o quella di Tver, per avere un punto di contatto con la Polonia amica. La Russia è alleata dell'Impero Ottomano.

Fin dai primi giorni la Russia contrattacca in Polonia e infatti il primo scontro, vittorioso per i francesi, si svolge fra le truppe di Lefebvre e un contingente di quattromila soldati dello Zar, che ha sconfinato.
Nel Mediterraneo, intanto, dopo aver perso una battaglia navale, a luglio, l'Impero Ottomano offre il ritorno allo status quo. Luigi XVI accetta.
A settembre, nonostante le avverse condizioni metereologiche, uno scontro con ottomila russi e la perdita di circa tremila uomini, Napoleone raggiunge con la sua imponente armata Novgorod. I russi si sottraggono ad una battaglia in campo aperto e si trincerano nella considerevole fortezza della città. Qualche giorno prima Lefebvre arriva alle porte di Mosca, lungo la marcia ha perso quattromila uomini! Dopo circa due mesi cadono entrambe le città.
Conquistati gli obiettivi militari principali, Lefebvre prosegue la sua avanzata verso nord-ovest e punta sulla città di Tver, ad oltre centocinquanta chilometri dalla capitale; Napoleone, preoccupato per l'estendersi delle lineee di rifornimento, lasciata Novgorod, torna indietro per conquistare Pskov. Entrambi arrivano agli obiettivi nel pieno dell'inverno russo, pochi giorni prima di Natale.
A febbraio Tver, l'eroica capitale che resistette ai Tatari, viene conquistata; Lefebvre prende alloggio nel palazzo di Caterina II. Da qui partono le prime offerte di pace, tutte rifiutate.
All'inizio della primavera, Napoleone muove il grosso degli uomini di Lefebvre verso sud-est, a conquistare Ryazan (a quasi duecento chilomentri da Mosca), e un corpo di diecimila uomini si muove verso l'interno, oltre il Volga, a coprire il fianco sinistro dell'avanzata.
Il 10 marzo 1805 cade Pskov e Napoleone tenta il grande salto a est, per isolare completamente la capitale. Da Pskov, a marce forzate, tenta di raggiungere il più presto possibile Vladimir, centottanta chilometri a Est di Mosca, ottocento da Pskov!
Ad aprile, mentre Lefebvre inizia l'assedio di Ryazan, si hanno notizie di un corpo di ventimila russi nei pressi Vladimir. Il contingente che deve coprire l'azione di Lefebvre, salito a quattordicimila uomini, gli va incontro dalla regione di Vologda; ma le truppe russe sono più veloci e sono loro ad entrare nel Vologda, proprio quando vi entra anche Napoleone! La battaglia sarà quella decisiva di tutta la campagna. La vittoria francese segna la fine dell'esercito russo nella guerra.
Per arrivare in tempo Napoleone ha perso lungo il cammino 8 dei suoi 336 cannoni e circa ottomila uomini! Il 6 giugno 1805 inizia l'assedio di Vladimir.
Sei giorni dopo Lefebvre entra a Ryazan, a sud-est di Mosca. Si rimette subito in marcia e punta ancora a sud, su Vorones.
Ad est di Mosca, a Vladimir, si resiste ormai solo nella città vecchia. Napoleone ci tiene a prendere di persona la piazzaforte in cui fino al XV secolo si incoronavano i grandi principi russi. L'11 agosto il comandante della guarnigione si arrende. E con lui la Russia, che cede alla Francia Novgorod e Pskov.
Prima di abbandonare il teatro di guerra, Napoleone farà razzia a Vladimir delle "Porte d'oro" delle vecchie mure della città. Conoscitore d'arte, porterà in Francia, tutto quello che potrà far asportare del pittore russo del XV secolo Andrej Rublev, fra cui il suo capolavoro: l'icona della "Trinità angelica" della cattedrale della Trinità di Mosca.

