I racconti di Ballard

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Juan Galvez
00mercoledì 5 novembre 2003 08:52
Fanucci pubblicherà tutti i racconti di James Ballard.

V.
Takfir
00mercoledì 5 novembre 2003 11:47
Re:

Scritto da: Juan Galvez 05/11/2003 8.52
Fanucci pubblicherà tutti i racconti di James Ballard.

V.



Giusto i primi che mi vengono in mente ...

I saccheggiatori di tombe

L'astronauta scomparso

La morte di Kennedy come una corsa automobilistica in discesa.

Gli scultori di nuvole

Il delta al tramonto

La civiltà del vento

Il pastore aereo

Il bombardiere del sogno

Il gigante annegato

La Gioconda del crepuscolo di mezzogiorno

Il Leonardo scomparso

Gli uccelli giganti

Il mare è vicino

L'ultima pozzanghera

Mitologie del futuro prossimo

Zodiaco 2000

Riunione di famiglia

Tu:Coma:Marilyn Monroe

Ecco perché voglio fottere Reagan

La plastica mammaria riduttiva di Mae West

La rinoplastica della regina Elisabetta

Memorie dell'era spaziale

Note su un collasso mentale

Cavalier Ramingo
00mercoledì 5 novembre 2003 12:07
Ottima segnalazione,thanks Juan !! ;)

Preso nota e appena possibile sarà preso il I volume
Cleofel
00mercoledì 5 novembre 2003 13:25
Ho capito che mi toccherà comprare un altro libero...! [SM=x74956] [SM=x74929]
Juan Galvez
00mercoledì 5 novembre 2003 13:49
Re:

Scritto da: Cleofel 05/11/2003 13.25
Ho capito che mi toccherà comprare un altro libero...! [SM=x74956] [SM=x74929]



Sono previsti 3 volumi... [SM=x74932][SM=x74932][SM=x74932]

Cmq, provane uno, Ballard è autore che può essere amato come odiato.

V.
Cavalier Ramingo
00mercoledì 5 novembre 2003 14:42
Uscendo per il pranzo ho comprato Repubblica...e c'è proprio un'intervista allo scrittore inglese...

Bè...comprare un solo volume di una raccolta di questo tipo (cronologica) comporta che non si recepiscono i cambiamenti di stile o la maturazione dell'autore...
In effetti non sono completamente d'accordo su queste raccolte cronologicamente omnicomprensive dei racconti di un autore...
E' un discorso puramente pragmatico e forse restrittivo...ma in genere il tempo(ed in seconda battuta la pecunia..)che posso dedicare alla lettura non è così sterminato...per cui una selezione di racconti che escludesse prodotti non molto riusciti andrebbe fatta.
So che questa parrà una bestemmia per i collezionisti puri...e so che leggendo una semplice selezione di storie si viene comunque indirizzati e influenzati in modo deciso da una terza persona (il curatore della raccolta),quindi sarà difficile formare un proprio giudizio critico scevro dalle preferenze del suddetto curatore...però ricordo che qualche annetto fa ho letto tutti i volumi editi su TUTTI I RACCONTI DI H.P.LOVECRAFT...e pur essendo nel complesso una raccolta superlativa..ho trovato diversi raccontini superficiali, o scopiazzati, o semplicemente abbozzati in quanto a tematiche..

Bè...rileggendomi trovo che tutto ciò che ho scritto lascia sicuramente il tempo che trova..in quanto nella mia prossima incursione in libreria sicuramente farò mio il I volume della raccolta su Ballard !! :tng33: :tng33: :tng33:
Juan Galvez
00mercoledì 5 novembre 2003 15:20
Bè, il Best of... e il The complete... rispondono a due diverse filosofie: offrire l'uno una sintesi dell'opera di un autore attraverso le sue migliori (secondo il giudizio del curatore) cose, l'altro l'opera intera, luci ed ombre, evoluzione e passi falsi. Non c'è un meglio e un peggio, solo un differente angolo visuale IMO.

