Perché ?

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VERSOLIBERO
00martedì 24 gennaio 2006 18:49
Quando siamo tristi, ci sentiamo così infelici... che ci sembra di morire.

Ma perché quando siamo felici, allegri, non ci accorgiamo di vivere? Eppure stiamo vivendo! Perché non ce ne accorgiamo?


Rosanna
GocciaDiParadiso
00mercoledì 25 gennaio 2006 00:23


Quando si è tristi si sprofonda in un buco nero....di cui non vediamo l'uscita ed il buio stesso ci terrorizza... ecco èerchè ci sembra di morire.
Quando siamo felici volteggiamo su nuvolette rosa o azzurre, prendiamo x mano le stelle ..... e certo non scendiamo con i piedi x terra... si sta tanto bene lassù.... Quando si è felici si vuole gridarlo al mondo...
Veramente triste o felice mi accorgo sempre di vivere, seguo lo scandire dei giorni, delle stagioni, anche se con sensazioni d'animo diverse...



[SM=g28003] mag che cerca di essere sempre positiva


treA
00mercoledì 25 gennaio 2006 19:39
Io credo che tutto sia rapportato al mistero del tempo che ci stringe in una prigione invisibile ma estremamente condizionante.

Quando siamo tristi siamo concentrati esclusivamente su noi stessi e niente conta se non il nostro dolore: è una reazione dettata dall’istinto di conservazione sempre vigile e presente in noi. In questi momenti sentiamo gocciolare il tempo goccia dopo goccia con esasperante lentezza, tanto lento che pare si fermi, quasi; in queste circostanze la nostra attenzione è estremamente, dolorosamente vigile, e la sensazione di morire è forte perchè forte deve essere la reazione che ci permetta di “mantenere in vita” la Vita.

Quando siamo felici le cose cambiano radicalmente,
La gioia pervade ogni nostra cellula fin nei più profondi e misteriosi meandri dell’inconscio, sappiamo, sempre a livello inconscio profondo, al di là della ragione vigile, in quei momenti, di essere vivi, felicemente vivi e la felicità e il senso di rilassatezza che ne derivano ci permettono di volgere lo sguardo attorno a noi e posarlo su ogni cosa che ci attrae, su ogni particolare che arricchisca la nostra serenità, su ogni persona o cosa, e guardiamo tutto e tutti con “altri occhi”; il nostro sguardo è talmente benevolo e impegnato a spandere la nostra positività che non ci accorgiamo del tempo che passa... da qui la sensazione di “non vivere”: è come se inconsciamente sapessimo che possiamo anche permetterci di non controllare il tempo, perchè tanto il tempo in quel frangente è nostro alleato, è un amico che non ci aggredisce, non ci fa del male...

Siamo esseri imperfetti Rosanna, in viaggio verso la saggezza, quella saggezza che quando c’è accoglie tristezza e gioia come parti importanti, e arricchenti nello stesso identico modo, dell’anima e dell’esistenza.
[SM=g27985]



VERSOLIBERO
00giovedì 26 gennaio 2006 01:06
"Veramente triste o felice mi accorgo sempre di vivere, seguo lo scandire dei giorni, delle stagioni, anche se con sensazioni d'animo diverse..." (Mag)
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Forse con il passare degli anni che recano esperienza si riesce più facilmente a realizzare che le tante volte in cui sembrava di affondare, siamo pur sempre rimasti a galla, ma certo tutto ha un prezzo, e col procedere del tempo, la sensibilità si affina, riuscendo a "sentire" quanto siano preziose le occasioni di felicità, quasi ne raddoppiasse l'intensità, e ciò perché si ha meno tempo a disposizione, (beh parlo come se avessi 90 anni!)...

Ros





Modificato da VERSOLIBERO 26/01/2006 1.07
VERSOLIBERO
00giovedì 26 gennaio 2006 01:24
Re:
Scritto da: treA 25/01/2006 19.39
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> Io credo che tutto sia rapportato al mistero del
> tempo che ci stringe in una prigione invisibile
> ma estremamente condizionante.
>
> Quando siamo tristi siamo concentrati esclusivamente
> su noi stessi e niente conta se non il nostro dolore:
> è una reazione dettata dall’istinto di conservazione
> sempre vigile e presente in noi. In questi momenti
> sentiamo gocciolare il tempo goccia dopo goccia
> con esasperante lentezza, tanto lento che pare
> si fermi, quasi; in queste circostanze la nostra
> attenzione è estremamente, dolorosamente vigile,
> e la sensazione di morire è forte perchè forte
> deve essere la reazione che ci permetta di “mantenere
> in vita” la Vita.
>
> Quando siamo felici le cose cambiano radicalmente,
> La gioia pervade ogni nostra cellula fin nei più profondi
> e misteriosi meandri dell’inconscio, sappiamo,
> sempre a livello inconscio profondo, al di là della
> ragione vigile, in quei momenti, di essere vivi,
> felicemente vivi e la felicità e il senso di rilassatezza
> che ne derivano ci permettono di volgere lo sguardo
> attorno a noi e posarlo su ogni cosa che ci attrae,
> su ogni particolare che arricchisca la nostra serenità,
> su ogni persona o cosa, e guardiamo tutto e tutti
> con “altri occhi”; il nostro sguardo è talmente
> benevolo e impegnato a spandere la nostra positività
> che non ci accorgiamo del tempo che passa... da
> qui la sensazione di “non vivere”: è come se inconsciamente
> sapessimo che possiamo anche permetterci di non
> controllare il tempo, perchè tanto il tempo in
> quel frangente è nostro alleato, è un amico che
> non ci aggredisce, non ci fa del male...
>
> Siamo esseri imperfetti Rosanna, in viaggio verso la
> saggezza, quella saggezza che quando c’è accoglie
> tristezza e gioia come parti importanti, e arricchenti
> nello stesso identico modo, dell’anima e dell’esistenza.
> [SM=g27985]
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Quasi un trattato di psicologia!

io però credo che ci accorgiamo meno di vivere, quando siamo felici per qualsiasi motivo, perché in quel momento sembra sia scontato: è ciò che desideriamo, vogliamo, e lo abbiamo in quel momento che sembra eterno, e l'infelicità altrui poco ci sfiora, quasi la allontaniamo, come per una sorta di scaramanzia; non pensiamo in quel momento che si potrebbero rovesciare le parti, in meno di quanto crediamo.
Guai però se sono gli altri a prospettarsi verso di noi in questo modo: ci sembrano insensibili, egoisti, e piombiamo in un'oscurità più densa.
Credo sia importante non perdere la consapevolezza che, come dici tu, entrambe le cose, sia gioia che dolore, fanno parte dello stesso intimo divenire, e che per quanto ci chiediamo il perché delle cose, la risposta la possiamo solo intuire...

Rosanna
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