A questa guerra ne seguirà subito un'altra, che scoppierà a causa della Francia nell'aprile del 1811 e che durà meno di un anno.Consentirà a Luigi XVI di acqusire le quattro province austriache isolate dal corpo nazionale: Wurttemberg, Serbia, Banat e Transylvania.

Fra il 1814 e il 1817 verranno costruite quattro raffinerie (Linguadoca,Smyrna, Alsazia, Table), una carpenteria in Armor e un centro di lavorazione in Savoia.
Le entrate mensili del mese di dicembre del 1819 sono le seguenti: Tasse 279,8, Merci 270, Commercio 168,7, Oro 39. Totale 757 ducati circa. Esercito 46. Inflazione 3%.
A gennaio del 1820 le casse francesi registrano un deposito di 28.852 ducati.

Con questo tesoro e la macchina da guerra più potente del mondo, il genio di Napoleone volge lo sguardo alla coalizione anglo-iberica.
Nulla fa pensare a quello che sarà il suo inevitabile destino: l'esilio di Sant'Elena.

lbassane
00mercoledì 11 giugno 2003 23:21
Re:

Scritto da: Xerse 11/06/2003 20.31

A due amici "di penna": Ubik e Xela.

PREMESSA.
Versione di EU2: 1.7.
Tutti i parametri di default attivi.
Spero che questo AAR sia interessante per tutti.
La mappa con la situazione finale è al VI libro.
Buona lettura.
Xerse...[SM=x166640]


Bello, molto bello.
Ti posso fare alcune domande ?
Io non ho mai scritto un AAR e non conosco la tecnica, nel senso che, a parte i punti che ti elencherò successivamente, non so se ne servano degli altri.
Saresti così "umano" da dirmeli ?

Allora =

1 - armarsi di carta e penna per descrivere al momento tutto quello che succede durante il gioco
2 - salvataggi frequenti (che periodicità consigli ?)
3 - ripetizione di "fatti" che portano al fallimento dell'obbiettivo prefissato (non sto dicendo di usare trucchi ma di ripetere certe scelte se il risultato non è in linea con la storia. Mi pare di aver letto sul sito ufficiale il modo per far si che avvenimenti random abbiano una % di successo maggiore)
4 - procurarsi documentazione sul periodo storico in gioco al momento in modo da descrivere compiutamente il contorno della storia (e qui sono in grossa difficoltà a meno che non mi rivorlga a www.google.it)
5 - avere tempo (ma quanto te ne è costato per il tuo AAR ?)

Al momento non mi sovviene altro.
Che dici, per iniziare potrebbe andare ?

























Xerse
00giovedì 12 giugno 2003 10:12

Scritto da: lbassane 11/06/2003 23.21



Innanzi tutto grazie dell'apprezzamento.
Mi piacciono molto gli AAR e desidererei anche leggerne, per cui
ben vengano altri e numerosi scrittori.

Per quanto riguarda la mia tecnica, corrisponde abbastanza ai punti da te citati.
Punto 1. Uso un quadernone di fogli di computisteria.
Punto 2. Per i salvataggi non c'è una regola precisa, in genere prima e dopo ogni evento registrabile sul quadernone, e una volta anche durante l'evento. Credo che la media sia una volta ogni 3 o 4 anni di gioco. Autosave comunque annuale.
Punto 3. Cerco di evitare al massimo di tornare indietro e "ripetere la storia", in realtà mi capita solo quando faccio un errore di distrazione nella scelta di un evento. Non escludo però che con nazioni piccole possa tornare utile, al gioco e all'AAR tornare qualche volta indietro se le cose vanno male...
Punto 4. Il segreto è scegliere una nazione simpatica di cui si sa già qualcosa. Naturalmente ho anche attinto a varie fonti. La principale è stata una buona enciclopedia, che credo sia la soluzione più pratica, poi internet e infine libri specifici. Per quanto riguarda gli episodi inventati (soprattutto per giustificare gli insulti diplomatici) consiglio di crearli secondo le proprie passioni e i propri interessi. Se dai un'occhiata al casus belli della "Guerra dei nidi" capirai che sono un amante dell'opera.
Punto 5. Il tempo. Non bisogna avere fretta. Nessuno ci corre dietro e bisogna vincere il desiderio di vedere subito nel forum il proprio AAR (che comunque è sempre migliorabile).