V.

Takfir
00mercoledì 5 novembre 2003 16:17
Dei racconti di Ballard di Best Off e di antologie varie ed eventuali ne esistono fin troppe.
In cui magari ci sono gli stessi racconti con titoli diversi oppure a roba già pubblicata decine di volte viene aggiunta una storia inedita o introvabile.
Chi non ha mai letto Ballard un best off lo trova.
Per tutti gli altri questa edizione completa è un pò una manna dal cielo.
Anche se di certo non butterò i vecchi Urania [SM=x74933] [SM=x74933] [SM=x74933] [SM=x74933]
E dirò di più.
Una bella edizione cronologica dei romanzi sarebbe altrettanto meritoria.
In libreria si trovano per lo più le cose fatte dopo L'Impero del Sole che sono decisamente le meno interessanti.
E ovviamente quelle di maggior successo [SM=x74970] [SM=x74970] [SM=x74970] [SM=x74970]

[Modificato da Takfir 05/11/2003 16.19]

Cavalier Ramingo
00mercoledì 5 novembre 2003 16:30
Re:

Scritto da: Juan Galvez 05/11/2003 15.20
Bè, il Best of... e il The complete... rispondono a due diverse filosofie: offrire l'uno una sintesi dell'opera di un autore attraverso le sue migliori (secondo il giudizio del curatore) cose, l'altro l'opera intera, luci ed ombre, evoluzione e passi falsi. Non c'è un meglio e un peggio, solo un differente angolo visuale IMO.

V.




Sì,sì,giustissimo...sono d'accordo con te
Ripeto...il mio è un discorso puramente pragmatico...dovendo centellinare i miei momenti liberi mi piacerebbe poter scegliere solo ciò che so avere una certa qualità...ma sono contemporaneamente convinto dell'idea che mi rimarrebbe una sensazione di incompiutezza nella mia conoscenza...

Per andare nello specifico del topic...
Io ho -purtroppo- letto pochissimo di Ballard, e troppo tempo fa...quindi faccio un semplice discorso esemplificativo...
Perfetto il discorso di "luci ed ombre"... potrebbe essere però che il primo periodo preso in considerazione (se ho letto bene '56-'62) abbia più ombre che luci...e ciò potrebbe spingere il lettore a non proseguire la lettura con l'acquisto del volume successivo...non trovi ??
Cavalier Ramingo
00mercoledì 5 novembre 2003 16:47
Re:

Scritto da: Takfir 05/11/2003 16.17
Dei racconti di Ballard di Best Off e di antologie varie ed eventuali ne esistono fin troppe.
In cui magari ci sono gli stessi racconti con titoli diversi oppure a roba già pubblicata decine di volte viene aggiunta una storia inedita o introvabile.
Chi non ha mai letto Ballard un best off lo trova.
Per tutti gli altri questa edizione completa è un pò una manna dal cielo.
Anche se di certo non butterò i vecchi Urania [SM=x74933] [SM=x74933] [SM=x74933] [SM=x74933]
E dirò di più.
Una bella edizione cronologica dei romanzi sarebbe altrettanto meritoria.
In libreria si trovano per lo più le cose fatte dopo L'Impero del Sole che sono decisamente le meno interessanti.
E ovviamente quelle di maggior successo [SM=x74970] [SM=x74970] [SM=x74970] [SM=x74970]

[Modificato da Takfir 05/11/2003 16.19]




Bè...è chiaro poi che le politiche editoriali furbe e disoneste di raccolte cloni-quasi-perfetti l'una dell'altra,ma con quel quasi che in genere è un inedito o un introvabile...sono una realtà tristemente nota e da condannare pienamente...

Come altrettanto reale è il fatto che con L'Impero del Sole sia arrivata la fama e il successo commerciale,a cui come per molti altri scrittori(ma il discorso potrebbe estendersi a qualsiasi campo artistico) è seguito un certo appannamento di idee..o forse un appagamento che è stato di ostacolo a nuovi stimoli...
Morello
00mercoledì 5 novembre 2003 16:53
ma che è quello di crash????


repellents!!

Takfir
00mercoledì 5 novembre 2003 19:53
Re:

Scritto da: Morello 05/11/2003 16.53
ma che è quello di crash????


repellents!!




Guarda Morè che Ballard è questo…

Credo nel potere che ha l’immaginazione di plasmare il mondo, di liberare la verità dentro di noi, di cacciare la notte, di trascendere la morte, di incantare le autostrade, di propiziarci gli uccelli, di assicurarsi la fiducia dei folli.
Credo nelle mie ossessioni, nella bellezza degli scontri d’auto, nella pace delle foreste sommerse, negli orgasmi delle spiagge deserte, nell’eleganza dei cimiteri di automobili, nel mistero dei parcheggi multipiano, nella poesia degli hotel abbandonati.
Credo nelle rampe in disuso di Wake Island, che puntano verso il Pacifico della nostra immaginazione.
Credo nel fascino misterioso di Margaret Thatcher, nella curva delle sue narici e nella lucentezza del suo labbro inferiore; nella malinconia dei coscritti argentini feriti; nei sorrisi tormentati del personale delle stazioni di rifornimento; nel mio sogno che Margaret Thatcher sia accarezzata da un giovane soldato argentino in un motel dimenticato, sorvegliato da un benzinaio tubercolotico.
Credo nella bellezza di tutte le donne, nella perfidia della loro immaginazione che mi sfiora il cuore; nell’unione dei loro corpi disillusi con le illusorie sbarre cromate dei banconi dei supermarket; nella loro calda tolleranza per le mie perversioni.
Credo nella morte del domani, nell’esaurirsi del tempo, nella nostra ricerca di un tempo nuovo, nei sorrisi di cameriere di autostrada e negli occhi stanchi dei controllori di volo in aeroporti fuori stagione.
Credo negli organi genitali degli uomini e delle donne importanti, nelle posture di Ronald Reagan, di Margaret Thatcher e della principessa Diana, negli odori dolciastri emessi dalle loro labbra mentre fissano le telecamere di tutto il mondo.
Credo nella pazzia, nella verità dell’inesplicabile, nel buon senso delle pietre, nella follia dei fiori, nel morbo conservato per la razza umana dagli astronauti di Apollo.
Credo nel nulla.
Credo in Max Ernst, Delvaux, Dalì, Tiziano, Goya, Leonardo, Vermeer, De Chirico, Magritte, Redon, Dürer, Tanguy, Facteur Cheval, torri di Watts, Böcklin, Francis Bacon, e in tutti gli artisti invisibili rinchiusi nei manicomi del pianeta.
Credo nell’impossibilità dell’esistenza, nell’umorismo delle montagne, nell’assurdità dell’elettromagnetismo, nella farsa della geometria, nella crudeltà dell’aritmetica, negli intenti omicidi della logica.
Credo nelle donne adolescenti, nel potere di corruzione della postura delle loro gambe, nella purezza dei loro corpi scompigliati, nelle tracce delle loro pudenda lasciate nei bagni di motel malandati.
Credo nei voli, nell’eleganza dell’ala e nella bellezza di ogni cosa che abbia mai volato, nella pietra lanciata da un bambino che porta via con sé la saggezza di statisti e ostetriche.
Credo nella gentilezza del bisturi, nella geometria senza limiti dello schermo cinematografico, nell’universo nascosto nei supermarket, nella solitudine del sole, nella loquacità dei pianeti, nella nostra ripetitività, nell’inesistenza dell’universo e nella noia dell’atomo.
Credo nella luce emessa dai televisori nelle vetrine dei grandi magazzini, nell’intuito messianico delle griglie del radiatore delle automobili esposte, nell’eleganza delle macchie d’olio sulle gondole dei 747 parcheggiati sulle piste catramate dell’aeroporto.
Credo nella non esistenza del passato, nella morte del futuro, e nelle infinite possibilità del presente.
Credo nello sconvolgimento dei sensi: in Rimbaud, William Burroughs, Huysmans, Genet, Celine, Swift, Defoe, Carroll, Coleridge, Kafka.
Credo nei progettisti delle piramidi, dell’Empire State Building, del Fürerbunker di Berlino, delle rampe di lancio di Wake Island.
Credo negli odori corporei della principessa Diana.
Credo nei prossimi cinque minuti.
Credo nella storia dei miei piedi.
Credo nell’emicrania, nella noia dei pomeriggi, nella paura dei calendari, nella perfidia degli orologi.
Credo nell’ansia, nella psicosi, nella disperazione.
Credo nelle perversioni, nelle infatuazioni per alberi, principesse, primi ministri, stazioni di rifornimento in disuso (più belle del Taj Mahal), nuvole e uccelli.
Credo nella morte delle emozioni e nel trionfo dell’immaginazione.
Credo in Tokyo, Benidorm, La Grande Motte, Wake Island, Eniwetok, Dealey Plaza.
Credo nell’alcolismo, nelle malattie veneree, nella febbre e nell’esaurimento.
Credo nel dolore.
Credo nella disperazione.
Credo in tutti i bambini.
Credo nelle mappe, nei diagrammi, nei codici, negli scacchi, nei puzzle, negli orari aerei, nelle segnalazioni d’aeroporto.
Credo a tutti i pretesti.
Credo a tutte le ragioni.
Credo a tutte le allucinazioni.
Credo a tutta la rabbia.
Credo a tutte le mitologie, ricordi, bugie, fantasie, evasioni.
Credo nel mistero e nella malinconia di una mano, nella gentilezza degli alberi, nella saggezza della luce.