Spero di esserti stato utile... [SM=x166640]
Naghornokarabah
00giovedì 12 giugno 2003 17:49
Queste sono le cose "Uniche" che ci regala EU2, questo e' quel qualcosa "in piu'" che possiede questo gioco.
Grazie Xerse.
Xelaehtgre
00giovedì 12 giugno 2003 18:18
Stampato, me lo son stampato...
... ma sapessi, Xerse, cosa diavolo ho dovuto fare per poterci arrivare...

[SM=g27816]

... mitico !
Xerse
00giovedì 12 giugno 2003 20:27
Xela, l'importante è che sei di nuovo fra noi, lo sapevo, lo sapevoooooo!!! [SM=x166599]

Xerse
00giovedì 12 giugno 2003 20:41
Scusa Nagh, ma l'emozione di "rivedere" Xela mi ha distratto dal tuo post.

Mi ringrazi, e di che?
Grazie a te che ci dai la possibilità di esprimerci e comunicare... litigare, fare pace, imparare, crescere, tornare bambini...[SM=x166640]
lbassane
00giovedì 12 giugno 2003 20:54
Re:

Scritto da: Xerse 12/06/2003 10.12


Innanzi tutto grazie dell'apprezzamento.
Mi piacciono molto gli AAR e desidererei anche leggerne, per cui
ben vengano altri e numerosi scrittori.

Per quanto riguarda la mia tecnica, corrisponde abbastanza ai punti da te citati.
Punto 1. Uso un quadernone di fogli di computisteria.
Punto 2. Per i salvataggi non c'è una regola precisa, in genere prima e dopo ogni evento registrabile sul quadernone, e una volta anche durante l'evento. Credo che la media sia una volta ogni 3 o 4 anni di gioco. Autosave comunque annuale.
Punto 3. Cerco di evitare al massimo di tornare indietro e "ripetere la storia", in realtà mi capita solo quando faccio un errore di distrazione nella scelta di un evento. Non escludo però che con nazioni piccole possa tornare utile, al gioco e all'AAR tornare qualche volta indietro se le cose vanno male...
Punto 4. Il segreto è scegliere una nazione simpatica di cui si sa già qualcosa. Naturalmente ho anche attinto a varie fonti. La principale è stata una buona enciclopedia, che credo sia la soluzione più pratica, poi internet e infine libri specifici. Per quanto riguarda gli episodi inventati (soprattutto per giustificare gli insulti diplomatici) consiglio di crearli secondo le proprie passioni e i propri interessi. Se dai un'occhiata al casus belli della "Guerra dei nidi" capirai che sono un amante dell'opera.
Punto 5. Il tempo. Non bisogna avere fretta. Nessuno ci corre dietro e bisogna vincere il desiderio di vedere subito nel forum il proprio AAR (che comunque è sempre migliorabile).

Spero di esserti stato utile... [SM=x166640]



Grazie, mi voglio cimentare anche io ma non prometto nulla
[SM=g27811]
Xelaehtgre
00venerdì 13 giugno 2003 09:18
Due cose per Voi da questa valle di lacrime...
... per Xerse: non mi far imbarazzare ancor di più, che già avevo tentato di sfuggir la lode della dedicazione di codesto manoscritto, sì dotto e maraviglioso... [SM=g27822]

... per lbassane: questo è un link molto interessante, se ti vuoi cimentar nell'avventura facendo compagnia ad altri, esimi, ospiti... [SM=g27824]

[SM=x166599]
Virusboy
00venerdì 13 giugno 2003 09:43
Umiliato dalla tua velocità...
mi sono stampato il tuo computerscritto e cercherò di rubar tempo allo spietato lavor per poter leggerlo![SM=g27827]

Forse dovrei anch'io pubblicare l'aar solo quando l'ho completato tutto?![SM=g27818]

Sotto il profilo della forma mi sembra già un gran bel lavoro![SM=g27823]
El Vise
00venerdì 13 giugno 2003 09:57
Re: Umiliato dalla tua velocità...