Tu lo hai beccato all’apice della sua analisi chirurgica dell’uomo e della sua proiezione sociale nella civiltà occidentale.
Ma dentro ai suoi racconti ci sono mondi assolutamente infiniti.
Senza scomodarsi a uscire dall’atmosfera terrestre.
Juan Galvez
00mercoledì 5 novembre 2003 22:36
Re:

Scritto da: Takfir 05/11/2003 16.17
Dei racconti di Ballard di Best Off e di antologie varie ed eventuali ne esistono fin troppe.



Parlavo in generale, non di Ballard, di cui in effetti l'edizione completa dei racconti mi pare operazione quanto mai benvenuta, come a suo tempo la monumentale raccolta della narrativa breve di Dick.

V.
Juan Galvez
00mercoledì 5 novembre 2003 22:39
Re: Re:

Scritto da: Cavalier Ramingo 05/11/2003 16.30

(...)

Per andare nello specifico del topic...
Io ho -purtroppo- letto pochissimo di Ballard, e troppo tempo fa...quindi faccio un semplice discorso esemplificativo...
Perfetto il discorso di "luci ed ombre"... potrebbe essere però che il primo periodo preso in considerazione (se ho letto bene '56-'62) abbia più ombre che luci...e ciò potrebbe spingere il lettore a non proseguire la lettura con l'acquisto del volume successivo...non trovi ??



Il primo Ballard dovrebbe essere abbastanza accessibile da stimolare la prosecuzione, credo.

V.
Juan Galvez
00mercoledì 5 novembre 2003 22:41
Re: Re:

Scritto da: Cavalier Ramingo 05/11/2003 16.47
(...)
Come altrettanto reale è il fatto che con L'Impero del Sole sia arrivata la fama e il successo commerciale,a cui come per molti altri scrittori(ma il discorso potrebbe estendersi a qualsiasi campo artistico) è seguito un certo appannamento di idee..o forse un appagamento che è stato di ostacolo a nuovi stimoli...



Di posteriore all'Impero ho letto solo Cocaine nights, e devo dire che mi è piaciuto ;)

V.
Cavalier Ramingo
00giovedì 6 novembre 2003 10:17
Re: Re: Re:

Scritto da: Juan Galvez 05/11/2003 22.39


Il primo Ballard dovrebbe essere abbastanza accessibile da stimolare la prosecuzione, credo.

V.



Perfetto! [SM=x74929]
Ottimo a sapersi allora...
Ripeto,il mio era un discorso generico...anche quello riguardante l'appagamento post-successo...cosa riscontrata in diversi autori,o musicisti, o registi..


Grasssssssssie per le precisazioni ! ;)
Juan Galvez
00giovedì 6 novembre 2003 10:56

Scritto da: Cavalier Ramingo 06/11/2003 10.17

Ripeto,il mio era un discorso generico...anche quello riguardante l'appagamento post-successo...cosa riscontrata in diversi autori,o musicisti, o registi..






Credo sia un fatto quasi naturale, magari anche legato all'avanzare dell'età. Ci si rilassa, ci si sente più appagati, la rabbia ribolle meno. Eccezioni a parte, ovvio. E con il distinguo che vi sono autori che nel cambiare sanno essere non meno validi.

V.
Takfir
00lunedì 10 novembre 2003 14:25
Ce l’ho [SM=x74968] [SM=x74935] [SM=x74946] [SM=x74967] :P [SM=x74933]
E quindi posso parlarne un po’ più diffusamente.
La cosa che mi ha colpito subito è l’immagine esteriore.
Tomo importante, bello ponderoso, con rilegatura rigida.
Carta della giusta grammatura e del giusto colore lievemente ecrù, che profuma di inchiostro buono.
Mentre le short stories di Ballard erano abituate a confezioni ben più dozzinali e dimesse, stile Urania, che odoravano al solito di sottoscala umidi o di soffitte polverose.
Poi la pagina dell’indice.
E la piacevole sensazione dei meccanismi del ricordo, che incominciano a decodificare i titoli e ad associare ad ognuno un contenuto.
Alcune storie ancora nitide e chiare a decenni di distanza, altre più appannate e indefinite nei filtri della memoria.
Ma di molti racconti più che la trama emerge la sensazione emotiva, lo stato d’animo suscitato all’epoca.
Che rimane intenso e intimo, come per tutte le letture amate.
E il particolare feeling con l’Autore si ricrea all'istante, come d’incanto.
Anche se un incanto singolare e ambiguo.
Ed è bello lasciarsi di nuovo trasportare verso il decadente scenario di Vermillion Sands, residuo simbolico di una località turistica insabbiata ai limiti di un qualche deserto, in un qualche futuro…
Dove Ballard inizia a dipingere corrispondenze inquietanti fra paesaggi esteriori surreali e paesaggi interiori disturbati.
Fra case psicotropiche, sculture sonore ed esemplari di varia umanità straniata.
E poi tornare ad immergersi nella tormentosa ma sensuale evoluzione dell’infantile sense of wonder, che muta verso un trasgressivo sense of disaster adolescenziale.
L’ultima pozzanghera e Prigione di sabbia hanno già i contorni claustrofobici e angosciosi del danno individuale come flusso speculare della catastrofe planetaria.
Di cataclismici mutamenti del clima terrestre come esplosioni psicotiche in menti alienate.
Ma nelle novelle di questo primo periodo anche quelle che diverranno in seguito ossessioni narrative ricorrenti e profonde, sono per il momento trattate quasi con leggerezza.
Ballard scrive ancora racconti, non resoconti dalla zona del disastro
E c’è spazio per la malinconia struggente de Il giardino del tempo.
O per piccole e inusitate sentinelle come Ora: Zero e L’uomo al 99° piano.
C’è la normalizzazione dell’assurdo de Le torri di osservazione e la finezza filosofica di Cronopoli.
E in generale una serie di storie quasi mai banali, scontate o datate.
L’impostazione cronologica della raccolta per chi, come me, di Ballard ha letto tutto ma in maniera assolutamente disordinata è uno strumento utilissimo per ricostruire l’evoluzione dell’Autore.
Per i neofiti invece potrebbe essere non del tutto producente, in quanto accosta scritti di ispirazione e contenuto diverso.
Spezzando un po’ l’atmosfera, che è una delle grandi doti di Ballard.
Caso limite i racconti ambientati a Vermillion Sands che, per puro criterio cronologico, appaiono in parte in questo primo volume e in parte nel prossimo.
Mentre fanno parte di un unico ciclo narrativo.
Difetti comunque assolutamente marginali per un’operazione secondo me davvero riuscita.
Juan Galvez
00lunedì 10 novembre 2003 14:59
Re:
Sei sempre una guida preziosa, Paolo.