Scritto da: Virusboy 13/06/2003 9.43
mi sono stampato il tuo computerscritto e cercherò di rubar tempo allo spietato lavor per poter leggerlo![SM=g27827]

Forse dovrei anch'io pubblicare l'aar solo quando l'ho completato tutto?![SM=g27818]

Sotto il profilo della forma mi sembra già un gran bel lavoro![SM=g27823]



Il fascino del tuo AAR sta anche nel fatto che viene (veniva [SM=g27820] ) rilasciato a episodi....certo che se non ti metti più al lavoro dovrò, pur se a malincuore, disdire l'abbonamento in edicola.

Per Xerse: l'ho stampato ieri sera (peccato non possa stamparmi anche le immagini) e questa sera mi darò alla lettura e non vedo l'ora.....complimenti veramente!!!!

ciao ciao
Xelaehtgre
00venerdì 13 giugno 2003 09:57
Re: Umiliato dalla tua velocità...

Scritto da: Virusboy 13/06/2003 9.43
Forse dovrei anch'io pubblicare l'aar solo quando l'ho completato tutto?![SM=g27818]



ognuno ha il suo stile, ognuno ha il suo modo, ognuno ha i suoi lettori... ed i tuoi (lettori) son qui che aspettano e, come dice Vise, mi sembra che si batta la fiacca, qui ! [SM=g27828]
Xerse
00venerdì 13 giugno 2003 14:09
Re: Umiliato dalla tua velocità...

Scritto da: Virusboy 13/06/2003 9.43
mi sono stampato il tuo computerscritto e cercherò di rubar tempo allo spietato lavor per poter leggerlo![SM=g27827]

Forse dovrei anch'io pubblicare l'aar solo quando l'ho completato tutto?![SM=g27818]

Sotto il profilo della forma mi sembra già un gran bel lavoro![SM=g27823]



Viboy, non dire sciocchezze, ma che umiliato e umiliato...

E' molto più difficile scrivere un AAR romanzato che uno tecnico come il mio, benchè qualche sforzo questa volta l'abbia fatto per rendere il racconto più fantasioso.
Inoltre lo stile "romanzato", per l'evolversi di storie persoanli, è certamente più adatto ad essere letto a puntate di un AAR tecnico.

Fatemi sapere comunque cosa ne pensate, un grazie e un saluto a tutti...[SM=x166640]


Xelaehtgre
00venerdì 13 giugno 2003 14:11
Messere Xerse...
... ho due domande da farvi:

1) I mercanti, come li ha gestiti? In automatico o manuale ?

2) Lode ai progressi tecnologici! Suddivideva gli incassi su tutte le voci (terrestre, navale, infrastrutture e commercio) oppure anche Voi frequentate l'eresia di quelli che "...una per volta" ?

Mi pregio di ringraziarti subito, per la risposta, che so esauriente e competente.

Il Vostro folle e lebbroso,
Xela
[SM=x166645]
Xerse
00venerdì 13 giugno 2003 14:36
Xela, mio Signore colendissimo, rispondervi è per me un dovere:

1) Non mi sovvenne mai l'idea di gestir manualmente li mercanti.
2) Ammetto di aver colto me stesso a seguire la nuova regola
di... "una per volta".

Confidando di aver compiutamente risposto, riverentemente m'inchino e vi saluto,

Vostro Vassallo,
Barone Xerse. [SM=x166640]

Xelaehtgre
00venerdì 13 giugno 2003 15:10
Re:

Scritto da: Xerse 13/06/2003 14.36
2) Ammetto di aver colto me stesso a seguire la nuova regola
di... "una per volta".