Grazie.

Bon, oggi passo in libreria a vedere se da queste parti è arrivato ;)

V.
Cleofel
00lunedì 10 novembre 2003 15:04
Re: Re:

Scritto da: Juan Galvez 10/11/2003 14.59
Sei sempre una guida preziosa, Paolo.

Grazie.

Bon, oggi passo in libreria a vedere se da queste parti è arrivato ;)

V.


Anch'io, magari me lo porto in Brasile: l'ultimo volta il libro consigliato da Paolo mi ha accompagnata ottimamente! [SM=x74991]
Takfir
00lunedì 10 novembre 2003 16:46
Re: Re: Re:

Scritto da: Cleofel 10/11/2003 15.04

Anch'io, magari me lo porto in Brasile: l'ultimo volta il libro consigliato da Paolo mi ha accompagnata ottimamente! [SM=x74991]



Attenta, ragazza.
Ballard, anche nella sua versione meno problematica non è propriamente lettura da ombrellone [SM=x74935] [SM=x74935] [SM=x74935]
E i suoi racconti sono narrativamente ben costruiti, intellettualmente intriganti, spesso decisamente d'atmosfera.
Ma non brillano certo per le trame avventurose, il ritmo avvincente e ammenicoli simili :tng33: :tng33: :tng33:
Da consumarsi preferibilmente in scorci autunnali piuttosto che al sole del brasile.
A meno di isolarsi in un angolo remoto della foresta pluviale o sul tetto rovente di un grattacielo alla periferia di Brasilia [SM=x74956] [SM=x74956] [SM=x74956] [SM=x74956]
Cleofel
00lunedì 10 novembre 2003 17:54
Re:

Scritto da: Takfir 10/11/2003 16.46
Attenta, ragazza.
Ballard, anche nella sua versione meno problematica non è propriamente lettura da ombrellone [SM=x74935] [SM=x74935] [SM=x74935]
E i suoi racconti sono narrativamente ben costruiti, intellettualmente intriganti, spesso decisamente d'atmosfera.
Ma non brillano certo per le trame avventurose, il ritmo avvincente e ammenicoli simili :tng33: :tng33: :tng33:
Da consumarsi preferibilmente in scorci autunnali piuttosto che al sole del brasile.
A meno di isolarsi in un angolo remoto della foresta pluviale o sul tetto rovente di un grattacielo alla periferia di Brasilia [SM=x74956] [SM=x74956] [SM=x74956] [SM=x74956]


E in aereo?
Nessun ombrellone previsto, vedrò poco mare e dal bordo (scomodo, anche se romantico) di una barca a vela!
Per il resto, saranno sballottamenti per le strade sterrate dello stato di Bahia, ma qualche pagina la sera prima di dormire ci potrebbe stare!