La curiosità mi mangia, Messere.
"O non sarà la lebbra..."

Cosicchè, abbisognami spiegazioni bastevoli affinchè possa intuire quale tecnologia Ella, abbia privilegiato, il quando e il come.
Naturalmente, se cotanto pregiato archivio, ove reperir li dati, ancora fosse a vostra disposizione.

Contrariamente finirò il mio tempo qui, a grattarmi...

E... perdoni il mio ardir barone... ma ognuno di noi non è vassallo che di sè stesso, e delle sue pulsioni...

Vostro reverendissimo,
Xela
[SM=g27827]
Xerse
00venerdì 13 giugno 2003 17:21
Baron Xela,

ogni partita ed ogni nazione hanno naturalmente la loro gestione.
Nel caso di questo AAR ho seguito, più o meno, questa priorità di spesa:
1) Stabilità (ho puntato sempre al +3);
2) Tecnologia terrestre;
3) Commercio;
4) Infrastrutture;
5) Tecnologia navale.

Al di fuori della normale gestione, in caso cioè di difficoltà o investimenti prebellici: al tesoro.

Che Dio la conservi sempre,
Xerse.

Xelaehtgre
00venerdì 13 giugno 2003 17:25
Re:

Scritto da: Xerse 13/06/2003 17.21
Che Dio la conservi sempre,
Xerse.



... magari non così come ora, a lor Consiglieri piacendo...

grazie, cercherò di far tesoro, anche se rimango convinto della bontà di investire ducati contemporaneamente sulle varie voci ...

Vostro Xela
[SM=x166646]
lbassane
00venerdì 13 giugno 2003 19:56
Re: Due cose per Voi da questa valle di lacrime...

Scritto da: Xelaehtgre 13/06/2003 9.18
... per lbassane: questo è un link molto interessante, se ti vuoi cimentar nell'avventura facendo compagnia ad altri, esimi, ospiti... [SM=g27824]

[SM=x166599]



Grazie, dalle prime righe vedo che è quello che cercavo.[SM=g27811]
Ora me lo leggo
lbassane
00sabato 14 giugno 2003 11:54
Re:





Ai Baroni Xerse e Virusboy che con i loro AAR mi hanno entusiasmato e convinto a provare anch'io.

Premessa =
cari lettori, non aspettatevi una prosa di quel livello, io sono un infimo servo di lor Signori e incapace di raggiungere le alte vette della loro prosa.
Mi atterrò allo schema e allo stile della "Grande Campagna con Francia : Napoleone a Mosca" del Barone Xerse seguendo la sua traccia nel descrivere la mia avventura in quel di Venezia.
Mitica città, sempre piaciuta, e nella quale provo a ritornare ogni volta che il fato me lo permette.

Versione di EU2 : 1.7 italiana corretta + path italian leaders
Settaggi : come quella suggerita da Mikon Orod per evitare fatti tipo nazione minore che dichiara guerra a quelle maggiori.

1^ parte = situazione iniziale e raggiungimento primi obiettivi nel Mediterraneo 1419-1421