Ah... a Brasilia non ci sono grattacieli!!! (ed è - malgrado possa sembrare strano - una città bellissima)
Takfir
00lunedì 10 novembre 2003 20:15
Re: Re:

Scritto da: Cleofel 10/11/2003 17.54

E in aereo?
Nessun ombrellone previsto, vedrò poco mare e dal bordo (scomodo, anche se romantico) di una barca a vela!
Per il resto, saranno sballottamenti per le strade sterrate dello stato di Bahia, ma qualche pagina la sera prima di dormire ci potrebbe stare!

Ah... a Brasilia non ci sono grattacieli!!! (ed è - malgrado possa sembrare strano - una città bellissima)



Ballard ha la passione degli aerei.
Però di quelli sognati o dimenticati o caduti.
Del volo all'incontrario.
Che parte dalla terra per ricaderci sopra.
E così sin da questo primo tomo potrai incominciare a familiarizzarti con astronauti morti in cielo e feticisti che attendono in terra la ricaduta dei veicoli spaziali.
Perché dopo essersi illusoriamente proiettato verso limiti esteriori che fossero più lontani delle foreste del Brasile, l'uomo occidentale moderno è tornato a rannichiarsi nel suo angusto limite interiore, ad oggi modulato sul normale palinsesto psicotelevisivo.
Leggere Ballard in un manufatto umano che vola ai limiti della stratosfera, in uno spazio angusto popolato di personalità solo apparentemente rassicuranti potrebbe essere dannoso alla normale percezione della realtà.
Però io lo farei [SM=x74946] [SM=x74946] [SM=x74946] [SM=x74946] [SM=x74946]
tanto esorcizza la sfiga [SM=x74935] [SM=x74935] [SM=x74935] [SM=x74935]
Cleofel
00giovedì 20 novembre 2003 11:17
Re: Re: Re:

Scritto da: Takfir 10/11/2003 20.15
Però io lo farei [SM=x74946] [SM=x74946] [SM=x74946] [SM=x74946] [SM=x74946]
tanto esorcizza la sfiga [SM=x74935] [SM=x74935] [SM=x74935] [SM=x74935]


E invece no, non sono riuscita a comprarlo in tempo... [SM=x74996]
In compenso - come l'anno scorso - mi ha fatto compagnia il tuo Gaiman! [SM=x74991]
Cleofel
00giovedì 20 novembre 2003 11:31
P.S.
Comunque è vero che esorcizza...
Qualche anno fa tornando a casa dalla Florida avevo deciso di fare un po' di esercizio e di leggermi un libro in inglese, cercando naturalmente qualcosa di molto leggero e appassionante.
Insomma, alla fine ho comprato un libro che parlava di un disastro aereo... non ti dico come mi guardavano male le hostess quando passavano vicino al mio posto, per non parlare dei miei amici che si sono toccati tutto il toccabile!! [SM=x74935] [SM=x74935]
Carlo Maria
00sabato 13 agosto 2011 21:59
Non si tratta di un racconto, bensì di un romanzo: ho letto il mio primo Ballard, Il condominio.
L'impatto iniziale è stato piuttosto problematico: mi sono assopito tipo 3 volte in 40 minuti, anche se trovavo interessante il contenuto. La narrazione mi ha attratto profondamente, ma mantenendomi distante: non sono riuscito ad immedesimarmi (e sarebbe stato difficile il contrario) con nessuno dei personaggi nè a calarmi empaticamente nell'allucinato scenario descritto. E' una vivida follia, quella delineata con straordinaria abilità dall'autore. Un viaggio infernale, una discesa da incubo in cui Ballard rinuncia agli orpelli per descrivere solo una concatenazione di avvenimenti reali e le contemporanee conseguenze psicologiche che sortiscono negli esseri umani che vi si trovano coinvolti. La completa alienazione, il degrado morale e fisico, il rifiuto delle più consolidate norme di comportamento e la disgregazione della società sono le principali tematiche trattate, a cui si affianca, preponderante, una critica verso un progresso tecnologico incalzante, verso la società occidentale, i suoi usi e costumi.
Davvero un impatto frontale con l'autore, ma una volta calato nel suo stile, ne sono rimasto coinvolto.
Carlo Maria

P.s.: la raccolta dei suoi racconti fu poi portata a termine?
Carlo Maria
00sabato 13 agosto 2011 22:00
E anche questo topic è poi da spostare, cari vice admin! [SM=x74946]
Sashimi
00domenica 14 agosto 2011 18:19
Carlo Maria, 13/08/2011 21:59:

Non si tratta di un racconto, bensì di un romanzo: ho letto il mio primo Ballard, Il condominio.



Letto un paio d'anni fa, e subito prima de L'isola di cemento, cui e' affine per stile e tematiche e respiro narrativo.

Sono in fondo variazioni di uno stesso tema: l'analisi della comunità chiusa, portata alle estreme conseguenze; il Condominio è l'antesignano anni '70 dei piu' recenti Cocaine nights e Super Cannes.

Quel che mi ha colpito in entrambi e' che ci sono passaggi veramente da "bleargh!" pur non essendovi, in realta', quasi nulla di splatter: ma Ballard sa generare immagini di vera e propria repulsione/repellenza.

L'isola presenta sicuramente personaggi molto piu' definiti, d'altronde ce ne sono soltanto tre in scena, mentre Condominio come rilevi e' piu' indefinito e non offre alcun appiglio per l'identificazione e l'empatia: un romanzo (ma in fondo e' un racconto lungo) che si potrebbe definire collettivo, anche se parla proprio della disintegrazione del concetto di collettivita'.

Se c'e' un difetto, in entrambi, e' che le premesse forzano davvero troppo la sospensione dell'incredulita': pur se il dipanarsi della vicenda e' estremamente realistico, le condizioni al contorno decisamente non lo sono, e questo mina un po' l'effetto d'insieme. La forza del narratore e' pero' tale che le due vicende si imprimono lo stesso nella memoria, rimanendo inquietanti anche a distanza di tempo.

Sash
Carlo Maria
00domenica 14 agosto 2011 23:32
Re:
Sashimi, 14/08/2011 18.19:


Condominio: un romanzo (ma in fondo e' un racconto lungo) che si potrebbe definire collettivo, anche se parla proprio della disintegrazione del concetto di collettivita'.
Sash



Neppure in questo senso a latere posso condividere l'aggettivo "collettivo" associato a questo romanzo, sai? Anzi: un aspetto che mi ha colpito particolarmente è l'assoluto disinteresse dell'autore a tirare le fila della sua narrazione. Nonostante ne caratterizzi almeno sommariamente una decina, l'autore segue con attenzione tre personaggi principali ed i rispettivi filoni: Wilder, l'arrampicatore sociale; Laing l'apatico borghese di ceto medio e Royal, l'architetto che occupa l'attico. Ebbene, le tre trame non si riuniranno come avviene in ogni romanzo perché Laing viene tenuto totalmente avulso dalle vicende degli altri due. Si marca la rivalità tra Wilder e Royal, si descrive l'attesa dello scontro tra i due, ma Laing ne resta tagliato fuori. Persino durante la scalata al potere di Wilder, Laing non si oppone, non lo appoggia... non appare neanche! Questo ad un primo acchito mi ha dato la percezione dell'inutilità di questo filone, per quanto determinante (apre e chiude il romanzo e per bocca di Royal apprendiamo che Laing "potrebbe esser definito l'inquilino per eccellenza del palazzo"), ma trova una sua ricollocazione magistrale nella rappresentazione del mondo chiuso in cui l'autore vuol mostrarci la disgregazione dei rapporti sociali: Laing vive la sua vita NONOSTANTE Wilder e Royal e si adatta molto meglio di tutti gli altri alla nuova realtà. Almeno, questa è una potenziale chiave di lettura, secondo me.

Juan Galvez
00domenica 18 settembre 2011 09:55
La raccolta dei racconti è stata completata, Carlin: tre volumi.

V.
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