Venezia inizia il suo cammino con 6 province, è alleata con la Bosnia e in guerra con Croazia e Ungheria.
Ha una stabilità di +2, un tesoro con 1500 ducati, un esercito di 15000 uomini al comando del Generale T.d'Este e una marina forte di 40 navi comandate dall'Ammiraglio P.Loredan.
Il Doge T.Mocenigo pone come obiettivi iniziali la resistenza all'aggressione croata-ungherese e una espansione economica nei centri commerciali di Venezia e Genova oltre al naturale rafforzamento delle province, specie quelle più lontane.
Nel marzo del 1419, cerca di rompere l'isolamento diplomatico verso l'Austria, ma ottiene scarsissimi risultati e contemporaneamente invia le sue truppe in Dalmazia ad aspettare l'urto croato. Grazie al suo tesoro arruola bande di mercenari in Istria e nella stessa Dalmazia.
A fine marzo, l'Istria viene attaccata da 37000 soldati nemici e a metè aprile la Dalmazia da 7000. La situazione è difficile ma il nostro T.d'Este , con rapida e brillante manovra, prima batteva, durante la sua marcia di avvicinamento, il nemico in Istria (aiutato in questo da 15000 valorosi mercenari) poi attaccava alle spalle l'esercito croato-ungherese che aveva posto sotto assedio la provincia Dalmata, infliggendo loro una terribile disfatta.
Mentre i resti degli eserciti invasori si ritiravano precipitosamente, il nostro Doge accettava l'invito della nostra alleata Bosnia ed dichiarava guerra a Ragusa prima e successivamente alla Serbia.
Nel luglio del 1419 la Croazia proponeva la pace chiedendo 25 ducati. Nell'accettare siamo consapevole che ora possiamo attaccare liberamente Ragusa avendo le nostre spalle sicure.
Ad Agosto, la nostra flotta sbaraglia quella di Ragusa nel Golfo di Venezia, dove aveva impunemento avanzato, mentre il nostro esercito annienta il nemico alle porte di Ragusa che cinge d'assedio.
Questi dura fino a luglio del 1420 e nell'offrire la pace, annettiamo la provincia.
A fine agosto, mentre infuria la battaglia tra le forze bosniache e quelle serbe, attacchiamo l'indifeso Kossovo e proponiamo la pace alla Serbia che accetta.
Segue un periodo di pace, fino a gennaio 1422 dove, oltre a un matrimonio reale con Bosnia, proponiamo un accordo commerciale con l'Austria che accetta.
Il Doge T. Mocenigo traccia un primo bilancio di questi primi 3 anni nei quali abbiamo acquisito una provincia, resistito all'attacco dei Croati e Ungheresi e istituito ,in tutte le nostre province, un regolare servizio fiscale in modo da far crescere il valore della provincia in tasse e produzione.
La stabilità è +3, l'inflazione al 4,6% mentre il nostro BB risulta essere leggermente incrinato. Il commercio viene incrementato in modo da raggiungere il primato nel centro comerciale veneto, ma deve combattere assiduamente con i mercanti stranieri per poter mantenere una certa supremazie. All'uopo si è scelto di governarlo manualmente.
Il Doge, in questi primi anni, preferisce interessarsi prevalentemente della politica estera, tralasciando volutamente quella interna, giudicando opportuna e idonea al momento storico quella attuata. Per cui avremo una spiccata propensione alla potenza navale, al mercantilismo, alla dottrina difensiva e al decentramento.
La ricerca tecnologica è avviata anch'essa a preferire la nostra marina e il commercio.
Ora il Doge traccia gli obiettivi futuri e chiede di proseguire nella nostra politica di consolidamento del territorio lungo le sponde adriatiche nonchè a cercare di contrastare l'influenza austriaca su Modena e Milano.

Fine 1^ parte

Mikon Orod
00domenica 15 giugno 2003 12:33
Veramente ottimo lavoro Xerse, nei contenuti e nella forma. Anche se questo Impero Francioso vorrebbe competere col mio Impero Millenario di Gran Bretagna, Irlanda e Francia... [SM=g27828]
Xerse
00domenica 15 giugno 2003 14:40
Grazie Mikon, nessuna competizione, credo che il tuo impero rimarrà un record per sempre (o...per molto tempo).

Nella tua descrizione di quella famosa campagna con Inghilterra, riferisti di aver annesso diplomaticamente una nazione precolombiana (non ricordo se gli Inca o altro) dopo una sua inaspettata conversione alla religione cattolica. Ricordandomi dell'episodio ho sfruttato anche io l'occasione con il Benin!

Come vedi... pure Napoleone ti deve qualcosa!
[SM=x166640]
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